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Il pasticciaccio brutto dei vaccini

Chi oggi nella Commissione Ue ha la responsabilità di negoziare i termini dei contratti segue una logica neoliberale che porta l’istituzione a interagire alla pari con le case farmaceutiche, quando invece il rapporto dovrebbe essere fondato sulla subordinazione nel nome dell’interesse pubblico.


Il pasticciaccio brutto dei vaccini

Il ministro della sanità tedesco, Jens Spahn (Cdu) – rispondendo a un’interrogazione parlamentare sull’insufficienza dello stock di vaccini distribuito ai centri per la vaccinazione della Germania – ha asserito che la carenza delle dosi dipende dall’ordine esecutivo firmato dall’ex presidente Donald Trump lo scorso 8 dicembre che “ha fatto in modo che gli impianti di produzione europei fossero incoraggiati a rendere inizialmente disponibile il vaccino per gli americani”. Da qui il deficit strutturale delle fiale destinate all’Ue, reso possibile dal contratto capestro sottoscritto con la casa farmaceutica statunitense Pfizer che prevede consegne trimestrali e non settimanali.

Da parte sua Philippe Lamberts, eurodeputato e co-presidente del gruppo parlamentare europeo Verdi/Ale, in una recente intervista ha asserito: “Le voci di corridoio ci dicono che le forniture allo stato di Israele sono garantite poiché il prezzo del vaccino è più alto. Se così fosse devo dedurre che la sola logica è quella di trarne il maggiore profitto. Ciò non potrebbe avvenire se i contratti fossero pubblici. La trasparenza è la sola clausola dell’interesse collettivo” [1]. Preoccupato per le logiche di profitto che si celano dietro i vaccini anti-Covid, l’eurodeputato ha radicalmente criticato la Commissione dell’Ue, per non avere operato “nell’interesse generale”, garantendo la “trasparenza sulla natura e sulle clausole dei contratti”, solo garanzia della salvaguardia “dell’interesse pubblico” [2].

Da parte sua il governo tedesco, in barba alla strategia comune definita in sede Ue, si è assicurato, con un accordo separato bilaterale, la fornitura da parte della Pfizer di oltre trenta milioni di dosi extra del vaccino.

Inoltre ha avviato trattative con l‘amministrazione Biden per modificare l’ordine di fornitura dei vaccini, le cui dosi sono state stornate dall’Europa in direzione degli Usa dalla Pfizer. Peraltro, per tutelarsi, Merkel ha aperto trattative per la fornitura del vaccino russo, mirando al contempo a rendere il paese autosufficiente dal punto di vista farmaceutico

Tanto più che, come denuncia ancora Philippe Lamberts, “chi oggi nella Commissione Ue ha la responsabilità di negoziare i termini dei contratti segue una logica neoliberale che porta l’istituzione a interagire alla pari con le case farmaceutiche, quando invece il rapporto dovrebbe essere fondato sulla subordinazione nel nome dell’interesse pubblico”. Dunque “C’è chiaramente la volontà di scaricare la responsabilità delle conseguenze dovute a eventuali effetti collaterali del vaccino sul pubblico”. L’impressione è che “le case farmaceutiche non vogliono far sapere al consumatore a quali condizioni ha acquistato il prodotto”. Dinanzi al contesto d’emergenza rivendicato dalle case farmaceutiche per giustificare le clausole di riservatezza inserite nei contratti, l’eurodeputato ricorda che in tale contesto “l’istituzione pubblica potrebbe giocare la carta della requisizione” [3].

Peraltro in questa fase di grave carenza delle dosi destinate all’Ue, Israele riceverà una spedizione settimanale di “500.000 dosi per un totale di dieci milioni entro la metà di marzo. Allo stesso tempo a febbraio otterrà più di mezzo milione di dosi del vaccino Moderna, con le prime 120.000 arrivate giovedì. Come il presidente della Pfizer Albert Burla sia stato persuaso a dare priorità alla fornitura a Israele milioni di dosi di vaccino, lo spiega in tutti i particolari il giornale economico Globes. Netanyahu non pagherà un prezzo più alto per le dosi come, si sussurra, sarebbe avvenuto per le forniture precedenti. Piuttosto Israele sarà una sorta di laboratorio per la Pfizer che nei prossimi mesi riceverà da Tel Aviv i risultati delle vaccinazioni, in questo modo potrà calibrare meglio le sue ricerche. Alla società farmaceutica saranno inviati dati sugli effetti collaterali, l’efficacia del vaccino, il tempo necessario per lo sviluppo degli anticorpi oltre ad età, sesso e patologie preesistenti nei vaccinati” [4].

