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Intervista a Maria Morante, testimone della storia del Pci, dal dopoguerra ad oggi

Una vita spesa per la causa del partito comunista italiano.


Intervista a Maria Morante, testimone della storia del Pci, dal dopoguerra ad oggi

Una vita spesa per la causa del partito comunista italiano. Irma Poggibonsi, la madre ebrea modenese, partecipò alla fondazione del partito nel 1921. Il mito della sorella Elsa Morante. La rinascita del comunismo, dopo il fascismo e ai tempi di Togliatti. I tempi di Berlinguer. La nascita di Rifondazione. I motivi delle attuali contraddizioni storiche e politiche del comunismo italiano e le problematiche della sinistra.

di Alba Vastano

Maria ha 93 anni e una testa lucidissima, che contiene l’esperienza di una vita vissuta intensamente, anche nel mondo della politica. È la sorella di un mito della letteratura italiana, Elsa Morante. E non è davvero ininfluente tale parentela nel percorso della sua intensa vita, sebbene lei desideri essere riconosciuta senza l’appellativo “sorella di..” : Maria è una compagna, fra le più convinte, fra le più preparate ad argomentare sulla storia del partito comunista italiano, dalla fondazione a cui collaborò la madre, Irma Poggibonsi, di origine ebraiche, nel 1921, alle contraddizioni che il comunismo vive oggi.

Mi riceve con un sorriso, com’è suo solito, nell’elegante abitazione romana, piena di ricordi di un passato importante e vissuto pienamente all’insegna degli ideali del comunismo  in cui crede ancora fermamente. Sigaretta onnipresente, cordialità massima, totale disponibilità al dialogo. Una vera lady che non reca, nei modi, segno alcuno del degrado del tempo, mantenendo costante una dignità disarmante. Una conversazione ininterrotta di oltre due ore, senza mai un segno di stanca, senza mai un attimo di ritrosia alle domande. Di una generosità unica nel colloquiare. E lo fa semplicemente, esponendo idee e opinioni chiare e fruibili all’ascolto, senza congettura alcuna, senza astrusi percorsi ideologici. Affascinante l’interloquire con lei e ritrovarsi nella sua storia, che è anche la nostra storia.

Maria, da ciò che evinci dai mass media, come vedi la situazione politica attuale internazionale e nazionale?

Male. Nel senso che non esiste più il comunismo. Siamo rimasti in pochi e, fra questi, in pochi hanno capito cosa stanno facendo. Dei superstiti tutti affermano di essere comunisti, ma non hanno capito cosa vuol dire esserlo. Per me l’unica strada per salvare il mondo era il comunismo. Dal momento che siamo “io e un altro” a crederci, il discorso diventa piuttosto pesante. Se mi guardo intorno di comunisti veri ne vedo molto pochi.

Puoi definire il significato e il valore dell’essere comunisti?

Non è facile rispondere a questa domanda con poche parole. Bisognerebbe ritornare a Marx, riprendere quelle che sono le teorie del marxismo. In primis, essere comunisti vuol dire difendere gli interessi dei lavoratori, a cui qualcuno ha aperto la mente perché non tutti  sanno cosa  stanno facendo. Non nel lavoro, intendo nella vita sociale.

Parli di formazione?

Certo, oggi non si fa formazione. Ed è un male.

E’ possibile oggi riattualizzare Gramsci, praticando le sue teorie o è ormai impresa politicamente vana?

Tutto è possibile, certo oggi è molto più difficile perché la società dei consumi ha trasformato la mentalità delle persone. La classe operaia c’è ancora, ma non dal punto di vista ideologico. Io credo che sia colpa del  partito comunista che non esiste più, un partito che è oggi è composto da persone che non hanno avuto la formazione necessaria per farne un vero partito, in Italia.

Un’excursus della storia del Pci italiano dal dopoguerra. Come si manifestava il comunismo nell’epoca socialista di Togliatti . La voce comunista era ininfluente come oggi?

