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La militarizzazione del territorio toscano

Timeo Danaos et dona ferentes, temo i greci anche quando portano i doni. La militarizzazione dei territori, anche quando mascherata da investimenti di rigenerazione urbana, non porta benefici ai territori.


La militarizzazione del territorio toscano

La notizia risale a poche settimane fa quando venne resa pubblica la decisione del Governo Italiano di collocare nel parco di Migliarino San Rossore e Massaciuccoli una nuova base militare per ospitare il reparto dei CC Tuscania.

Un documento ufficiale del ministero della Difesa individuava in un'area marginale del Parco, quella di Coltano (che in realtà non ammetterebbe costruzioni e aumento delle superfici edificate), la sede per questo reparto destinato ad essere impiegato nelle zone di guerra. Appena diffusa la notizia anche l'ente Parco ha contestato la scelta e in città è nato un variegato movimento di opposizione che ha già individuato nel 2 Giugno la data di un grande corteo di protesta. La scelta di Pisa non è casuale perché questa città è da tempo un'area nevralgica per il settore militare, ne parla il Comitato No Camp Darby in un documento di poche settimane fa, vuoi per la presenza della base Usa e Nato di Camp Darby (di cui LCF ha già parlato), vuoi per la vicinanza del porto di Livorno e la presenza di un grande Hub all'aeroporto militare.

Senza dimenticare gli stretti rapporti intercorsi tra mondo universitario e scuole di eccellenza e multinazionali di armi, la presenza della Folgore, la piccola area della base di Camp Darby restituita dagli Usa al Governo Italiano e subito destinata a reparti speciali dell'esercito.

A inizio Maggio si è tenuto un incontro tra Regione Toscana, vertici dei CC, Sindaco di Pisa e ministero per decidere la futura collocazione della base. 

Abbiamo chiesto a No Camp darby di rispondere a qualche domanda.

Cosa è emerso dall'incontro fiorentino, dentro una caserma, tra il presidente della Regione Giani , il presidente della Provincia, il sindaco di Pisa, il presidente del Parco San Rossore e una delegazione del comando generale?

Quanto avevamo già detto e ridetto, ossia che il Governo non avrebbe fatto ulteriori forzature sulla localizzazione a Coltano ma avrebbe comunque spezzettato la base sul territorio pisano. È stata presentata l'ennesima militarizzazione come un vantaggio per la comunità locale, una sorta di privilegio per la comunità locale [ndr. un vanto per la città di Pisa] dietro alcune contropartite economiche.

Le soluzioni all'orizzonte (se ne riparlerà a metà mese in un incontro a Roma), dopo la prima ipotesi di Ospedaletto, potrebbero essere suddividere la base tra Coltano, l'ex Cresam a San Piero e l'area della Bigattiera. Perché la militarizzazione è un fatto imprescindibile per il Governo e le istituzioni locali. Ma non è esclusa la stessa area di Ospedaletto ove oggi sorgono uffici della Regione e il Mercato ortofrutticolo, a poche centinaia di metri da un'area limitrofa all'ex inceneritore per la quale urgono opere di bonifica.

Il problema non è rappresentato solo dalla macchia mediterranea. Ben altri sono gli interessi in gioco. La sede del Tuscania dovrà essere in prossimità dell'aeroporto militare di Pisa, della base Usa e Nato di Camp Darby e del porto di Livorno, centri nevralgici dai quali partono armi, logistica e militari verso le zone di guerra.

Per mitigare questo smacco, le istituzioni locali si adopereranno per una scelta indolore al fine di non scontentare i partiti locali, gli stessi che a livello nazionale sostengono la necessità della base, gli imprenditori del settore agro alimentare, gli allevatori e alla fine anche gli stessi ambientalisti.

Si parla di militarizzazione con basso impatto ambientale, di rigenerazione urbana del Borgo di Coltano ove la ex villa Marconi attende da anni un annunciato e mai realizzato recupero, la questione se collocare la base dentro il Parco diventa a questo punto secondaria perché istituzioni locali e nazionali stanno già operando per trovare altre soluzioni che non metteranno comunque in discussione il potenziamento delle strutture militari direttamente impegnate negli scenari di guerra.

Diventa a questo punto dirimente spostare la contestazione dall'aspetto ambientale a quello della militarizzazione imperante sui territori pisano e livornese e alle ragioni che la sostengono, prime tra tutte il ruolo della Nato, gli interessi economici (in nome della Bussola europea[1]) che spingono ad accrescere gli investimenti nel settore militare.

Come accaduto in Sicilia la militarizzazione dei territori risponde a ragioni militari, politiche ed economiche e al riposizionamento della Ue e dell'Italia nello scacchiere mondiale.