Così se il presidente dello Stato ebraico afferma: “Entro la fine di marzo saremo il primo paese al mondo ad uscire dalla pandemia. Per quella data tutti gli israeliani che vorranno, sopra i 16 anni, saranno vaccinati” [5], tanto che Israele vanta il primo posto al mondo nella percentuale di vaccinati, nei territori palestinesi occupati non sono ancora arrivate le prime dosi dei vaccini. Come denuncia un funzionario dell’A.N.P. “i vaccini non ci sono: Israele non li dà ai palestinesi e le aziende farmaceutiche fissano per ogni dose un costo troppo elevato per le nostre finanze” [6]. Si tratta di una situazione inaccettabile per Amnesty International, che accusa Israele di praticare una discriminazione istituzionalizzatadal momento che in quanto potenza occupante avrebbe l’obbligo di distribuire in maniera egualitaria i vaccini anche ai palestinesi. Allo stesso modo, Human Rights Watch e altri centri per i diritti umani sottolineano che Israele, in quanto potenza occupante, deve fornire i vaccini ai palestinesi sotto occupazione militare. Il problema, come ricorda a ragione Michele Giorgio è che secondo gli Accordi di Oslo dovrebbe essere l’Anp ad avere “la responsabilità dell’assistenza sanitaria della popolazione civile palestinese sotto occupazione. Nata per costruire lo Stato di Palestina in cinque anni – tra il 1994 e il 1999 – l’Anp a distanza di un quarto di secolo non solo non ha potuto realizzare il suo obiettivo ma emerge sempre di più come una semplice gestore di servizi pubblici – peraltro di livello mediocre per mancanza di risorse che consente a Israele di continuare a occupare i Territori senza il peso di dover assistere oltre cinque milioni di civili palestinesi” [7].

Altrettanto intollerabili sono gli embarghi imposti dai paesi imperialisti, che fanno di tutto per impedire ai paesi antimperialisti di contrastare efficacemente la pandemia. Così nella guerra sporca che l’imperialismo occidentale sta portando avanti contro il popolo venezuelano, tra i crimini più indecenti occorre ricordare “il rifiuto dei governi di Inghilterra, Portogallo, Spagna e Usa di sbloccare i fondi del Venezuela custoditi nelle loro banche per consentire al governo l’acquisto dei vaccini anti-Covid” [8]. Il Gruppo di Puebla ha giustamente denunciato: “non garantire che il vaccino arrivi quanto prima a tutti i cittadini del mondo e in particolare ai venezuelani, considerando le circostanze che il paese attraversa, è più che inammissibile; è crudele e disumano”. Nonostante ciò il governo bolivariano è riuscito a tener testa alla pandemia limitando a 114 mila i contagi e a poco più di mille i morti, grazie a un efficace sistema di quarantena “accompagnato dal pagamento da parte dello Stato dei salari dei lavoratori del settore pubblico e delle piccole e medie imprese e da diversi bonus per i lavoratori informali” [9]. Da parte sua Maduro ha, a ragione, denunciato il tentativo di “imporre i vaccini occidentali, avviando campagne contro quelli di Russia, Cina e Cuba”. Proprio attraverso i vaccini russo e cubano il governo sta somministrando gratuitamente il vaccino a tutti, “a partire dal personale sanitario e dalle fasce più a rischio, compresi gli immigrati di qualunque paese” [10].

Il blocco commerciale imposto dall’imperialismo statunitense, che impedisce anche ad altri paesi di aver rapporti commerciali con l’Iran, sta causando una vera e propria strage in questo paese, fra i più colpiti dalla pandemia. Così, ad esempio, La Corea del sud “ha congelato sette miliardi di dollari iraniani a seguito delle sanzioni Usa”. Si tratta di “denaro di cui l’Iran ha urgente bisogno per lanciare la campagna nazionale di vaccinazioni contro il Covid-19” [11].

Più in generale, come ha recentemente denunciato il Direttore Generale dell’Oms: “Il mondo è sull’orlo di un catastrofico fallimento morale”, dal momento che le grandi potenze e le aziende farmaceutiche non hanno rispettato gli impegni presi a favore dell’accesso di tutti ai vaccini. In effetti, come denuncia Riccardo Petrella: “già prima della progettazione dei vaccini, i 15 paesi più ricchi del mondo (circa il 14% della popolazione mondiale) avevano acquistato da aziende private, ben posizionate nella corsa ai brevetti, il 60% delle dosi stimate disponibili nel 2021 per fornire vaccini alle proprie popolazioni, lasciando il 40% delle dosi per il restante 86% della popolazione mondiale. Si prevede che solo il 30% della popolazione mondiale sarà vaccinata entro il 2021. Indovinate quale? 39 milioni di dosi dei primi due vaccini brevettati (Usa) sono stati distribuiti in 49 paesi ricchi, mentre nel paese più povero del mondo le dosi sono state 25!” [11]. 

