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Lavoratori di tutto il mondo: intervista a Beverly Silver – Parte III

Fabbrica, mercato e strade: il potere dei lavoratori.


Lavoratori di tutto il mondo: intervista a Beverly Silver – Parte III Credits: https://www.flickr.com/photos/samueleghilardi/

Segue dalla seconda parte

Dove la classe operaia statunitense? Dove vanno i lavoratori di tutto il mondo?

Per gentile concessione di Jacobin Magazine continuiamo la pubblicazione della traduzione dell'intervista a Beverly Silver, presidente del Dipartimento di Sociologia alla John Hopkins University. Silver è una delle più importanti figure della sociologia del lavoro e da sempre una militante per i lavoratori. Tra le sue opere Le Forze Del Lavoro e Caos E Governo Del Mondo firmato con Giovanni Arrighi, entrambi pubblicati da Bruno Mondadori.

[DOMANDA] Nel tuo lavoro hai ragionato molto sul potere dei lavoratori e della classe lavoratrice. Fai una distinzione tra diverse forme di potere dei lavoratori. Puoi dirci qualcosa in più?

[RISPOSTA] Si, una delle distinzioni principali è tra potere strutturale e potere di associazione. Il potere di associazione è la capacità di ottenere avanzamenti attraverso l'organizzazione sindacale e politica. Il potere strutturale è quello che deriva dalla posizione strategica dei lavoratori nel processo di produzione, un potere che può essere - e spesso è stato - esercitato in mancanza dell’organizzazione sindacale.

[DOMANDA] Perché sono utili queste distinzioni?

[RISPOSTA] Facciamo un esempio sul potere strutturale. Ci sono due tipi principali di potere strutturale: potere di contrattazione sul luogo di lavoro e potete di contrattazione sul mercato.

Di solito, per comprendere il potere dei laboratori in senso ampio, si guarda al potere di contrattazione sul mercato. Con disoccupazione alta, questo potere si riduce, e viceversa.

Il potere di contrattazione sul luogo di lavoro - l’abilità di interrompere processi di produzione interconnessi grazie a scioperi localizzati - riceve meno enfasi ma è forse ancora più importante per capire le odierne fonti di potere dei lavoratori.

Questo perché, se si guarda alle tendenze storiche di lungo termine, il potere dei lavoratori sul posto di lavoro è, innegabilmente, in crescita. Questo sorprende la gente, ma questo aumentato potere di contrattazione sul luogo di lavoro diventa palese con la produzione just-in-time nella manifattura. A differenza dei metodi tradizionali di produzione di massa, non ci sono buffer o surplus nel processo di produzione.

Quindi, con la diffusione della produzione just-in-time nell’industria dell’automobile, per esempio, un numero relativamente piccolo di lavoratori, fermando la produzione in nodi strategici - anche, per esempio, nella fornitura di tergicristalli - può fermare l’intera produzione. Ci sono molti esempi recenti di questo nell’industria dell’automobile in giro per il mondo.

Similmente, i lavoratori nella logistica - trasporti e comunicazione - hanno un significativo e crescente potere di contrattazione sul luogo di lavoro legato agli effetti economici a cascata delle interruzioni in questi settori. Inoltre, nonostante la tendenza quasi universale a pensare al processo di globalizzazione come indebolimento del lavoro, la potenziale scala geografica dell’impatto di questi scioperi si è ampliata con la globalizzazione.

[DOMANDA] E sul potere di associazione? Se i lavoratori non hanno sindacati o partito dei lavoratori, questo non mina il loro potere di contrattazione strutturale?

[RISPOSTA] Non necessariamente. Pensiamo alla Cina. I sindacati autonomi sono illegali, ma ci sono stati recentemente importanti miglioramenti sul salario minimo legale, sulla legislazione del lavoro, sulle condizioni di lavoro. Questi cambiamenti vengono da un movimento di base basato sul potere strutturale dei lavoratori, sia sul mercato sia, ancora più importante, sul luogo di lavoro.

Penso che dobbiamo essere anche onesti sulla posizione strutturale ambigua dei sindacati. Se sono troppo efficaci ed ottengono troppi risultati per la loro base, il capitale diventa estremamente ostile o non vuole avere a che fare con loro e quindi si muove verso una strategia più repressiva.

Il capitale può fare saltuariamente accordi coi sindacati, ma solo se i sindacati sono disposti a un ruolo di mediazione, limitare la militanza operaia e assicurare il controllo sul lavoro. Per poter avere questo ruolo, i sindacati devono dare qualcosa alla loro base, questo ci riporta al primo problema. Alla fin fine la domanda è: quali sono le situazioni in cui questa dinamica contraddittoria tra sindacati e capitalisti gioca a favore dei lavoratori?

Continua sul prossimo numero

26/08/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.flickr.com/photos/samueleghilardi/

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