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“Dentro Mosul” e lo sbarco ad Anzio fu la presa di Roma

Le truppe alleate all’estrema periferia di Mosul, prima della battaglia vera dentro il vastissimo abitato.


“Dentro Mosul” e lo sbarco ad Anzio fu la presa di Roma Credits: www.remocontro.it

L’enfasi dei trombettieri. Titoli fuori misura, cronache esaltate, strateghi del futuro facile, quasi che a vendere una vittoria ormai in tasca potesse accelerare il finale di una guerra che sarà feroce e lunga e sofferta.

C’è chi, sulle bugie di guerra, ha scritto libri. In questi giorni si sta scrivendo a più mani un altro capitolo: “La notizia con la smentita incorporata”.

Esempio: “La guerra Iraq, le forze governative penetrano da Est dentro Mosul assediata. La vera battaglia inizia ora”.

Traduzione: “Le forze governative all’estrema periferia di Mosul. Da adesso in poi inizierà la vera battaglia, e sarà terribilmente dura”.

Ma raccontata così, l’ennesima cronaca dal fronte anti Isis perde fascino ed annoia.

Un attimo più composta la cronaca dell’agenzia Ansa, che preferisce i dettagli, in assenza di quadro generale credibile. “Ieri i miliziani dell’Isis hanno rastrellato numerosi giovani maschi nei quartieri della città e ora sono tenuti in ostaggio nelle moschee del centro”: lo affermano gli attivisti anti-Isis di Mosul. Racconti credibili?

“Nel quartiere di Kharama, zona orientale a ridosso del cuore della capitale del Califfato, gli abitanti si sono barricati nelle case. I miliziani dell’Isis sembrano scomparsi. I civili sono terrorizzati, aspettano l’arrivo dei liberatori. Ieri molti sono finiti in mezzo al fuoco incrociato. Un’intera famiglia è stata uccisa”. Fonti non precisate.

Per fortuna c’è la stampa straniera. “Secondo l’Independent che cita fonti curde, in città si troverebbe ancora il califfo Abu Bakr al Baghdadi. Se è lì, e se viene ucciso, questo causerà la caduta dell’Isis, ha detto Fuad Hussein, capo di gabinetto del presidente curdo Massoud Barzani”.

La stampa che cita altra stampa e successive affermazioni politiche, è segno di guai in vista, con il possibile moltiplicatore di bugia, pur che ci sia la prima a dare il via al rosario.

“La Nona Brigata dell’Esercito iracheno avanza inesorabile anche da ovest e ora è a ridosso della zona occidentale di Mosul”, ha annunciato il generale di Brigata Yahya Rasul, dal Joint Operation Command di Makhmur (a sud) da dove coordina l’offensiva militare irachena.
“Lasceremo ai seguaci di Baghdadi un corridoio aperto a ovest. Sarà un corridoio della morte per loro. Li spazzeremo via con i raid aerei. La zona diventerà il cimitero dei jihadisti”.
Credibili sti generali iracheni dopo Saddam? Bah, vedremo presto.

“Le truppe irachene sono impegnate inoltre in violenti combattimenti con sacche di resistenza dei jihadisti a Gagjali, il quartiere est di Mosul dove le forze di Baghdad hanno sbaragliato l’Isis due giorni fa, entrando in città dopo 15 giorni di offensiva”, riferisce all’ANSA una fonte della sicurezza di Baghdad. “Sul fronte ovest, almeno 15 combattenti delle milizie filo-Iran, Hashd al Shaabi sono rimasti uccisi a Tall Afar per le trappole piazzate dall’Isis. I feriti sono 30, annuncia un comandante citato da Rudaw”.

Dettagli a cui manca lo scenario

Fonti incerte, quadro d’insieme assente. Un resoconto di parte militare con troppi buchi logici, per convincere.

A Sirte, in Libia, il primo d’agosto sono iniziati i bombardamenti Usa per dare supporto alle milizie governative che dovevano snidare poche centinaia di jihadisti rimasti. Tre mesi di bombardamenti dopo, Sirte jihadista ancora resiste.

A Manbij, in Siria, l’ultima città persa dal gruppo Stato islamico, la battaglia è durata 71 giorni.
E Mosul è nove volte Manbij. Ha ancora un milione di abitanti, cosa che complica i movimenti, e il califfato è stato proclamato in una delle sue moschee, è la sua capitale. Per l’IS ha un valore simbolico, non solo militare. E l’IS ha avuto mesi per prepararsi, osserva Francesca Borri su Internazionale.

Dunque, siamo stati avvertiti. L’Isis resisterà con ogni mezzo. Gas inclusi. Anche se il problema vero, rilevano gli osservatori più attenti e meno front line, i jihadisti sarebbero da entrambi i lati del fronte. Che vuol dire?

Vuol dire che, nonostante i miliardi di dollari spesi dagli Stati Uniti, l’esercito iracheno ancora oggi non ha che cinque brigate in condizione di combattere. Circa cinquemila uomini. E la battaglia, quindi, è affidata alle milizie sciite. Con tutto ciò che sappiamo essere accaduto nella precedente città liberata, Tikrit, dove nacque Saddam Hussein, contro i sunniti ritenuti complici di fatto del Califfo.

Il mondo visto da Baghdad

Sapete di cosa si sta preoccupando in questi giorni il parlamento iracheno che speriamo possa governare domani il Paese liberato dal Califfato? Con tutto quello a cui ha da pensare, in questi giorni il parlamento ha approvato una legge che vieta l’alcool.

05/11/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: www.remocontro.it

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L'Autore

Ennio Remondino
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