Non c’era una voce forte voce comunista, così come accade oggi. Nel presente, non vedo una trasformazione della società tale che possa far diventare il comunismo il sogno delle generazioni. Allora, però, c’era veramente la convinzione che il comunismo si potesse attuare ed era il sogno di una massa  enorme di persone. Oggi non c’è più nemmeno il sogno. 

Come hai vissuto quel periodo, da comunista?

Prima di essere comunista ero iscritta al partito socialista italiano, poi sono passata al Pci.Durante la guerra il fascismo aveva bloccato ogni voce comunista. Nel mio caso la questione era ancora più pericolosa perché mia madre era ebrea. Mia sorella Elsa si era rifugiata a Fondi con suo marito, Alberto Moravia, e io mi occupai di portar via mia madre dalla città e nascondermi con lei. Abbiamo rischiato di essere catturate e il campo di sterminio. 

Come si viveva fra compagni, nel dopoguerra, la rinascita del partito comunista?

E’ stato un periodo bellissimo, perché i compagni erano persone che avevano scelto con convinzione ideologica di essere comunisti. Poi, pian piano, si sono sgretolate le vere motivazioni di appartenenza al partito. Gli entusiasmi del periodo di Togliatti si sono affievoliti, soprattutto quando il partito è stato invaso da infiltrati che credevano di fare carriera politica o altro tipo di carriere. Persone, di cui non ho fatto e non farò mai nome, che pensavano che l’appartenenza ad un partito fosse la strada per tornaconti personali. Questo a dieci anni dalla Liberazione.

Maria Morante, dirigente Cgil nel dopoguerra. La questione del lavoro, quali gli interventi a favore del lavoratore, in particolare della classe operaia?

Il problema c’è sempre stato, ma la questione era valutata  ancora più seriamente di quanto accade oggi.. All’epoca c’era una grande rivoluzione, si era trasformata la società italiana, in meglio. Eravamo animati da un grande ottimismo. Io personalmente, da dirigente sindacalista donna, non ho avuto molti problemi ad  affermarmi. Eravamo, noi comunisti, molto entusiasti nel sentirci finalmente liberi dal peso del fascismo e intenzionati a portare avanti le lotte sindacali nel miglior modo possibile. In quell’epoca c’è stato un risveglio notevole, determinato in buona parte dal partito comunista italiano. C’era sicuramente un altro clima rispetto a quello di oggi

Il periodo di Berlinguer è stata l’ultima tappa del comunismo italiano?

L’ultima no, spero bene che il Pci abbia altre possibilità. In quel periodo sembrava fossero possibili tutte le svolte. Adesso non è davvero un bel periodo per il comunismo.

Il Pci nell’era Berlinguer e il contestato compromesso storico.

Non darei tutte le responsabilità a Berlinguer. Poteva essere una svolta se la Dc avesse accettato di compiere dei cambiamenti, mentre si è sempre più inchiodata su posizioni vaticane. Quindi il discorso del compromesso diventava sempre più freddo nel modo di fare politica e totalmente negativo

Un partito può mantenere la sua identità coalizzandosi con altri soggetti politici?

Internazionalmente la cosa è più possibile, poiché un partito ha più possibilità di trovare altre correnti più tendenzialmente di sinistra.. Nazionalmente la vedo molto difficile.

Dopo Occhetto,ultimo segretario del Pci, la scissione e nel 1991 nasce Rifondazione. Per te Rifondazione è l’unica forza sopravvissuta del partito comunista?

Sì, Rifondazione è l’unico partito comunista, anche qui fino ad un certo punto. Anche in  Rifondazione ci sono anime diverse e se continuerà a dividersi in correnti  non esisterà più.

Agli albori di Rifondazione come si viveva la militanza?