Dunque, per circa i due terzi degli abitanti della Terra, per ora di vaccini non si parla affatto, perché la produzione del 2021 è stata accaparrata dai Paesi ricchi. Come ha denunciato la Global Alliance for Vaccine and Immunization “I paesi più poveri rischiano di rimanere senza vaccini fino al 2024”. Tanto più che, poiché “né il mercato né la beneficenza appaiono in grado di garantire vaccini a sufficienza, l’ultima strategia a disposizione è aggirare i brevetti. Visto l’insuccesso delle iniziative volontaristiche, alla fine di ottobre i governi di Sudafrica e India si sono rivolti all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), a cui hanno proposto di sospendere brevetti, segreti industriali e copyright su farmaci e vaccini contro il Covid-19. La proposta ha guadagnato oltre la metà dei consensi degli stati membri. Ma non basta” [12] per la strenua opposizione di Usa e Ue.

Si tratta, per dirla ancora con Petrella, “di una politica deliberata” volta a “negare alla maggioranza della popolazione mondiale un diritto universale”. Per non parlare del “disprezzo” appena nascosto dell’ideologia dominante occidentale nei riguardi dei vaccini cinesi, russi e cubani

Sarebbe necessario mettere in campo un grande movimento come quello che costrinse potenze imperialistiche e grandi case farmaceutiche a consentire ai paesi poveri di poter produrre le medicine necessarie alla cura dell’Aids. A questo scopo bisognerebbe creare un movimento in grado di sospendere i brevetti sui vaccini necessari a contrastare la pandemia. Tanto più che le grandi aziende farmaceutiche hanno tratto gran parte delle risorse necessarie alla produzione dei vaccini da finanziamenti pubblici.

Infine, occorre ricordare che i paesi imperialisti tendono a far pagare i costi della pandemia ai più poveri. Emblematico il caso della Germania in cui verranno tagliati oltre 25 miliardi destinati alla disoccupazione, come si evince dall’analisi del network giornalistico “Redaktionsnetzwerk Deutschland”. Più in generale, nonostante i più ricchi abbiano approfittato della crisi per arricchirsi ulteriormente, hanno continuato a scaricare il prezzo della pandemia sugli indigenti e la classe media. Senza contare che, come ha osservato a ragione un dirigente della Linke: “Se non inseguiamo adesso chi ha tratto profitto dalla crisi, le categorie meno abbienti domani verranno martoriate da tasse e tagli”. 

Del resto, dall’ultimo “studio della società di consulenza Pwc e della banca svizzera Ubc, autorevoli fonti del capitalismo globale permanente” veniamo a sapere che con le terapie intensive al collasso e le famiglie ridotte sul lastrico dai lockdown, “i miliardari della terra sono riusciti ad accumulare 8,7 trilioni di euro nel solo periodo aprile-luglio. Molto più del record del 2017, quando il cosiddetto libero mercato, in teoria, era aperto a tutto e tutti. In particolare dettaglia la «Deusche Welle» i miliardari coinvolti nel mega-business dell’assistenza sanitaria sono riusciti a gonfiare la loro ricchezza del 50,3%, ovvero a mettere in cassaforte ulteriori 658,6 miliardi di dollari. Insomma, la pandemia si conferma come l’affare del secolo per i grandi capitalisti. Sovvenzionati da fiumi di denaro pubblico, pompati dal floridissimo mercato azionario e ultra-protetti dall’ideologia liberal” [14].

 

Note:

[1] Gabriele Annicchiarico, Case farmaceutiche e Ue: “La segretezza dei contratti è un insulto alla democrazia” in «Il manifesto» del 21.01.2021.

[2] Sebastiano Canetta, “Usa favoriti dalla Pfizer”, Berlino vuole trattare con Biden, in «Il manifesto» del 22.01.2021.

[3] Gabriele Annicchiarico, Case farmaceutiche e Ue…, cit.

[4] Michele Giorgio, Netanyahu fa di Israele il laboratorio della Pfizer. Amnesty: palestinesi discriminati, in «Il manifesto» del 10.01.2021.

[5] Ibidem.

[6] Michele Giorgio, Solo promesse per i palestinesi, i vaccini non arrivano, in «Il manifesto» del 20.01.2021.

[7] Ibidem.

[8] Claudia Fanti, Il Venezuela denuncia il “criminale uso geopolitico del vaccino”, in «Il manifesto» del 05.01.2021.

[9] Ibidem.

[10] Ibidem.

[11] Red. Esteri, L’Iran sequestra una petroliera sudcoreana: “Inquina”. Ma il motivo è un altro, in «Il manifesto» del 05.01.2021.

[12] Riccardo Petrella Agorà degli Abitanti della Terra, Vaccini, la salute per tutti sotto il dominio del mercato, in «Il manifesto» del 21.01.2021.

[13] Andrea Capocci, Vaccini, due terzi del mondo non ne ha accesso. I “No-profit” si mobilitano, in «Il manifesto» del 03.01.2021.

[14] Sebastiano Canetta, Chi paga la crisi in Germania? Tagli per 27 miliardi ai disoccupati, in «Il manifesto» del 03.01.2021.

29/01/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo
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