Il Manifesto degli economisti sgomenti

Il Manifesto degli economisti sgomenti è nato in Francia dall’iniziativa di 700 economisti nel 2012.


Il Manifesto degli economisti sgomenti

Nel manifesto, gli economisti sgomenti elencano e smentiscono 10 false certezze su cui il paradigma neo-liberista si fonda e che, secondo la loro tesi, ha condotto alla crisi nella quale ci troviamo oramai da quasi 10 anni.

di Laura Nanni

Mi permetto di presentare e di invitare alla lettura di questo testo, di cui ho fatto cenno in un precedente articolo. Non sono un’esperta di economia, però ho ritenuto importante completare il discorso che ho iniziato traducendo un articolo da Libération sulle lotte in Francia contro le leggi sul lavoro e la Nuit Debout. Infatti Fréderic Lordon, filosofo ed economista, uno dei promotori della protesta ha aderito a questo Manifesto.

Il Manifesto degli economisti sgomenti è nato in Francia dall’iniziativa di 700 economisti, riuniti nell’associazione Les économistes atterrés, anno 2012.

Nel manifesto, gli economisti sgomenti elencano e smentiscono 10 false certezze su cui il paradigma neo-liberista si fonda e che, secondo la loro tesi, ha condotto alla crisi nella quale ci troviamo oramai da quasi 10 anni. Pertanto, gli economisti sgomenti ritengono opportuno aprire un dibattito democratico sulle scelte di politica economica in Europa, per mettere in discussione le basi teoriche delle politiche dei governi che si basano su false certezze, e per illustrare la pluralità di scelte che saranno possibili solo a condizione che si riduca la morsa finanziaria sulle politiche pubbliche.

La riflessione parte dal rapporto debito/Pil, ponendo il focus sulle manovre restrittive che comprimono il Pil, dal momento che, se il tasso d’interesse è maggiore del tasso di crescita, il deficit aumenta a ritmi esponenziali.

Gli economisti sgomenti criticano la dipendenza delle politiche dei governanti dai mercati finanziari, dal momento che si preoccupano di agire solo per rassicurarli e assecondarli, cosa del tutto irrazionale. Infatti, i mercati finanziari non sono per definizione efficienti. Non sono come i mercati in cui si scambiano i beni comuni: in campo finanziario le valutazioni, lo sappiamo, sono soggettive e variabili, sono ipersensibili, in quanto variano secondo gli attacchi speculativi. Dipendono dal potere dei capitali che si spostano nei luoghi in cui il rendimento è più alto, volano letteralmente via.

Il fatto che emerge dai punti che vengono esposti dagli economisti sgomenti, nella sua nitida verità, è l’assurdità della convinzione (quella che viene sostenuta in tutti i modi da governanti e media che la giustificano), che il debito pubblico sia colpa di lavoratori, pensionati, del sistema del servizio sanitario e di assistenza; quando invece la voragine nei conti degli stati è stata causata dai salvataggi di banche e di società finanziarie durante la crisi. Insomma il re è nudo, come nella fiaba, ma nessuno ha il coraggio di dirlo chiaramente nei luoghi tradizionali.

In Europa, invece di puntare alla crescita, si specula sui debiti degli Stati.

Oggi, le istituzioni finanziarie private sono le uniche che possono ottenere liquidità a basso costo dalla banca centrale europea (BCE), gli Stati si rivolgono a queste per chiedere prestiti e la loro posizione si aggrava proprio perché manca solidarietà tra i paesi europei, a cui si aggiungono le agenzie di rating che accentuano la sfiducia. Ma chi sono e come operano queste agenzie? E, soprattutto, bisogna evitare che possano condizionare così pesantemente le politiche dei governi, facendo cadere fulmini e saette su intere popolazioni.

Un’altra delle critiche, colpisce la credenza che i mercati finanziari favoriscano la crescita economica. Viene chiarito il perché. Ci sono poi concrete proposte per una riforma economica in Europa, alternative alla politica neo-liberista. Ne riporto qualche esempio. Le quattro misure per ridurre inefficienza e instabilità dei mercati finanziari, propongono di separare i mercati finanziari e le attività degli operatori finanziari dai mercati monetari/operazioni di finanziamento alle imprese; di impedire alle banche di speculare in proprio; di controllare i movimenti di capitali e tassare le transazioni finanziarie; di consentire le transazioni finanziarie in funzione dei bisogni dell’economia reale e di imporre un tetto ai guadagni degli operatori di borsa.

Ed ecco le misure che mi hanno più entusiasmata: le due misure che les économistes atterrés formulano per evitare di ricorrere a politiche di bilancio negative sul piano economico e sociale, per creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile e per ridurre il livello di disoccupazione, consistono nel mantenere stabile, o meglio ancora nell’aumentare il livello di protezioni sociali; nell’aumentare la spesa pubblica per istruzione, ricerca e per la riconversione ambientale.

Il manifesto è un manuale per capire la crisi e per combatterla, il linguaggio è chiaro; contiene 22 contro proposte alle politiche neo-liberiste dell’Europa. Credo che sia utile leggerlo per capire, perché più siamo consapevoli di come funzionano le cose in questa lunga fase critica, più siamo in grado di condurre una battaglia su piani diversi e di fare proposte concrete.

Il libro è uscito in MINUM FAX nel gennaio 2012, è una voce autorevolissima, ma fuori dal coro istituzionale degli economisti.

La Nuit Debout nel frattempo si organizza, dilaga nelle città francesi, continuando a dare appuntamenti ed invitando alla partecipazione anche al di fuori dei confini. Un testo collettivo chiama alla partecipazione in place de la République e in tutte le piazze della Francia, dal 28 aprile e in particolare dal primo maggio, “per discutere, per fare il punto sulle lotte, sugli accordi e disaccordi e le speranze comuni. Insieme possiamo fare paura all’oligarchia, possiamo vincere.”

Da domenica, è stato occupato il teatro Odéon a Parigi dal coordinamento dei lavoratori precari e intermittenti (CIP), che hanno appeso sulla facciata degli striscioni in cui è scritto: Di soldi ce ne sono, costruiamo dei Nuovi Diritti.

Vogliamo seguire e partecipare a questa chiamata.

29/04/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Laura Nanni

Roma, docente di Storia e Filosofia nel liceo. Fondatrice, progetta nell’ A.P.S. Art'Incantiere. Specializzata in politica internazionale e filosofia del Novecento, è impegnata nel campo della migrazione e dell’integrazione sociale. Artista performer. Commissione PPOO a Cori‐LT; Forum delle donne del PRC; Stati Generali delle Donne.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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