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Verso Roma 2021

Resoconto dell’attivo di marzo fatto al Granma sulle prossime elezioni romane del 2021


Verso Roma 2021 Credits: leggo.it

Lunedì 2 marzo il Granma ha ospitato il suo secondo “attivo” pubblico. Un momento di confronto tra compagni fatto sui temi di maggiore interesse politico. A differenza del primo attivo di febbraio, questa volta il numero di partecipanti è più che raddoppiato, confermando in qualche modo la bontà dell’operazione: mettere in circolo idee politiche, in una fase di evidente asfissia, senza immediate strette organizzativistiche o politicistiche.

Il tema di questo incontro è stato l’avvicinamento alle prossime elezioni comunali del 2021, una vicenda che già promette di replicare l’ormai stanca riproposizione tra elettoralisti e astensionisti, paladini del voto utile in funzione “antifascista” e testimonianze elettorali poco percepibili nella società. Sarà un ragionamento che continuerà nei prossimi mesi, che attraverserà tutta l’azione politica e culturale del Granma, vista l’importanza che rivestirà il voto cittadino e la posta politica in gioco tra più di un anno.

Come previsto, è stata una discussione tutt’altro che irrigidita attorno a una qualche posizione ideologica e politica già definita. C’è stato al contrario un confronto vero: l’insufficienza della proposta politica testimoniale, rappresentata dalla moltiplicazione dei partitini della sinistra radicale, non può lasciare il campo – questo è sembrato emergere dalla discussione collettiva – a due soluzioni antitetiche ma ambedue incapaci di risolvere il problema politico: il voto utile al Pd, da un lato; e il semplice astensionismo, dall’altro. Le elezioni sono un momento politico rilevante che impone anche alla sinistra di classe di intervenire. Come farlo, però, è il nodo.

Di certo va combattuta qualsiasi ipotesi di avvicinamento (organico o mascherato) al Pd in funzione anti-Salvini o anti-Meloni, come pure sta avvenendo in una parte della “sinistra” elettoralistica. Al di là dei punti di vista differenti emersi dalla discussione, questo è sembrato il nodo da affrontare con più urgenza. L’escamotage del voto utile contro il nemico assoluto di turno, un ritornello che sentiamo ormai da un trentennio (da Fini a Berlusconi a Alemanno e ora con Salvini) ha portato la sinistra a spostarsi sempre più a destra, sovrapponendola a quelle politiche liberali che negli anni hanno prodotto la reazione popolare e populistica al Pd. L’attuale crisi della sinistra romana è figlia anche di quelle scelte. Pensare di ripartire insistendo su di uno schema logoro e incomprensibile alla popolazione cittadina farà forse vincere un’elezione (al momento però senza confronto, almeno nelle periferie), ma di sicuro perdere ulteriore credibilità nella società.

Viceversa, è apparsa limitante anche l’opzione testimoniale: il voto ideologico raggiunge una società già impegnata e convinta politicamente, ma non sembra avere la forza di superare il confine tra i compagni e la società (soprattutto nelle zone più popolari della città). Al netto del rispetto di tutti i percorsi elettorali decisi da parti della politica antagonista della città, urge capire insieme come valicare quel confine tutt’ora saldo tra sinistra di classe e società. È una sfida che impone anche – tra le altre cose – una certa “unità”, che consiglierebbe una riduzione dell’offerta politico-partitica piuttosto che una sua moltiplicazione.

Una discussione di questo tipo non poteva, e non voleva, produrre una “sintesi” né, addirittura, una “proposta”. Continueremo il confronto, che non potrà non avere anche ricadute pratiche militanti, nei prossimi mesi. Nel frattempo, ci vediamo al Granma per le prossime iniziative politiche.

08/03/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: leggo.it

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