Editoriali

L’aggressione della Russia all’Ucraina è anche il riflesso di un’emergente divisione del lavoro internazionale non più favorevole a Washington. La Cina al contrario si rivela sempre più il punto centrale di equilibrio del mondo.

I massacri della guerra, decontestualizzati dalla storia, vengono tutti imputati, aprioristicamente alla Russia, senza alcuna indagine. L’esercito ucraino può fare tutto, anche massacrare i civili, tanto è completamente supportato da una stampa internazionale che la sostiene.

Il conflitto in Ucraina viene da lontano ed è legato alla competizione internazionale per il dominio sull’Eurasia.

Chi si oppone in ogni modo alla possibile soluzione pacifica, giusta e razionale del tragico conflitto fra due popoli fratelli come il russo e l’ucraino che hanno vissuto e collaborato in pace per oltre settant’anni come le due principali repubbliche socialiste sovietiche? Si tratta dello stesso imperialismo “democratico” che invece di attivarsi per un duraturo accordo di pace continua a inviare armi in Ucraina e ad attaccare chi osa battersi contro la nuova guerra fredda.

La guerra per far entrare l’Ucraina nella più grande alleanza militare di tutti i tempi e per dare alle sue popolazioni russofone, dopo la controrivoluzione colorata, il diritto all’autodeterminazione, viene spacciata dai media come una nuova guerra di civiltà. Peccato che dalla parte dei “civilizzati” siano schierati i nazisti.

Tra speculatori, fake news e luoghi comuni: proviamo a districare i riflessi economici della guerra?

Ricadute sociali della follia atlantista, la fine del suprematismo occidentale e il rilancio di una vera politica internazionalista.

I comunisti devono contrastare in primis l’espansione della Nato, in secondo luogo lo sciovinismo guerrafondaio, in terzo luogo i tirapiedi dell’imperialismo ucraini e in quarto luogo gli oligarchi nazionalisti e anticomunisti russi.

Iniziamo a ragionare insieme sulle ragioni di fondo hanno portato a questo scontro

Qualche parola sul movimento studentesco italiano, sulla sua nascita e sulle sfide che si trova davanti.

Il cosiddetto “giorno del ricordo” occulta sotto un velo di mistificazioni e omissioni le responsabilità reali dei tragici eventi che hanno insanguinato il fronte orientale tra gli anni Venti e l’immediato dopoguerra. Proviamo a ricostruire una contestualizzazione più ampia e più complessa, per una comprensione che vada oltre le sirene della retorica dominante.

La politica rinuncia a un suo ruolo e le istituzioni sono ostaggio del grande capitale. Mentre si rischia l’esplosione del conflitto armato sulla questione ucraina, un’altra guerra è in atto: contro i lavoratori. Occorre la ripresa del conflitto sociale.

Si fa sempre meno attenzione alla sicurezza nei luoghi di lavoro e ne fanno le spese anche gli studenti in alternanza scuola-lavoro. Tale istituto è finalizzato a sfruttare lavoratori non contrattualizzati e a sottrarre ore di insegnamento vitali per formare la coscienza delle nuove generazioni.

La situazione dell’Ucraina e del Kazakistan portano ancora una volta alla ribalta una strategia destabilizzante che potrebbe generare un conflitto dalle conseguenze imprevedibili.

Nonostante il suo “naturale” classismo, la pandemia sfonda dove il tornado neoliberista gli ha aperto la strada, riducendo al minimo le barriere immunitarie di una comunità sempre più individualisticamente disgregata e asservita all’ansia di prestazione del profitto immediato, al cui altare qualsiasi valore collettivo è immolato.

Il bilancio del 2021 è positivo dal punto di vista internazionale, con la crescente crisi dei tre grandi poli imperialisti: Stati Uniti, Unione europea e Giappone. Mentre cresce il peso di Cina e Russia, sempre più vicine fra di loro e alleate con i paesi antimperialisti. Il bilancio è, invece, negativo per quanto riguarda l’Italia, mai come ora, infatti, la campagna per l’elezione del presidente della Repubblica è egemonizzata dalla destra, con la sinistra incapace di proporre un proprio candidato.

