Economia e Lavoro

La forza-lavoro precaria ha un’occupazione irregolare e, dunque, da una parte è una componente dell’esercito industriale attivo, dall’altra è una componente dell’esercito industriale di riserva, definita stagnante in quanto tendenzialmente destinata a rimanere identica a se stessa.

La Cgia di Mestre di nuovo all’attacco degli sprechi della Pubblica Amministrazione. Le cause principali però sono le politiche che quell’associazione auspica.

Il governo deve ancora decidere in materia di deroga al blocco dei licenziamenti, in scadenza al 31 Marzo. Nel frattempo i padroni da mesi considerano soluzioni alternative per ridurre il costo del personale e favorire il turnover. Questi strumenti sono possibili solo con la partecipazione attiva dei sindacati firmatari di contratto e delle Rsu.

La crisi occupazionale in Italia è acuita dalla precarietà e dalla presenza di tanti, troppi, contratti a tempo determinato e partite Iva. La sostenibilità finanziaria dei comuni e delle regioni e il contenimento della spesa del personale, mettono a rischio la loro tenuta. Situazione destinata a peggiorare, specie per le regioni più povere, con la l’autonomia finanziaria caldeggiata dai governatori emergenti di centro-destra e centro-sinistra.

I dogmi degli economisti asserviti al capitale sono diventati i principi assoluti con i quali piegare le nostre vite. Aumenta l’età pensionabile nonostante si riduca l’aspettativa di vita e vanno rafforzandosi pensioni e sanità integrative. La cancellazione della quota 100 e il ritorno alla Fornero conferma la natura predatoria del capitale.

Il discorso di Draghi al Senato tratteggia una politica incentrata sulla grande impresa e che vede assente l’intervento pubblico nell’economia. Questo in ogni campo, a partire dal lavoro, la sanità, il mezzogiorno.

Molti sostengono che gli esempi contemporanei di fascismo non siano paragonabili ai regimi dittatoriali del passato. Ma la normalizzazione del mito fascista, al pari della odierna mitizzazione del mercato e di interessi superiori capitalistici ai quali piegare la sovranità popolare, rappresenta la minaccia dalla quale guardarsi e difendersi.

Cronaca di una crisi annunciata. I veri motivi della contesa. I soldi in gioco sono tanti e vengono al pettine i nodi delle incertezze del governo Conte in tema di welfare e lavoro.

I media non espongono le ragioni reali della crisi di governo mentre i diversi interessi delle varie fazioni della borghesia sono celati dietro scontri fra leader. Sarebbe utile che i lavoratori li conoscessero per mettere in campo anche i propri interessi.

È nata anche in Italia la sezione del movimento sindacale internazionale dei lavoratori del settore tecnologico. “La Città Futura” intervista un portavoce.

Lo smart working è funzionale al risparmio sulla pelle dei lavoratori. E i risparmi, complici i sindacati confederali, vanno ad arricchire la sanità e la previdenza integrativa.

La legge di bilancio per l’anno corrente ingigantisce, moltiplicando il debito, il ruolo dello Stato erogatore e non attore. L’uscita dall’emergenza economica e sanitaria è delegata al capitale.

Lo smart working è una forma di lavoro a cottimo che agevola lo sfruttamento. Occorre impedire che anche dopo l’epidemia venga esteso indiscriminatamente e senza il controllo dei lavoratori organizzati.

È stato sufficiente che Renzi agitasse le acque della maggioranza minacciando una crisi di governo per convincere la cosiddetta sinistra del Pd e Leu a ritirare l’emendamento alla manovra di bilancio che prevedeva la patrimoniale sulle ricchezze sopra i 500mila euro.

Per innovare la Pubblica amministrazione servono tecnologie più efficienti, ma non bastano. Occorre un’imposta patrimoniale, un recupero delle funzioni pubbliche e nuove assunzioni di personale.

I guasti ambientali non sono prodotti dall’umanità in genere, ma dal modo di produzione capitalistico. Il 10% della popolazione produce il 50% delle emissioni di CO2, ma il 75% delle ricadute negative graverà sui popoli del sud. Segue una postfazione di Rodrigo Andrea Rivas.

Il dialogo fra Landini e Bonomi potrebbe rappresentare una svolta epocale nelle relazioni sociali e nel disegno del welfare. Occorre disinnescare l’attacco al contratto nazionale e istituire una patrimoniale per rifinanziare il sistema previdenziale.

Di fronte alla crisi e alla perdita di diritti occorre una piattaforma di lotta per unificare il mondo del lavoro. Di ciò si occuperà la prossima conferenza dei lavoratori comunisti.

La ferocia della crisi capitalista è acuita dalla pandemia. Serve un progetto politico e sindacale che sappia combattere le iniquità strutturali del capitalismo unificando i soggetti colpiti dalla crisi.

Negli ultimi decenni i salari, le pensioni e il potere contrattuale sono crollati. Il rinnovo dei contratti non può essere la contropartita dell’intensificazione dello sfruttamento. L’aumento dei salari deve accompagnarsi alla crescita degli organici e all’aumento delle spese per i settori pubblici.

A pochi giorni dalla conversione in legge del decreto di agosto, i contagi sono in aumento e gli ospedali riaprono le terapie intensive. Cosa succederà ai lavoratori?

La crisi economica si abbatte su una situazione già compromessa. Il sistema bancario va verso la centralizzazione e l’arrembaggio da parte dei capitali stranieri. Le sue specificità costituiscono un ulteriore elemento di debolezza. È sempre più necessario l’intervento pubblico.

 

Il prolungamento produttivo della giornata lavorativa, realizzato sia allungando sia diminuendo l’orario di lavoro, si attua mediante l’accorciamento del tempo che i lavoratori hanno da vivere, nell’usura incondizionata delle energie vitali pur di rendere liquida al massimo possibile la forza-lavoro.
Le regole europee e le misure anti-covid non consentono di esercitare un controllo pubblico dell’economia. Lo Stato dovrebbe riappropriarsi del sistema bancario per poter indirizzare le risorse finanziarie verso obiettivi economici e sociali pianificati.
Confindustria: serve un nuovo grande accordo con le parti sociali, serve una visione alta e lungimirante.
Le politiche liberiste europee, passivamente subite dall’Italia, hanno determinato lo scompaginamento del sistema bancario togliendo allo Stato la leva della politica monetaria e creditizia e ponendolo alle dipendenze della finanza.
Diritti o profitti? Il governo Conte fin qui è stato dalla parte dei profitti, ma per uscire dalla crisi e aprire una prospettiva socialista occorre un ruolo attivo degli investimenti pubblici e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
In Toscana, come in mille altri posti, Acque Spa e le amministrazioni comunali dell'ex Ato 2 non applicano gli esiti dei referendum del 2011 e invece di procedere con la ripubblicizzazione della gestione applicano continui aumenti tariffari.
Nelle società capitaliste non solo non c’è traccia della concreta eguaglianza economica e sociale, ma la stessa eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge è del tutto fittizia.
I fondi europei per la ripresa post Covid-19 sono destinati quasi esclusivamente a creare un ambiente favorevole all’aumento dei profitti. Ne fanno la spesa i contratti nazionali di lavoro, il lavoro stabile, la legalità e il carattere dell’istruzione pubblica.
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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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