Non saranno allora accettabili merci di scambio come fantomatici piani di rigenerazione urbana e salvaguardia dell'ambiente che dovrebbero rappresentare una priorità per le amministrazioni locali a prescindere dalla militarizzazione. Ci pare evidente che il ragionamento sia assai più complicato: stanno provando a dividere la comunità pisana con alcune proposte allettanti che poi sono la contropartita economica dei processi di militarizzazione. Da parte nostra ribadiamo che ogni qual volta si potenzia la presenza militare, alla lunga arriva la devastazione dei territori piegati alle esigenze economiche e politiche della guerra come ben dimostra la presenza di industrie di armi, di basi militari e le continue partenze di carichi di armi dall'aeroporto militare di Pisa e dal porto di Livorno all'Ucraina.

In un vostro comunicato parlate esplicitamente di Missione di guerra degli Enti locali a Roma

Con il punto interrogativo, per suscitare domande ed interesse verso questo aspetto per noi saliente. Possiamo dirci soddisfatti della riconversione a uso civile delle caserme pisane dismesse, magari per destinarle ad uso edilizio non certo popolare? E questo eventuale uso civile condiviso con le istituzioni locali quali benefici porterà alla città? Davanti a quasi 200 famiglie sfrattate, i fondi non potrebbero essere destinati a recuperare a uso abitativo gli immobili pubblici dismessi? La partita che si sta giocando attorno a Coltano è complessa, sono in ballo milioni di euro e non solo i fondi destinati alla nuova caserma dei Carabinieri.

L'ex distretto di Via Giordano Bruno (la caserma Curtatone e Montanara), dopo lo sgombero di una occupazione a fini sociali, ha già trovato un acquirente, con tanto di piano urbanistico a fini residenziali. Sulla stessa strada si muove la Giunta per la caserma Artale di via Roma (a poche centinaia di metri dalla Torre). Analoga sorte potrebbe toccare alla Bechi Luserna dove vorrebbero trasferire il terminal turistico oggi in via Pietrasantina (si vuole arrivare in piazza dei Miracoli passando prima dal Museo delle Navi e da Palazzo Reale a corto di visitatori?). Ora possiamo anche sostenere la bontà di un piano del turismo che includa i musei dimenticati ma la cittadinanza va coinvolta direttamente in queste decisioni e non restare passiva spettatrice.

Tornando a Coltano è ormai chiaro che la base non sarà interamente collocata in quella che definiscono area marginale del Parco. I Carabinieri a loro volta rinuncerebbero a costruire una grande cittadella militare spezzettandola invece sul territorio, dall'ex centro radar di Coltano alla Bigattiera, fino all'attuale area dell'Ex Expo ad Ospedaletto. Sono in ballo 190 milioni di euro e gli enti locali sono già all'opera per trovare una soluzione "condivisa" barattando la militarizzazione del territorio con qualche opera di rigenerazione urbana. Da questa operazione passano anche interessi politici, oltre a quelli economici, che potrebbero essere decisivi per le prossime elezioni comunali a Pisa.

E altra contropartita potrebbe essere quella di destinare a Coltano la parte residenziale della nuova base militare includendo anche il recupero di alcune aree. Non vorremmo scambiare la cementificazione del borgo come sua rigenerazione.

La nuova base militare si farà a Pisa, e su questo tutti i partiti sono concordi. Dovrà essere vicina a Camp Darby, all'aeroporto militare e al Porto di Livorno per far partire armi e uomini verso le zone di guerra. Si tratta solo di coniugare militarizzazione con processi urbanistici complessi e processi immobiliari.

Questi sono i risultati degli incontri istituzionali. La partita che si sta giocando è assai complessa ma al contempo gli scenari parrebbero già definiti: la militarizzazione resta imprescindibile, si tratta solo di stabilire le contropartite accettabili per includere nella partita gli enti locali e convincere la popolazione che la futura militarizzazione sia una occasione da non perdere per la cittadinanza di Pisa e la sua economia.

In questa ottica potrebbe avvenire il rafforzamento della presenza militare sul territorio pisano sotto l'egida Nato. Di questo e di molto altro dovranno parlare le realtà contrarie alla base di Coltano per non trovarsi davanti a una militarizzazione imperante cogestita con il grande business immobiliare. I futuri assetti del territorio passano da queste scelte.

 

Note:

[1] La Bussola europea è un piano strategico volto al potenziamento militare dell’Unione europea entro il 2030. A tale scopo si prevede l'innovazione tecnologica per la difesa, il dispiegamento di 5 mila militari e 200 esperti, sollecitando gli stati membri a farsi carico dell'aumento delle spese militari.







13/05/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti
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