Tutti con l'elmetto

Il parlamento italiano approva la missione difensiva contro gli Houti. Anche il movimento 5 stelle tra il popolo palestinese e le imprese locali preferisce difendere queste ultime.


Tutti con l'elmetto

Il parlamento italiano ha raggiunto l’intesa sulla missione ASPIDES. Quasi all'unanimità, con l’eccezione di Alleanza Verdi Sinistra Italiana, il parlamento da il suo ok  -a dire il vero le navi erano già all’azione ma questo è un dettaglio- alla missione militare, cosiddetta difensiva, che dovrebbe proteggere il transito di plusvalore di passaggio nello stretto di Bab al-Mandab. Come sappiamo dopo l’escalation in medioriente e la tremenda aggressione imperialista e genocida di Israele nella striscia di Gaza,  il gruppo armato yemenita denominato Houthi, in solidarietà con il popolo palestinese ha intrapreso una battaglia che si è concentrata nel colpire le navi cargo dirette inizialmente in Israele e poi in un secondo momento anche quelle dirette in Eruopa, che, per ovvie ragioni logistiche, attraversano lo stretto dianzi alle coste yemenite per raggiungere il canale di Suez ed in tal modo evitare la circumnavigazione dell’Africa risparmiando sui notevolmente sui costi di trasporto. Gli attacchi degli Houthi hanno generato una risposta militare rabbiosa da parte degli USA e della Gran Bretagna i quali hanno sferrato un micidiale attacco aereo che, come da manuale di guerra occidentale, aveva ed ha l’obiettivo di radere al suolo interi villaggi allo scopo di terrorizzare la popolazione locale. 

Meno aggressiva di quella anglo-americana ma pur sempre una complessa operazione militare fuori dai nostri confini è invece la missione ASPIDES, concepita dall’Unione Europea “per difendere la libertà di navigazione”, così si legge nei rapporti internazionali e  capitanata dall’Italia che guida la flotta navale che dovrebbe difendere i cargo dagli attacchi dei ribelli yemeniti. Questa missione rivela alcuni aspetti interessanti, intanto mostra in maniera evidente come nell’era imperialista i confini non sono più semplicemente quelli geografici ma quelli delineati delle catene di plusvalore. Ogni paese o polo imperialista deve necessariamente difendere i propri interessi economici cioè difendere la possibilità che il plusvalore possa certamente continuare ad essere estratto nei paesi esteri direttamente interessati da investimenti,ma poi, cosa altrettanto importante,che esso possa poter circolare e in tal modo completare la propria rotazione accumulandosi sotto forma di nuovo capitale accresciuto, il tutto a velocità sempre crescenti. In effetti se per un verso dinanzi alla caduta del saggio di profitto diviene necessario per il capitale  agire sul saggio di sfruttamento, per un altro verso è decisivo che l’accumulazione proceda a velocità sempre più elevate. In tal senso la conquista di nuovi mercati esteri e la protezione delle catene logistiche diviene fondamentale per assicurare la massima velocità possibile di “ritorno degli investimenti”. Questo secondo aspetto, cioè la rapidità di rotazione e quindi di accumulazione, appare al momento come l’elemento su cui più insiste il capitale visto che sull’aumento del saggio di sfruttamento la classe dominante non trova particolare resistenza nella lotta di classe dal basso anche se con l’aumento dell’inflazione in diversi paesi europei nell’ultimo anno si è registrato un aumento delle lotte economiche per il salario.  Specie la piccola e media impresa italiana ed in generale europea, sottoposta ad una feroce guerra per accaparrarsi le commesse dei grandi monopoli, fa leva, non potendo contare su economie di scala, sulla velocità di accumulazione quale elemento per restare a galla nella crisi da sovrapproduzione. Non stupisce che il Movimento 5 Stelle abbia votato a favore della missione visto che una parte decisiva della base sociale di questo movimento è costituita proprio dalla piccola impresa italiana ed è proprio per bocca di un esponente di questo movimento, l’onorevole Marco Pellegrini membro della commissione difesa, che intervistato dall’intollerabile giornalista Zanchini di “radio anch’io” riferisce una spiegazione del loro voto favorevole la più chiara possibile: “gli interessi nazionali e la loro difesa oggi si fa anche fuori dei nostri confini, la difesa del traffico marittimo significa la difesa delle nostre imprese e quindi la difesa dell’interesse dei cittadini e cioè della nazione”.  Pellegrini ha fornito, forse inconsapevolmente, la più genuina definizione di imperialismo. I confini sono variabili e si posizionano  là dove sorge e transita il plusvalore e lì si concentrano le forze militari della nazione. Questo vale anche per l’altra questione internazionale di notevole importanza e cioè la guerra Russo Ucraina,  dove il nostro paese ha investito ingenti risorse economiche sottratte allo stato sociale. Senza minimamente curarsi nemmeno di un formale passaggio in parlamento infatti il governo Meloni ha chiuso un accordo bilaterale con Zelensky -tra l'altro capo di governo di un paese belligerante-  che ci impegna a sostenere militarmente, nelle svariate forme che questo implica, a tempo indeterminato e per minimo dieci anni la ricostruzione del paese e i rifornimenti militari per la prossima eventuale controffensiva visto che quella attuale è miseramente fallita. Tutte spese di guerra che ovviamente lo stato taglierà dai servizi essenziali scaricandoli in tal modo sul salario indiretto. Purtroppo l'ambiguità del movimento 5 stelle, che pure ha assunto sulle politiche del lavoro delle posizioni avanzate, è tipica nel quadro delle forze economiche dell’attuale modo di produzione, posizioni sempre oscillanti alla ricerca di un equilibrio impossibile di conciliazione tra le classi, tra la ricerca di un consenso di massa -che richiederebbe programmi progressisti- ma sempre in piena compatibilità con l’economia di mercato. Proprio queste “oscillazioni” dovrebbero essere il punto di riferimento delle forze della sinistra radicale: con una meditata politica non settaria le forze più radicali hanno la possibilità di spostare le forze piccolo-borghesi su posizioni più avanzate. La protesta avvenuta davanti al Viminale nelle ore successive alla violenza degli agenti di polizia sugli studenti di Pisa, ha visto la partecipazione in piazza di un agglomerato composito di forze politiche, un potenziale fronte antifascista.  E evidente che questa tendenza ad essere così reazionari da parte del governo, a fare i “poliziotti cattivi” centralizzando il dibattito pubblico sulla questione della democrazia,  è parte di un disegno consapevole, tipico nel raffinato gioco dell’alternanza di cui la borghesia è maestra, ma al contempo è un campo aperto di battaglia dove le forze di sinistra hanno la notevole possibilità di sviluppare il decisivo passaggio tra antifascismo e antimperialismo.

08/03/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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