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Che schifo la bava

Racconto romanzato di un fatto realmente accaduto a Roma in un quartiere periferico. Il ritardo dell'ambulanza, la mancanza di un defibrillatore e l'indifferenza del sistema produttivo condannano a morte un signore sui sessant’anni.


Che schifo la bava

È da pochi giorni che sono uscito da quel maledetto ospedale: sono un po’ dimagrito, ma almeno posso tornare a litigare con la mia amata compagna; oggi poi è un grande giorno, mi sono deciso, ho preso appuntamento col direttore delle Poste per cointestare il mio conto con lei così da poterle lasciare tutto in caso di una disgrazia (corna facendo). Da ormai un anno la fila la si fa all’esterno, lungo il marciapiede, e mentre aspetto il mio turno mi faccio online una bella partita a scacchi delle mie: un alfiere nemico mi tiene in scacco il re e sposto una torre a difenderlo quando – oddio, mi sento una fitta al cuore, non mi reggo in piedi… mi accascio, non ho forze… vedo un angelo! Il portiere del mio condominio! Quello che rovino a scacchi una volta al mese…! Con il suo aiuto mi provo a rialzare, ma non ce la faccio; intanto lui chiama il fratello per portarmi in ospedale, lo sento urlargli di correre (io di nuovo in corsia non ci voglio stare, ma mi sa che stavolta mi tocca proprio…); niente, non riesco a rialzarmi, non riesco a respirare – intanto lui chiama l’ambulanza; ormai sono sdraiato sul cemento freddo, la vedo male, il mio soccorritore mi grida parole confuse… ma che grida a fare, non vede che gli sto accanto? Amico, già sto male di mio, che cazzo ti urli?!… Purtroppo non ho fiato, non riesco a dirglielo… va be’, sono anni che gli dico che urla troppo, una volta in più che sarà mai; mi inizia a fare il massaggio cardiaco, si avvicina con la bocca alla mia – no no no, oh, ma che fai?! Penso “ma che schifo!” e poi “anzi, che coraggio…” – quindi comincia a farmi la respirazione bocca a bocca: dopo questa, caro mio, altro che i 500 euro per gli scacchi, mi devi almeno 5.000 euro per aver sopportato il tuo alito! E poi c’è il Covid, a pazzo!, se non muoio di infarto ci rimango per il virus! Mannaggia a te!

Oh, finalmente arriva un altro! Ah, è il fratello che è sceso di corsa e a dare una mano al mio soccorritore; si dividono i compiti: uno mi pratica il massaggio cardiaco mentre l’altro continua imperterrito a baciarmi. Capisco confusamente che c’è un po’ di gente intorno che mi guarda, ma una buona maggioranza non si cura di me, continua a discutere per la fila, “chi è l’ultimo?”, “io ho un appuntamento”, “io faccio subito”… Ho creato un po’ di scompiglio stamattina, qualcuno per vedermi si è distratto ed è stato furtivamente superato dal numero successivo… Alle Poste tutto scorre nella normalità: neanche un mezzo morto blocca la fila… i dipendenti devono proprio lavorare male per continuare a prendersi insulti con un mezzo morto davanti gli uffici… Sono trascorsi ormai 15 eterni minuti di baci e ancora non c’è traccia di sirene all’orizzonte… Ah, finalmente le sento, arrivano a salvarmi…! – ma che…? Niente, sono i carabinieri… e mo che vogliono? Guardate che è tutto in regola, la mia compagna lo ha il permesso di soggiorno…! I carabinieri non sanno che fare, “fategli aria, aria!”, e io ho un freddo boia… Qualche minuto dopo arrivano un’infermiera e un medico, ma l’unico che continua metà a baciarmi e metà a urlarmi in faccia per darmi forza è sempre il mio soccorritore; sono sfinito, percepisco sempre meno il mio corpo, e da tempo non reagisco più al massaggio cardiaco… FINALMENTE! Le sirene dell’ambulanza! Dopo soltanto mezz’ora, con l’ospedale a due minuti da qui…! Ovviamente in quel momento passa un camion nella via e non riesce a passare… Speriamo che almeno quello prima di me lo hanno salvato! Va be’, finalmente scendono, il mio soccorritore si allontana e arrivano con il defibrillatore, me lo attaccano e – niente, il defibrillatore è scarico! Oggi me dice proprio male…; passano altri 5 minuti e arriva una seconda ambulanza: stavolta il defibrillatore funziona, peccato che è troppo tardi ormai… Sono morto già da qualche minuto… Fanno qualche altro tentativo, ma niente. Il mio soccorritore ringrazia il medico e l’infermiera al posto mio… non c’è più niente da fare. Mi coprono con un telo giallo, adesso sì che non vedo più niente… Arriva la mia compagna: una scena straziante… Dalle 15 alle 19 rimango steso nello stesso punto dove di solito pisciava il mio cane… nel frattempo, le Poste rimangono aperte come niente fosse, e nel giro di poco tempo sono passato dall’essere un Uomo a essere un intralcio. La sera il mio corpo viene portato via, e il mio ricordo già comincia il suo viaggio; ai miei conoscenti, affranti dalla mia prematura dipartita, resta in mente una domanda: questa mia fine Violenta – perché è Violenza non soltanto l’abuso e la prevaricazione attiva, ma anche la passiva noncuranza, la silenziosa indifferenza, ogni aiuto mancato e diritto negato – era evitabile? Non è forse Violenza, essere costretti a sopravvivere là dove l’Uomo potrebbe e dovrebbe avere il diritto a Vivere? Una sanità statale che non garantisce cure adeguate e interventi tempestivi, una società così competitiva da rendere i cittadini rivali persino per pagare una bolletta, un sistema sociale che genera sordità emozionale e menefreghismo del prossimo: e pensare che dicono mi abbia ucciso un infarto!

05/02/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Daniele Caputo
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