Era l’inizio di una forza che cercava di allargarsi per raggiungere l’egemonia, ma non è stato così, visti i risultati di oggi. Si viveva soprattutto nei circoli. Con i compagni si facevano lunghi discorsi  su come agire sui territori. Non si riusciva a d essere molto operativi, ma sicuramente di più di oggi che è solo una forza intellettuale e si è perso il contatto  con la classe operaia. Un tempo c’erano le scuole di partito e c’era la formazione di quadri. Allora i compagni erano più impegnati nell’essere concretamente comunisti e non solo nell’affermarlo.

Perché, a tuo avviso, Rifondazione non è decollata come avrebbe voluto e dovuto, così come dimostra il calo di consensi  al partito e, non di meno, degli iscritti?

C’è stato un forte desiderio di privato. La gente si è ritirata nella sua vita familiare e sociale, ma sempre in senso privato e ha trascurato l’interesse per il bene comune e la collettività tutta. Le persone non hanno più desiderato di costruire qualcosa di nuovo. Forse lo sforzo di ricostruzione postbellico è stato troppo intenso. Fallito quello non c’è stata più la voglia di ricostruire di nuovo. Gli interessi delle nuove generazioni sono stati superati da interessi di natura privatistica. La crisi non è in Rifondazione, c’è una crisi profonda in tutta la politica. I partiti oggi non si battono per interessi collettivi, ma si muovono per interessi privati. Io non conosco nessuno, fra le ultime generazioni,che sia spinto da passione politica per il bene comune, per la collettività, tanto da poter far sperare che le cose cambino davvero. Ma c’è anche un altro aspetto che riguarda la comunicazione fra compagni. Alle ultime riunioni di circolo a cui ho partecipato, gli interventi dei compagni erano tutti teorici, mancava la vita umana, mancava la realtà della vita di tutti i giorni. Vent’anni fa ascoltavi i compagni e sentivi la passione, oggi senti la teoria e con la teoria da sola non si costruisce nulla .

Oggi il comunismo non è più un ideale forte perché c’è una crisi d’appartenenza, perché mancano i principi cardine o è più notevole la crisi di rappresentanza, perché non ci sono più i Berlinguer  di una volta. E i due aspetti sono strettamente collegati?

Entrambi le crisi contribuiscono al vuoto che c’è oggi nel partito. Il Pci di oggi non è più il comunismo secondo me. E quindi o nasce un fenomeno politico di alto livello in grado di ricostruire le cose che sono state distrutte nel tempo, oppure non si va da nessuna parte. Se oggi parli con dei giovani dell’ideologia comunista ti ridono in faccia. Ormai ha prevalso l’interesse privato del singolo compagnuccio della più infima sede del partito in Italia. Anche fra quelli che si iscrivono al partito spesso c’è una falsa appartenenza, perché non ci credono, come ci credevamo noi un tempo.

Maria, comunisti si nasce o lo si può anche diventare?

Non lo so, io sono nata comunista. Ho avuto una madre che ha fondato, insieme agli altri, il partito comunista italiano. Naturalmente la mia è stata un’educazione politica segreta, visti i tempi. Ho avuto la fortuna o la disgrazia di nascere comunista. Io il comunismo l’ho bevuto con il latte materno.

Un comunista, per il principio di laicismo, non riconosce la figura del Papa. Bergoglio, ora a Cuba con Fidel e poi con Obama, è  molto amato per la sua spontaneità. Per ciò che, a volte, proclama  sembra quasi un comunista, o meglio un cattocomunista. Tu da comunista doc, che ne pensi di questo Papa?

Mi piace, perché ha il coraggio di dire e portare avanti certe idee. Non lo riconosco come Papa, ma come figura umana sì. Ma non so se reggerà a lungo come figura umana, alla fine tornerà ad essere Papa e basta. Se resistesse come semplice persona sarebbe una specie di fenomeno al quale si potrebbe persino credere.

E, restando nel misticismo, per salvare la sinistra italiana e ottenere l’egemonia del partito comunista, occorrerebbe un miracolo?

Sì, un miracolo. L’hai detto tu! E mentre lo aspettiamo continuiamo almeno a crederci..nel comunismo.

 

25/09/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


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