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Syriza: cresce la voglia di rottura coi creditori della Grecia

Syriza si trova oggi a un bivio importante e complicato. La trattativa con le istituzioni del capitale finanziario è in stallo, perchè la BCE, la Merkel e Hollande tengono sotto ricatto il governo greco in vista della scadenza del 5 giugno prossimo quando Atene dovrà rimborsare una tranche del suo debito al FMI.


Syriza: cresce la voglia di rottura coi creditori della Grecia

Syriza si trova oggi a un bivio cruciale. Le trattative sono in stallo. BCE, Merkel e Hollande tengono sotto ricatto il governo greco in vista della scadenza del 5 giugno quando Atene dovrà rimborsare parte del debito al FMI. I fondi arriveranno solo in cambio delle controriforme su pensioni e lavoro e, quindi, solo con la cancellazione del programma di Tsipras. Nella maggioranza di Syriza crescono i dissensi e un’ala radicale lancia un appello pubblico alla rottura coi creditori e con l’euro. 

di Andrea Fioretti 

Syriza si trova oggi a un bivio importante e complicato. La trattativa con le istituzioni del capitale finanziario è in stallo, perchè la BCE, la Merkel e Hollande tengono sotto ricatto il governo greco in vista della scadenza del 5 giugno prossimo quando Atene dovrà rimborsare una tranche del suo debito al FMI. Di contro Syriza risponde che a queste condizioni non sarà in grado di fare fronte al pagamento

Il governo Tsipras è stato inchiodato nei colloqui coi suoi creditori internazionali per quattro mesi nel tentativo di sbloccare una parte dei 7,2 miliardi di euro dei fondi di “salvataggio” non ancora ricevuti. Ma nella trattativa finora non ha ottenuto nulla, perchè la Troika non recede di un millimetro sul fatto che in cambio dei soldi pretende controriforme economiche e il rispetto delle misure di austerità prese dai precedenti governi di Pasok e ND (e da quello “tecnico” di Papademos). In questo braccio di ferro, dal cui esito dipendono le sorti non solo del popolo greco, si scontrano due “linee rosse” che i contendenti non possono permettersi di cancellare senza conseguenze. Tsipras ha vinto le elezioni con l’impegno elettorale di non rimborsare parte del debito e di usare le risorse risparmiate per sostenere salari, pensioni e lavoro. La commissione europea e la BCE pretendono invece che il programma elettorale sovrano della Grecia venga cancellato e si attuino le controriforme previste, in particolare, in materia di pensioni e mercato del lavoro. 

Sullo sfondamento di queste linee si giocano gli equilibri e i rapporti di forza tra le classi in Grecia e in parte nei paesi della UE. Syriza, consapevole della difficoltà della sfida, per bocca di Tasos Koronakis segretario del Comitato Centrale, fa appello a una mobilitazione internazionale a sostegno della sua trattativa dichiarando che finora la Grecia ha onorato i debiti con gli istituti del capitale utilizzando le proprie risorse e “ha tirato le redini della spesa e il gettito fiscale riscosso supera le aspettative, raggiungendo un avanzo primario di bilancio di 2,16 miliardi di euro (gennaio-aprile 2015)”. Quindi, pur non rompendo definitivamente con le politiche di austerità imposte ai governi precedenti, in questa lettera aperta si ribadisce che “la sovranità popolare e il mandato democratico devono essere rispettati. La pazienza del popolo greco e la sua buona volontà non devono essere scambiate per volontà di cedere ad un ricatto senza precedenti.” Questo mandato democratico a cui fa riferimento Syriza non è una rottura, ma “una richiesta di rispetto soprattutto dei valori europei” tant’è che questo “sostegno è di estrema importanza, non solo per il popolo greco, ma per il destino dell’idea europea”. 

Ma proprio guardando l’andamento di questa trattativa tra Troika e governo greco, da più parti si comincia fare strada la convinzione che queste “idee” e “valori” europei siano in realtà solo la veste ideologica del dominio degli interessi del capitale sopra quelli dei lavoratori e della maggioranza della popolazione dei paesi della UE (e non solo). Dentro gli angusti spazi dei trattati e dei vincoli euromonetaristi (che servono principalmente a schiacciare i salari e favorire un’economia basta sulle esportazioni tedesche) pare chiaro, ormai, che il rischio è solo di scegliersi quanto stretto sarà il cappio attorno al collo delle classi subalterne. E se così fosse probabilmente ogni tipo di trattativa può portare al massimo a un nuovo “memorandum” con la Troika magari più “morbido”, ma comunque interno alle linee dell’austerity. 

