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Cina e Vietnam celebrano i vent'anni del trattato sui confini

La Cina ed il Vietnam hanno risolto da tempo le questioni riguardanti i confini terrestri, mentre restano aperte quelle sulle isole del Mar Cinese Meridionale e sulla gestione del corso dei fiumi.


Cina e Vietnam celebrano i vent'anni del trattato sui confini Credits: il primo ministro vietnamita Nguyễn Xuân Phúc al terzo vertice di cooperazione Mekong-Lancang (VNA)

Il 23 agosto, il vice primo ministro e ministro degli esteri del Vietnam, Phạm Bình Minh, e il ministro degli esteri cinese, Wang Yi, si sono incontrati presso il confine internazionale di Móng Cái, nella provincia vietnamita settentrionale di Quảng Ninh. per celebrare il ventesimo anniversario della firma del Trattato sul confine terrestre tra Vietnam e Cina.

In occasione dell'evento, il rappresentante vietnamita ha sottolineato l'importanza della stipulazione del trattato nel 1999, il completamento della demarcazione dei confini e la piantumazione dei marcatori nel 2008 e l'attuazione dei tre documenti legali sul confine terrestre del 2010, risultati raggiunti dopo trentasei anni di negoziati sulla demarcazione dei confini. Il ministro Minh ha aggiunto che entrambe le parti hanno costantemente perseguito i principi di uguaglianza, rispetto reciproco e valida preoccupazione per gli interessi reciproci sulla base del quadro giuridico concordato e delle leggi internazionali.

Minh ha ancora sottolineato che il partito, lo stato e il popolo del Vietnam attribuiscono sempre grande importanza al mantenimento dell'amicizia con la Cina e sono pronti ad approfondire il partenariato strategico globale bilaterale, proponendo ai due Paesi di continuare a coordinarsi nella gestione delle frontiere, promuovendo il ruolo del Comitato misto Vietnam-Cina sul confine terrestre e attuando i tre documenti legali. Ha anche esortato le due parti a promuovere ulteriormente la cooperazione in economia, commercio e turismo lungo il confine condiviso e a rafforzare lo scambio amichevole e il partenariato vantaggioso per le località di confine in ciascuna nazione.

Il ministro cinese, dal canto suo, ha invitato i due Paesi a gestire bene le questioni emergenti lungo il confine condiviso e a migliorare l'efficacia della gestione delle frontiere. Secondo Wang Yi, la buona risoluzione dei problemi del confine terrestre e del Golfo del Tonchino tra le due parti fornirà una preziosa esperienza per la risoluzione delle controversie marittime riguardanti le isole del Mar Cinese Meridionale.

Se la questione dei confini terrestri non sembra più rappresentare un motivo di dibattito tra Cina e Vietnam, infatti, a tenere banco è la questione riguardante la sovranità su due arcipelaghi del Mar Cinese Meridionale, le isole Spratly (in vietnamita Quần đảo Trường Sa) e Paracelso (Quần đảo Hoàng Sa). Di recente, la Cina ha stabilito un'area di navigazione denominata Hainan-Xisha, delimitata dall'isola cinese di Haian e da tre isole dell'arcipelago delle Paracelso (che i cinesi occupano dal 1974 e che chiamano appunto Xisha).

"La posizione coerente del Vietnam è che tutte le attività riguardanti le isole Paracelso del Vietnam senza il permesso del Vietnam costituiscono una violazione della sovranità del Vietnam e non hanno alcun valore", ha reagito il Ministero degli Esteri vietnamita, per bocca della portavoce Lê Thị Thu Hằng.

Lo scorso 6 agosto, inoltre, il Vietnam ha condannato la violazione della propria sovranità da parte della Cina a causa dell'invio di aerei e navi da guerra presso le barriere coralline Subi e Mischief delle isole Spratly: "Tutte le attività sulle isole Paracelso e Spratly senza il permesso del Vietnam sono violazioni della sovranità del Vietnam, non hanno alcun valore e non sono benefiche per la pace, la sicurezza e la stabilità nel Mare Orientale. Il Vietnam si oppone risolutamente a tali attività", ha ribadito, in un'altra nota, il Ministero degli Esteri di Hà Nội. "Affermiamo ancora una volta che le isole Paracel e Spratly sono territori inseparabili del Vietnam".

