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Una nuova guerra di civiltà

La guerra per far entrare l’Ucraina nella più grande alleanza militare di tutti i tempi e per dare alle sue popolazioni russofone, dopo la controrivoluzione colorata, il diritto all’autodeterminazione, viene spacciata dai media come una nuova guerra di civiltà. Peccato che dalla parte dei “civilizzati” siano schierati i nazisti.


Una nuova guerra di civiltà

Chi è Zelensky

Tutti i paesi del mondo “civilizzato occidentale” stanno invitando l’“eroico” presidente ucraino tributandogli all’interno dei parlamenti vere e proprie standing ovation. Si mettono in piedi schermi giganti per consentire di far vivere questa “storica” esperienza comune fuori dei parlamenti o alla fine di manifestazioni che si sono svolte nelle principali città del “mondo occidentale”. Naturalmente le ovazioni bipartisan e i “bagni di folla” sono favoriti dalla ormai consueta cancellazione della memoria storica. Così possiamo assistere ai discorsi dell’“eroico” presidente di un paese europeo “aggredito dalla barbarie asiatica”. Una figura così al di sopra di ogni sospetto che può tranquillamente accusare i paesi del mondo “civile” occidentale di non far niente per l’Ucraina aggredita, in quanto non appaiono disponibili a scatenare una terza guerra mondiale, fra superpotenze atomiche, in grado di mettere in discussione la sopravvivenza della specie umana sulla Terra.

La resistibile ascesa al potere di Zelensky è iniziata nel 2015 quando questo comico televisivo di secondo ordine ha lanciato la sua serie sulla televisione del più potente oligarca ucraino Kolomoisky. Sfruttando il successo di questa serie russofoba, il più “grande” oligarca del paese ha costruito e finanziato intorno al guitto televisivo un partito che ha preso il nome dalla sua farsesca serie. Così milioni di dollari sono transitati su conti offshore in paradisi fiscali, dall’onnipotente oligarca verso il pagliaccio televisivo, soldi che gli hanno permesso di vincere le elezioni, come documentato dai Pandora papers. Si dà poi il caso che il benefattore del buffone televisivo, divenuto improvvisamente premier, è al contempo il principale finanziatore delle organizzazioni armate nazi-fasciste, come il battaglione Azov [1], che hanno svolto un ruolo di avanguardia nella controrivoluzione colorata di Maidan e nelle continue provocazioni condotte contro la popolazione russofona del Donbass, vero e proprio casus belli.

Ciò nonostante i paesi civilizzati stanno facendo a gara per acquistare e trasmettere la serie televisiva comica che è servita da trampolino di lancio per l’attuale presidente divenuto comandante in capo della “resistenza” ucraina. Naturalmente anche in questo caso – come nel caso del fascismo, degli oligarchi padroni di televisioni private e arbitri del potere, di un ex guitto passato dall’intrattenere marinai più o meno ubriachi a divenire il “politico” italiano più potente e influente della Seconda repubblica – l’Italia ha fatto da avanguardia a livello internazionale.

Perché i nazisti di tutto il mondo vanno a combattere per l’Ucraina? 

I mezzi di comunicazione di massa e i governi dei “paesi civilizzati” occidentali stanno facendo di tutto per armare fino ai denti l’Ucraina, facendo di questo paese un’avanguardia della “civiltà” europea “vilmente assalita dal dispotismo orientale russo”. Per cui schierarsi senza se e senza ma dalla parte dell’Ucraina è divenuta una conditio sine qua non per militare dalla parte giusta in questa odierna riedizione dello scontro di civiltà

Peccato che come ha denunciato persino il “Washington Post” le agenzie di intelligence dei paesi civilizzati sono in allarme in quanto ventimila nazisti, provenienti da cinquantadue paesi, si stanno organizzando per combattere con l’Ucraina, in cui individuano “un modello di Stato etnico ultranazionalista da esportare” [2]. Così dopo aver fornito migliaia di jihadisti a Isis e Al Qaeda per condurre la guerra santa contro il principale Stato laico e antifondamentalista arabo, oggi l’occidente “civilizzato” sta mobilitando l’Internazionale fascista al fianco dei neonazisti inquadrati nella Guardia nazionale ucraina, per esportare la strategia golpista e controrivoluzionaria di Piazza Maidan in tutto il mondo. “Ciò che l’estrema destra vede in questa guerra è un’opportunità per mettere in atto fantasticherie di violenza e supremazia e la visione di uno Stato etnico ultranazionalista da trasformare in un modello esportabile in tutto il mondo” [3].

Mass media embedded

D’altra parte fra i primi ad arruolarsi nella guerra di civiltà contro la” barbarie orientale dello zar Putin” sono stati i principali social del mondo “civilizzato”. Tanto che Facebook ha stravolto la propria policy per dare libero sfogo all’odio verso la Russia. “Si può scrivere morte ai russi, purché si intenda soldati. Uccidete Putin, purché non si dica come e dove. Viva il Reggimento Azov – la sola unità militare dichiaratamente neonazista d’Europa – purché nel contesto della difesa ucraina. È la sera del 10 marzo quando Meta, la holding proprietaria di Facebook (e di Instagram, Whatsapp e Messenger) effettua questa leggera modifica alla sua Hate Speech Policy, la politica editoriale che dovrebbe bloccare i messaggi d’odio in base a specifiche parole o circostanze” [4]. Così i grandi media “democratici” del mondo sedicente libero – da Facebook a Twitter a YouTube – dopo aver fatto a gara per oscurare i “siti di governo e media ufficiali come Sputnik e Rt” [5] hanno pesantemente censurato tutti i media russi finanziati dallo Stato

