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Grecia: Syriza per non precipitare nel baratro

Mentre le elezioni anticipate si avvicinano sempre di più, per contrastare Syriza il premier Samaras punta sul panico dei mercati. 


Grecia: Syriza per non precipitare nel baratro

 

Mentre le elezioni anticipate si avvicinano sempre di più, per contrastare Syriza il premier Samaras punta sul panico dei mercati 

di Ascanio Bernardeschi 

Dopo il suo piano basato sulla miracolosa moltiplicazione dei pani e dei pesci, se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla continuità con la rotta liberista e sulle tutt'altro che flessibili – nonostante le millanterie di Renzi – politiche di austerità del neo presidente della Commissione Europea, Juncker, ha dissolto ogni dubbio lo svarione di ques'ultmo sulla Grecia. Mettendo il becco nelle scelte sovrane di un popolo – cosa che in genere i rappresentanti dell'Unione Europea evitano accuratamente – ha ammonito che se i greci voteranno in modo “sbagliato” (cioè per Syriza, la formazione di sinistra d'alternativa data per vincente da tutti i sondaggi) alle prossime elezioni, potrebbero andare incontro a spiacevoli conseguenze.

Questa dichiarazione, pur mitigata da una mezza marcia indietro, giunge mentre ad Atene il premier greco Antonis Samaras ha fallito il primo e il secondo tentativo di ottenere i voti necessari per eleggere il proprio candidato Dimas a presidente della Repubblica. Dimas, economista ortodosso, è stato commissario europeo e assicurerebbe la continuità. Ma la sua candidatura al momento non ha i numeri necessari. L'elezione del presidente della Repubblica era stata anticipata di un paio di mesi dal governo, nella speranza di rendere più facile l'impresa. Prima del voto Samaras ha diffuso un comunicato in cui si dice che votare per il suo candidato è “una scelta per evitare un'avventura che potrebbe rivelarsi fatale per le prospettive europee della Grecia”. Al primo turno il candidato governativa ha preso 160 voti e al secondo 168, che non bastano neppure per l'elezione al terzo, quando saranno sufficienti 180 voti e non 200 come nei primi due.  

Se l'elezione fallisse anche al terzo turno, sarebbero obbligatoriamente elezioni anticipate, che ormai sono date come più che probabili, nonostante una campagna acquisti di parlamentari greci di cui si sono già intravisti i primi segnali e l'annuncio di un piano in quattro punti del premier per convincere una parte dei parlamentari indipendenti o dei partiti minori dell'opposizione. Tant'è vero che Alexis Tsipras, il leader della favorita Syriza, è già stato ricevuto dal Governatore della Banca centrale Prouvopoulos, preoccupato per la prossima, dura scadenza finanziaria di quel martoriato paese: lo sblocco dell'ultima tranche di aiuti necessari per rifinanziare il debito, pagare gli stipendi ed evitare il default.
Le politiche europee hanno ridotto il paese allo stremo.
La produzione in 7 anni è precipitata del 26 per cento, la disoccupazione è al 26 per cento, le importazioni sono quasi il doppio delle esportazioni, l'indebitamento con l'estero dilaga, la miseria ancor di più, i diritti dei lavoratori sono stati cancellati.
Il programma di Syriza si propone di cambiare l’Europa, di giungere a una conferenza europea per ristrutturare il debito dei molti paesi in difficoltà, di abbandonare il fiscal compact e le politiche di austerità, di varare un piano europeo per il lavoro e la salvaguardia dell’ambiente. Altri punti sono il salario minimo mensile, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, l’alleggerimento fiscale per le fasce di cittadini più colpite dalla crisi.
Il debito pubblico greco sfiora il 180 per cento del Pil e il suo costo sta soffocando l'economia.
La Grecia, attraverso una politica lacrime e sangue, sta producendo un avanzo primario (l'eccedenza delle entrate sulle spese dedotte quelle della gestione del debito) di oltre 3 miliardi e mezzo, ma gli interessi passivi pesano il doppio e quindi il debito aumenta.

Anche il bilancio per il 2015 prevede un forte avanzo primario, e quindi ancora massacri sociali, come chiede la troika.
Mentre gli speculatori tremano alla prospettiva di vedere Tsipras al timone e le quotazioni di borsa crollano del 21 per cento, Samaras è convinto che proprio il panico dei mercati possa concedere in extremis la vittoria elettorale al centrodestra, principale responsabile del disastro greco. Lo ha assistito in questo il Governatore della Banca Centrale greca Yannis Stournaras, che ha dichiarato: “la crisi degli ultimi giorni ha assunto dimensioni notevoli. La liquidità delle banche sta diminuendo velocemente e il rischio di una interruzione della marcia di sviluppo del Paese appena iniziata è grande, come anche lo è il pericolo di un danno irreparabile per l’economia greca”.
In rete (http://www.cambialagreciacambialeuropa.eu/appello.html) circola già un appello trasversale di molte personalità e militanti della sinistra italiana con cui si chiede “a chiunque abbia a cuore la democrazia, la coesione sociale e la giustizia di sostenere il diritto del popolo greco a scegliere liberamente il proprio futuro”.
Nell'appello si legge che la Grecia è stata “la cavia per la cancellazione dello stato sociale e dei diritti democratici in Europa” mentre gli “aiuti” e i programmi di “salvataggio” internazionali “hanno salvato solo le banche tedesche ed europee, impoverito la gente e aggravato la disoccupazione rendendola di massa”.

Ma oggi queste politiche hanno un'alternativa.

E, nonostante il preoccupante montare del populismo di destra, si tratta di un'alternativa di sinistra.
In Grecia Syriza può farcela, in Spagna il movimento Podemos, specialmente se si alleasse con Izquerda Unida, potrebbe ugualmente compiere il sorpasso nelle elezioni del dicembre 2015.
In Irlanda avanza il Sinn Fein.
I rapporti tra queste forze si stanno intensificando come pure i contatti con altre realtà della sinistra europea. Le difficoltà sono colossali, ma una possibilità di uscita esiste e anche nell'altro paese PIIGS, l'Italia, dovremmo fare la nostra parte.

 

28/12/2014 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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