Il numero dei miliardari (soprattutto statunitensi e cinesi) è cresciuto in maniera straordinaria, analogamente quello dei poveri: c’è una correlazione?

La netta affermazione della sinistra radicale alle elezioni presidenziali in Cile rende meno arduo lo sviluppo del conflitto sociale dal basso, che ha reso possibile questo trionfo. Ma se gli sfruttati delegheranno al governo la soluzione dei loro problemi, il conflitto di classe vedrà ancora una volta prevalere gli sfruttatori.

Il bonapartismo del presidente del Consiglio è un’esigenza dettata dagli equilibri instabili del campo borghese e sta deteriorando anche gli aspetti formali della democrazia. Alla concentrazione dei capitali corrisponde la concentrazione del potere politico: ma il processo può iniziare ad arrestarsi con il successo dello sciopero generale.

CGIL e UIL dichiarano lo sciopero generale per il 16 Aprile. Governo e CISL buttano acqua sul fuoco e tentano di ricucire lo strappo.

Contro il Sars-Cov2 non bastano i vaccini, pur utilissimi, ma servono investimenti nella scuola, nella sanità e nei trasporti pubblici. Il governo Draghi preferisce invece scaricare gli obblighi del Green Pass sui lavoratori, liberando i padroni da ogni responsabilità per le prevenzioni.

Quale sarebbe la sorte dei migranti se non fossero strumentalizzati dai crudeli bielorussi che li scortano al confine con l’Unione europea? Continuare a morire di fame nei loro paesi devastati dall’imperialismo europeo, essere usati dalla Turchia per destabilizzare la Siria o torturati nei lager libici, oppure affogare in mare.

Per quanto oggi gli stessi mezzi di comunicazione di massa siano costretti a occuparsi della catastrofe ambientale, non si fa alcuno sforzo per mettere in connessione le due maggiori problematiche che si sono imposte all’ordine del giorno, ovvero la devastazione ambientale e la pandemia. In tal modo quest’ultima viene completamente decontestualizzata dal punto di vista storico e sociale.

Osservazioni per una discussione sul rapporto tra astrattezza e concretezza quale aspetto del problema della ricostruzione di un vasto intellettuale collettivo.

Partecipiamo al dibattito aperto da Feltri su "Huffingtonpost" in merito al presunto nuovo ordine sociale da costruire le cui basi sono state gettate dai signori Brunetta e Tiraboschi.

Tutto il lavoro vivo è disarticolato proprio in funzione di una sua ricomposizione capace di massimizzarne la tensione, per consentire al capitale di fruire di tutto il tempo dei lavoratori come tempo di lavoro e di pluslavoro effettivo.

Nella forma del cottimo, oggi, non rientrano più solo quelle voci della busta-paga commisurate ai pezzi prodotti dal singolo o dal gruppo omogeneo di lavoratori, e neppure solo i premi di produzione. La grande messinscena della cosiddetta partecipazione del salario al profitto o al risultato d’impresa va riguardata con la massima diffidenza, essendo codesta la più insidiosa forma contemporanea di cottimo.

In un panorama politico sconfortante dove l’attacco alla classe subalterna è sempre più feroce e portato avanti da entrambe le facce del bipolarismo, è necessario e urgente impegnarsi concretamente per l’unità dei comunisti e offrire una speranza di cambiamento a tutti gli sfruttati e ai giovani privati del loro futuro.

Il programma della P2 ha avuto la strada spianata e si è progressivamente affermato via via che l’ideologia neoliberista, o meglio ordoliberista conquistava – l’una dopo l’altra – le casematte essenziali per avere l’egemonia sulla società civile.

Dopo decenni di predominio assoluto delle ragioni del cosiddetto libero mercato, lo Stato riappare solo con misure emergenziali che per frenare l’epidemia da Coronavirus vengono avvertite come peggiorative delle condizioni di vita dei cittadini.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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