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Proposta per uno sciopero unitario

Alcuni promotori  dell’appello per uno sciopero generale unitario esprimono profonda preoccupazione per la divisione delle date del 28 novembre e del 12 dicembre. Sarebbe auspicabile trovare una data comune, ad esempio il 5 dicembre e convergere tutti in quella data.


Proposta per uno sciopero unitario

In un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di una mobilitazione forte, solidale e coerente contro il governo guerrafondaio e classista, la frammentazione rischia di indebolire tutto il movimento e al tempo stesso, di deludere chi guarda anche ai sindacati come strumento di cambiamento.

Una divisione che finisce, di fatto, per aprire un varco al governo Meloni proprio nel momento che poteva rappresentare il suo passaggio più critico.

 Le giornate di lotta del 22 settembre e del 3 e 4 ottobre hanno segnato uno straordinario salto di qualità nello sviluppo del movimento conflittuale in Italia.
Sono state mobilitazioni squisitamente politiche, “extraparlamentari”, inattese nei numeri e nella determinazione, esse hanno lasciato un segno profondo e un seme nelle giovani generazioni che vi hanno preso parte, un seme destinato a germogliare.

In quelle manifestazioni si è respirata una determinazione nuova, ma soprattutto è emerso un dato cruciale: il protagonismo positivo e la spinta unitaria venuti dal basso.
Milioni di persone non si sono mobilitate perché convocate da “qualcuno”, ma perché rispondevano a “qualcosa”: un sentimento diffuso di repulsione verso la barbarie e al contempo di lotta genuinamente antimperialista, di dignità ferita e di ricerca collettiva di senso.

 In questo clima di rinnovata partecipazione si avvicina la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, il 29 novembre.
Quest’anno quella data assume un significato ancora più profondo, in un contesto segnato da guerra, sofferenza e da un bisogno universale di pace e giustizia.
Anche in Italia, la manifestazione convocata per quella giornata si preannuncia come un grande momento di solidarietà e consapevolezza: un passaggio che dobbiamo sostenere e intrecciare con le nostre lotte sociali.

 La costruzione di un immaginario

In un momento così delicato, frammentare le energie sarebbe un errore.
Il Paese ha bisogno di una voce unica, capace di parlare a tutte e a tutti, di raccogliere il malessere diffuso e di trasformarlo in proposta, visione e progetto.
La costruzione di un nuovo immaginario collettivo è possibile solo se si accompagna a una mobilitazione di massa, capace di unire e non di dividere.

Per questo, molte lavoratrici, lavoratori, attiviste e attivisti chiedono oggi alle organizzazioni sindacali di ritrovare l’unità, non solo sul piano dei contenuti, ma anche su quello delle scelte concrete.
Una proposta ragionevole e costruttiva sarebbe ritirare le proclamazioni separate e convergere su una data comune di sciopero generale, individuando una giornata condivisa che permetta di ampliare la partecipazione e rafforzare l’impatto.

 La data del 5 dicembre potrebbe rappresentare questa sintesi:
abbastanza vicina per non disperdere il clima di mobilitazione, e collocata in un momento ancora aperto di discussione sulla legge di bilancio; ma anche sufficientemente distante per permettere una nuova proclamazione unitaria e una preparazione comune.

Sarebbe un gesto di responsabilità e coraggio politico di portata epocale, un segnale forte al Paese e ai lavoratori: il sindacato non rinuncia alla pluralità delle sue voci, ma la trasforma e la amplifica in una forza comune.

L’unità non è un auspicio retorico. È la condizione necessaria perché la protesta diventi proposta, perché la rabbia si traduca in cambiamento reale e in costruzione di un nuovo immaginario collettivo.
Ripartire insieme il 5 dicembre sarebbe il modo più coerente per dare continuità alle piazze del 22 settembre e del 3 e 4 ottobre, e per rilanciare un percorso capace di unire lotte sociali, diritti del lavoro e solidarietà internazionale.

 

11/11/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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Redazione
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