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Away

Una serie che dietro un viaggio spaziale nasconde sottili messaggi politici che arrivano allo spettatore senza che neanche se ne accorga.


Away

Il giovane X ha quindici anni. Accende il computer per guardare una serie su Netflix, vede che “Away” (regia: Jeffrey Reiner; paese di produzione: U.S.A. e Canada) è nella top 10 delle serie tv, legge la descrizione, pensa che potrebbe essere interessante e inizia a guardarla.

Questa serie racconta il primo storico viaggio su Marte organizzato dalla Nasa. Cinque astronauti, comandati dalla statunitense Emma Green (interpretata da Hilary Swank), saranno lontani dalle loro famiglie per tre anni: il tempo di arrivare su Marte, vivere per qualche mese sul pianeta rosso dove Kwesi (il botanico a bordo dell’astronave) dovrà far crescere delle piante in modo da creare un’oasi verde per rendere abitabile il nuovo pianeta e tornare sulla Terra. Questa stagione narra la prima parte, ossia il viaggio verso Marte. La serie è caratterizzata dall’alternarsi delle vicende a bordo dell’astronave e sulla Terra, dove le famiglie degli astronauti continuano a vivere la loro vita. Lo sceneggiato è molto scorrevole e ha il pregio di “tenerti attaccato allo schermo” grazie ai finali aperti delle singole puntate.

I cinque astronauti sono di cinque nazionalità diverse: Stati Uniti, Cina, India, Russia e Ghana; essendoci un astronauta per ciascun paese lo spettatore è portato a sbagliare identificando le caratteristiche (pregi e difetti) della singola persona con le caratteristiche dell’intera nazione. Kwesi, il botanico, è di origine ghanese; questo è il suo primo viaggio nello spazio, pertanto rispetto agli altri risulta inesperto, ciò lo rende protagonista di scene comiche come per esempio l’adattamento alla gravità zero o il terrore durante la partenza. Non viene quasi mai considerato al pari degli altri personaggi. Ram è il copilota, di origine indiana, e insieme a Kwesi sono neutrali nei dissapori che si creano nella navicella fra i tre personaggi rimanenti. Misha (russo) e Lu (cinese) sono molto amici, si aiutano e si supportano a vicenda, accomunati da un passato duro dovuto al regime comunista. Spesso si ritrovano in contrasto con Emma, capitano statunitense che rappresenta la grande eroe della serie, che compie gesti valorosi per salvare il suo equipaggio.

Il regista dà una visione unilaterale della realtà facendo emergere esclusivamente i lati negativi dell’ex Unione Sovietica e dell’attuale Cina attraverso i personaggi delle rispettive nazioni. Misha, il più anziano del gruppo, è dipinto come un pessimo padre che ha abbandonato la figlia per fare l’astronauta, sacrificando quindi la famiglia per la “madrepatria”.[1] Viene proposto il cliché del russo burbero e freddo fino a quando non è costretto a compiere una complicata missione con Emma che con la sua sensibilità riesce a far cadere il muro che si era costruito attorno.

Ogni membro dell’equipaggio fa delle videochiamate regolari con la sua famiglia. Viene messo in risalto come Emma sia avvolta dall’amore della perfetta famiglia borghese in opposizione a Misha (la figlia ormai cresciuta non l’ha perdonato per averla abbandonata) e Lu. Le videochiamate di Lu mirano a descrivere l’educazione rigida del popolo cinese: si ripetono più volte scene in cui il figlio di Lu esprime il suo interesse per il disegno e per questo il padre lo rimprovera dicendo che deve concentrarsi solo sulla scuola: reprimendo così la sua libertà di espressione. Queste scene vogliono sottolineare come in un paese socialista non possa esistere l’individuo in quanto deve essere sacrificato per il Paese; questo viene confermato anche da una scena successiva: Lu sarebbe stata la prima a mettere piede su Marte e inviare la foto che sarebbe diventata iconica, ma dal governo cinese arriva l’istruzione che la foto deve essere fatta con la visiera abbassata in quanto “io non esisto, esisto solo se esiste la patria”. [2]

Risulta evidente come la critica del regista sia rivolta all’ideale comunista in quanto spesso si tende a identificare il comunismo teorico con il “socialismo storico”: ossia i vari tentativi di mettere in pratica e rendere reale questo ideale. Senza questa doverosa distinzione (neanche accennata dal regista) qualsiasi critica rivolta alla realtà, che è necessariamente imperfetta, diventa rivolta all’ideale comunista. Guardando quindi questa serie tv il pubblico più giovane, che ha ancora una coscienza politica immatura e una conoscenza della storia limitata, viene influenzato e portato a pensare che quella sia la verità. In un periodo storico in cui i giovani sono sempre meno interessati alla politica e sempre meno informati, le serie tv e i film o i semplici social media diventano un mezzo di indottrinamento perfetto.

Il giovane X di quindici anni una volta finita la serie la apprezzerà e inizierà a guardarne un’altra.Il giovane X ha ora venticinque anni, e vivendo in un paese in cui vi è la libertà di pensiero ed espressione è libero di affermare: “Il comunismo è una dittatura che limita l’espressione e la libertà di pensiero”.

Note:
[1] Away, episodio 5, stagione 1
[2] Away, episodio 10, stagione 1

27/09/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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