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Ma è davvero "Un tempo che fu"?

“Anni ’70, un tempo che fu, un quartiere che c’è: L’AFRICANO” è una raccolta delle attività e delle sfide che le sezioni del PCI del quartiere “Africano” di Roma hanno sostenuto negli anni ’70. Uno dei temi centrali: l’antifascismo. Esiste una continuità tra le lotte di quel decennio e quelle di oggi, in forme diverse ma avendo ben chiaro sempre da che parte stare, dove schierarsi e rifiutando l’indifferenza.


Ma è davvero "Un tempo che fu"?

“Anni ’70, un tempo che fu, un quartiere che c’è: L’AFRICANO” è una raccolta delle attività e delle sfide che le sezioni del PCI del quartiere “Africano” di Roma hanno sostenuto negli anni ’70. Uno dei temi centrali: l’antifascismo. Esiste una continuità tra le lotte di quel decennio e quelle di oggi, in forme diverse ma avendo ben chiaro sempre da che parte stare, dove schierarsi e rifiutando l’indifferenza. 

Fulvio Parisi* 

In occasione del primo anniversario della morte di Sante Moretti, sarebbe stato semplice per la sua compagna, Neda Graziani, scrivere un testo agiografico. 

Anni ’70, un tempo che fu, un quartiere che c’è: L’AFRICANO” è invece una raccolta - puntuale e sistematica - delle attività, dei successi, delle sfide che le sezioni del PCI del quartiere Africano hanno sostenuto nel corso degli anni ’70. La figura di Sante Moretti c’è, è presente perché oggetto come tanti altri compagni di episodi di intolleranza e violenza da parte delle squadracce fasciste che agivano impunite. Introduco, dunque, uno dei temi centrali del volume: l’antifascismo. E’ puntuale, quasi puntigliosa la ricostruzione di tutti gli episodi di violenza di cui si resero protagonisti le diverse sigle neofasciste nel corso degli anni ’70 in quello come in tanti altri quartieri di Roma.

Dall’altra parte speculari erano le iniziative democratiche, dal basso, di semplici cittadini che percepivano il pericolo che il fascismo rappresentava in quegli anni per l’ancor giovane democrazia italiana e scendevano in piazza, si mobilitavano contando anche su una massiccia presenza giovanile. Un antifascismo non solo ideologico o di parata o appiattito sulla retorica istituzionale bensì in intima connessione con le lotte sociali nella consapevolezza che i fascisti di ieri come quelli di oggi “del terzo millennio” agiscono non solo con le stesse modalità e nella stessa impunità, ma oggi come ieri sono organicamente funzionali agli interessi delle classi dominanti. 

L’antifascismo non è certo l’unico tema presente nel volume di memorie curato da Neda. C’è un filone che mi ha particolarmente colpito, perché è materia di dibattito e mobilitazione proprio dei nostri giorni a Roma: la necessità della riappropriazione da parte della collettività degli spazi dismessi, la riqualificazione delle aree pubbliche, l’assegnazione delle splendide ville della zona (Villa Leopardi, Villa Chigi) al verde pubblico, la lotta contro la speculazione edilizia intimamente congiunta con l’occupazione delle case. Mi sono chiesto a questo punto: “ma siamo negli anni ’70 oppure stiamo parlando di Roma Capitale di oggi”? Esiste purtroppo una linea di continuità della razza padrona romana che da sempre, determina gli assetti sociali e i rapporti politici della capitale e dall’altra parte, come contraltare, è esistito ed è presente un bisogno popolare di alloggi salubri e di spazi comuni per allargare la socialità. 

Sono quindi convinto che esiste una linea di continuità tra le lotte di quel decennio e quelle di oggi in forme e modalità diverse ma avendo ben chiaro sempre da che parte stare, dove schierarsi e rifiutando l’indifferenza.

*Fulvio Parisi è membro del direttivo Associazione “Articolo 3” 

 

07/02/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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