Questa convinzione sulla irriformabilità delle istituzioni europee o, comunque, sulla necessità di rompere unilateralmente con i suoi ricatti, si sta facendo strada proprio all’interno di Syriza. E non solo in quella minoranza consistente che nel comitato centrale del febbraio scorso espresse quasi un 40% di dissensi all’accordo con l’eurogruppo. Questa convinzione si sta facendo strada anche in parte del gruppo dirigente più vicino a Tsipras stesso. Innanzitutto da parte dell’ex responsabile del programma economico di Syriza, Yannis Milios, ma anche di tre membri dell’Ufficio Politico del partito che insieme ad alcuni membri del Comitato Centrale sono usciti ufficialmente allo scoperto questa settimana. 

Questa ala radicale della maggioranza di Syriza, infatti, su un sito della sinistra greca, ha richiesto pubblicamente una “rottura” con i creditori sfidando la linea di Alexis Tsipras nel momento in cui questi sta apertamente trattando un nuovo accordo di salvataggio con le istituzioni europee. “Dobbiamo scegliere tra firmare quello che è evidentemente un nuovo accordo di austerità oppure rompere con i creditori. Syriza non può divenire un Partito dell’austerità e questo governo non può dare seguito al memorandum [accordo di salvataggio]”. Non solo. In questa loro presa di posizione i “ribelli” sostengono anche la necessità di una uscita greca dall’euro. “L’unica scelta che abbiamo di fronte è una rottura con i creditori - sospendendo i rimborsi del prestito, [imponendo] misure per restringere il libero movimento dei capitali, mettendo le banche sotto il controllo dello stato, tassando il capitale e le ricchezze per finanziare delle misure che sostengano la gente comune ed anche una rottura con l’euro”. 

Questa parte del gruppo dirigente di Syriza è da molte settimane che cerca di opporsi ad un accordo con l’UE ed il FMI e punta ad un’intensificazione della campagna anti-austerità all’interno di Syriza che, se portata fino in fondo, potrebbe arrivare fino ad un voto distinto nel Parlamento. Non appena i “ribelli” hanno rilasciato la loro dichiarazione, immediatamente, un giornale greco, To Vima, ha pubblicato sul proprio sito i dettagli di un presunto avanzamento nelle trattative, annunciando un nuovo piano di austerità di 5 miliardi di euro proposto dalla Commissione europea. To Vima ha in sostanza affermato che, col nuovo accordo, verrebbero dati circa 5 miliardi di aiuti alla Grecia di cui 3,7 immediatamente – per scongiurare il default di 1,2 miliardi di euro di rimborso al Fmi dovuti il 5 giugno – purché in questo mese il Parlamento greco approvi le controriforme necessarie a sostenere questo piano. Da questa fonte parrebbe invece che il Fmi, questa volta, non verserebbe soldi alla Grecia. 

Per ora il governo Tsipras non ha rilasciato dichiarazioni che confermino l’accordo e i funzionari della stessa commissione di Bruxelles non danno nulla per certo, affermando “che molte proposte sono state scambiate tra le parti in questi mesi”. Tsipras insiste che terrà fede al proprio mandato di porre fine ai sette anni di austerità, ma allo stesso tempo rassicura le istituzioni europee che la Grecia rimarrà un membro della moneta unica. Queste “rassicurazioni” preoccupano anche altri importanti uomini politici di Syriza, incluso Zoi Constantopoulou il presidente del Parlamento, che ha messo in guardia il proprio governo di non compromettere quelle “linee rosse” stabilite in campagna elettorale contro la riduzione delle pensioni e la riforma del mercato del lavoro – entrambe richieste di vecchia data dei creditori del capitale finanziario internazionale. 

Per ora l’unica cosa che sembra allarmare la Troika è l’eventuale intensificazione delle relazioni commerciali extra-UE, da quelle annunciate con Russia e Cina fino alla proposta del vice-ministro delle finanze russo Sergei Storchak alla Grecia di entrare a far parte della Banca dello Sviluppo dei BRICS

Certo è che, oltre alla necessaria solidarietà internazionale, l’unico sostegno reale alla tenuta del governo Tsipras e alla prosecuzione dell’esperienza di governo di Syriza potrebbe essere rappresentato proprio da una mobilitazione permanente delle masse greche a sentinella del programma elettorale e contro le istituzioni europee che lo vogliono cancellare.

23/05/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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Andrea Fioretti
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