Del resto il blocco del punto di vista di una delle due nazioni in conflitto non è stato imposto unicamente dai social del mondo “libero” (YouTube, Tik Tok, Facebook, Instagram, Msn di Microsoft, Telegram, Twitter ecc.), ma tutti i paesi membri di quel “faro di libertà e democrazia” che avrebbe dovuto essere l’Unione europea reale hanno pensato bene di sospendere sine die le licenze a trasmettere per tutti i canali di comunicazione pubblici russi, tanto che lo stesso sindacato dei giornalisti francesi ha denunciato questo “atto di censura”. “Le sanzioni riguardano tutti i mezzi di trasmissione e diffusione, cavo, satellite, tv Internet, piattaforme, siti web e le applicazioni. Vengono sospese tutte le licenze, in tutti gli Stati membri (dell’Unione europea, ndr), da subito” [6], alla faccia che in questa guerra di civiltà a difesa della libertà di stampa, di parola, di pensiero e di espressione sarebbero schierate le liberal-democrazia occidentali di contro al “dispotismo asiatico della Russia dello zar Putin”. Anzi, i social privati e i mass media del mondo “civile” occidentale sono stati chiusi d’imperio, in quanto si temeva che potessero in qualche modo far emergere una visione del mondo differente da quella dominante. Non a caso fra i primi a cadere è stato l’inviato a Mosca della tv pubblica italiana, reo di riportare oltre al punto di vista dei paesi imperialisti, il punto di vista condiviso dalla grande maggioranza del popolo russo.

Se ci si mette pure l’unico quotidiano sedicente “comunista” italiano

Del resto a rendere ancora più unico il pensiero dominante nei paesi imperialisti ci si è messo anche l’unico “quotidiano comunista” italiano, pronto subito a censurare e a costringere alla fine della collaborazione l’unico collaboratore esterno che ha mantenuto una voce realmente fuori dal coro, semplicemente sottolineando come i principali responsabili della tragedia della guerra anche in Ucraina siano i membri della più micidiale alleanza militare di tutti i tempi. Peraltro nell’articolo in questione di Manlio Dinucci, immediatamente censurato da “Il manifesto”, si documentava come la Rand Corporation ufficialmente finanziata dal Pentagono e “che si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia che permise agli Stati Uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse nell’estenuante confronto militare” [7] – abbia elaborato nel 2019 un piano per costringere nuovamente la Russia a estendersi eccessivamente per poterla così sbilanciare e abbattere. A dimostrazione che non si tratti di tesi complottistiche basti osservare come i punti principali del piano siano stati puntualmente tradotti in atto dagli Stati Uniti d’America e dai loro alleati europei [8]. Così, esattamente come consigliato dalla Rand Corporation, sono stati forniti “aiuti letali all’Ucraina” in modo da sfruttare il “maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia” [9].

 

Note

[1] Cfr. Andrea Fabozzi, Zelensky la serie arriva anche in Italia, in “Il manifesto” del 19/3/2022.

[2] Marina Catucci, Suprematisti e neonazisti in partenza contro Putin, il “Il manifesto” del 18/3/2022. Il precipitarsi dei neonazisti a combattere contro Putin, “come ricostruisce un’inchiesta del Washington Post del 14 marzo, non è passato inosservato e ha messo in allarme i funzionari dell’antiterrorismo internazionale che stanno prestando attenzione ai rischi posti dall’arrivo in Ucraina di volontari provenienti da tutto il mondo” ibidem.

[3] Ibidem. “Alcuni media hanno descritto folle di combattenti di estrema destra che vedono questa guerra come una sorta di jihad neonazista; altri l’hanno dipinta come una destinazione per i veterani della «guerra al terrore» che cercano di combattere in un conflitto «giusto». Certo è che negli ultimi anni, gli estremisti della supremazia bianca e neonazista globale hanno già cercato formazione ed esperienze di combattimento unendosi alle milizie di difesa ultranazionaliste in Ucraina” ibidem.

[4] Roberto Zanini, Odiare Mosca è consentito Facebook cambia la sua policy, in «Il manifesto» del 12/3/2022. “Nella prima guerra raccontata dai cellulari, in cui gli inviati chiamano tutti in redazione per sapere cos’è successo sui social, il controllo delle reti di messaggistica è una delle trincee più combattute. E l’Occidente è infinitamente più abile nella fabbricazione del consenso (stiamo ancora cercando certe armi di distruzione di massa)” ibidem.

[5] Ibidem.

[6] Anna Maria Merlo, L’Ue chiude la tv Rt e Sputnik: “Informazione tossica”, in «Il manifesto» del 3/3/2022.

[7] Manlio Dinucci, Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corporation, censurato da «Il manifesto» dell’8/3/2022.

[8] I punti cardine del piano della Rand messi in atto dai paesi della Nato possono essere così riassunti: “si deve attaccare la Russia sul lato più vulnerabile, quello della sua economia fortemente dipendente dall’export di gas e petrolio: a tale scopo vanno usate le sanzioni commerciali e finanziarie e, allo stesso tempo, si deve far sì che l’Europa diminuisca l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto statunitense. In campo ideologico e informativo, occorre incoraggiare le proteste interne e allo stesso tempo minare l’immagine della Russia all’esterno. In campo militare si deve operare perché i paesi europei della Nato accrescano le proprie forze in funzione anti-Russia” ibidem.

[9] Ibidem. “L’articolo che tre anni fa riportava il piano della Rand Corporation terminava con queste parole: «Le opzioni previste dal piano sono in realtà solo varianti della stessa strategia di guerra, il cui prezzo in termini di sacrifici e rischi viene pagato da tutti noi»” ibidem. Lo stiamo pagando ora proprio noi, le classi subalterne del mondo “civilizzato”.

25/03/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo
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