Oltre a quella delle isole del Mar Cinese Meridionale, l'altra diatriba che oppone il Vietnam alla Cina riguarda la gestione delle acque dei fiumi. I due principali fiumi vietnamiti, il Mekong a sud ed il Fiume Rosso a nord, infatti, provengono dalla Cina, e dunque Pechino ha la possibilità di gestire i flussi idrici attraverso le numerose dighe che ha costruito lungo questi corsi d'acqua.

Lo scorso 20 agosto, ad esempio, le autorità cinesi hanno aperto una delle dighe sul Fiume Rosso, la diga Madushan, causando un improvviso innalzamento del livello d'acqua nella provincia vietnamita di Lào Cai, e provocando la conseguente preoccupazione delle autorità locali. Il Dipartimento degli affari esteri della provincia di Lào Cai ha denunciato di non aver ricevuto indicazioni appropriate da parte delle autorità cinesi, che hanno comunicato solamente un generico “innalzamento del livello delle acque rispetto al 18 agosto”. Questa situazione ha messo in allarme anche le province di Yên Bái, Phú Thọ e Vinh Phuc, tutte attraversate dal Fiume Rosso, così come la capitale Hà Nội.

Per quanto riguarda il Mekong, il 24 agosto si è tenuto online il terzo vertice di cooperazione Mekong-Lancang, al quale hanno partecipato esponenti dei governi di Cina, Vietnam, Laos, Cambogia, Thailandia e Myanmar, tutti i Paesi attraversati dal corso del fiume. Il vertice è stato istituito per la prima volta nel 2016 e da allora è stato organizzato con scadenza biennale per discutere le questioni riguardanti la gestione delle acque del Mekong-Lancang (denominazione che riguarda la prima parte del corso del fiume in territorio cinese). Il meeting è stato presieduto dal primo ministro laotiano Thongloun Sisoulith, visto che l'incontro si sarebbe dovuto svolgere in Laos, mentre per il Vietnam ha partecipato il premier Nguyễn Xuân Phúc.

L'incontro si è concentrato sulla revisione dell'attuazione del primo piano di cooperazione quinquennale nel periodo 2018-2022 tra i suoi sei Paesi membri, secondo i tre pilastri chiave della sicurezza e della politica, dell'economia e dello sviluppo sostenibile. Oltre alle questioni riguardanti la gestione delle acque del Mekong, i partecipanti hanno promosso il rafforzamento della cooperazione nella sanità pubblica per rispondere alla pandemia di COVID-19 attraverso attività di ricerca congiunte, dialogo politico e condivisione di esperienze nella prevenzione e controllo delle malattie, migliorando la capacità dei Paesi nella gestione dei problemi medici urgenti e garantendo la parità di accesso ai vaccini e ai medicinali.

Al fine di migliorare la gestione delle risorse idriche del bacino del Mekong, i sei Paesi organizzeranno una riunione ministeriale periodica sulla cooperazione in materia di risorse idriche e condurranno studi congiunti per la gestione del Mekong. I partecipanti hanno inoltre convenuto che, di fronte agli impatti sempre più gravi del cambiamento climatico, i Paesi rivieraschi dovrebbero promuovere ulteriormente la condivisione dei dati idrologici dei bacini fluviali, condurre ricerche congiunte e dialogo politico, gestire inondazioni e siccità e coordinarsi strettamente con la Commissione del fiume Mekong.

La gestione del fiume è divenuta particolarmente critica dopo che la Cina ha dato il via alla costruzione di numerose dighe lungo il corso del Mekong sia nel proprio territorio, sia in quello laotiano. Gli altri Paesi hanno accusato Pechino di essere all'origine della siccità che ha colpito diverse regioni di Myanmar, Thailandia, Cambogia e Vietnam. Per rispondere a queste critiche, il premier cinese Li Keqiang ha detto che la Cina è pronta a condividere i dati idrologici del fiume per tutto l'anno e che è favorevole all'attuazione di progetti di cooperazione congiunta sull'allarme inondazioni e calamità naturali.

30/08/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: il primo ministro vietnamita Nguyễn Xuân Phúc al terzo vertice di cooperazione Mekong-Lancang (VNA)

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L'Autore

Giulio Chinappi
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