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Esuberi in the SKY with diamonds

Anche i lavoratori di Sky TG24 costretti a scegliere tra il trasferimento o il licenziamento.


Esuberi in the SKY with diamonds

Sky, la più grande pay tv in Italia, quella che, nonostante la minaccia delle "lowcost" come Netflix, insiste con le pubblicità dove felici famigliole riunite sotto lo stesso tetto si godono i benefici e le favolose offerte di tutto quello che la gloriosa vacuità della società attuale riesce a mettere a disposizione: un ricco ed alienante palinsesto tv. Ma per trasformare in realtà le immagini fantasiose di benestanti famiglie spensierate riunite di fronte al magico piccolo schermo, l'azienda pretende qualcosa di ben più concreto dai propri dipendenti: dopo aver annunciato a inizio anno l'intenzione di procedere ad una "riorganizzazione", nel giro di pochissimo tempo ha deciso di ridurre drasticamente l'utilizzo della sede romana di Sky TG24, dove lavorano oltre cinquecento dipendenti tra giornalisti e tecnici, lasciando in vita solamente una piccola parte della redazione (circa il 30%) per seguire più da vicino la politica nella capitale.

Il prezioso piano "proposto" dall'azienda - che vive un periodo florido, il che rende ancora più indigeribile l'arroganza dei vertici dirigenziali - prevedeva lo spostamento dei dipendenti nella sede milanese di Sky a Rogoredo o, in alternativa, l'accettazione di una buona uscita, attraverso un contratto proposto unilateralmente a livello individuale tra azienda e lavoratori, in barba a qualsiasi normativa di tutela in merito ai casi di trasferimenti collettivi. Dalla sera alla mattina, i lavoratori si sono trovati a dover scegliere tra mantenere il proprio posto di lavoro, a 600 comodi chilometri di distanza dalla propria casa, oppure a restare nella propria città ma a spasso e senza più un salario. L'azienda si fa forte del fatto che la maggior parte di loro ha optato "volontariamente" per il trasferimento (circa 400 dipendenti), mentre un altro centinaio ha accettato la buona uscita.

Ma per i 124 lavoratori che hanno risposto un secco NO ad una indecenza simile - che letteralmente non è altro che una minaccia ed un ricatto ai danni delle persone che si sudano il proprio già misero salario per ingrassare i profitti sempre più avidi dei padroni dell'azienda - sono scattate le lettere di licenziamento. Di fronte alla reazione debole e incerta da parte dei sindacati confederali e all'accettazione del piano da parte del sindacato dei giornalisti, un gruppo di lavoratori ha deciso di costituire una rappresentanza sindacale aziendale con l’USB. Primo appuntamento di lotta: il presidio che il 31 maggio si è tenuto davanti al Ministero dello Sviluppo Economico, mentre si teneva il tavolo tra l'azienda, i sindacati e il governo. Nessun lavoratore ammesso, non solo nessuno del gruppo dell'USB, ma degli stessi confederali erano presenti solo i funzionari territoriali. E anche le più blande delle loro proposte – smart working e part-time – sono riusciti a fare breccia nel muro aziendale: Sky ha risolutamente respinto anche questo palliativo, gli esuberi non si discutono. Ma di fronte all'ennesimo caso di ricatto ai danni dei lavoratori, dopo Almaviva, Alitalia, GSE, Telecom, e molti molti molti altri casi, è ora di dire BASTA. Vogliono spacciarsi come gli innovatori, i creatori di opportunità in una crisi sempiterna, i magnanimi elargitori delle briciole con cui a noi tocca costruirci un futuro mentre loro erigono castelli sulle nostre spalle. Ma noi lotteremo, e non finisce qui.

03/06/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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