De Magistris e il fronte popolare per la pace

Intervista a De Magistris sui prossimi passaggi elettorali. L’unità a sinistra, sempre difficile da farsi, in questo momento va ricercata ad ogni costo tra coloro che credibilmente, negli anni, si sono schierati sempre dalla parte dei subalterni e dalle pace contro i guerrafondai e i loro interessi.


De Magistris e il fronte popolare per la pace

 

Abbiamo raggiunto Luigi De Magistris al telefono, che ringraziamo nuovamente, per questa intervista sui prossimi passaggi politico-elettorali e sulla questione dell’autonomia differenziata. Certamente possiamo dire che condividiamo in pieno la spinta unitaria e le preoccupazioni intorno alla frammentazione della sinistra. 

 

Siamo con Luigi De Magistris che ha in qualche modo fatto una chiamata generale all'unità della sinistra in previsione delle elezioni europee, ma anche perché questo processo di unità aspetta ormai da troppo tempo e il quadro generale politico ovviamente si sta complicando ancora di più: è evidente da una parte una destra che sta dando dei colpi non indifferenti e dall'altra una sinistra parlamentare di fatto bloccata, lascio la parola a De Magistris per approfondire le ragioni dell’unità e per capire come proseguire in questo appello alla sinistra.

E’ tutto così complesso ma potrebbe anche essere tutto molto semplice perché secondo me la parola pace rappresenta un discrimine.  Io credo che in questo momento si dovrebbero mettere insieme quelli che con coerenza, serietà e credibilità hanno posto il tema della pace contro le guerre non in modo retorico, perché nessuno teoricamente si dice a favore della guerra. Quindi quando io parlo di coerenza e credibilità parlo di chi si è schierato per la pace e contro l'invio delle armi, per la diplomazia Europea, contro il riarmo, contro le armi nucleari, per firmare i trattati della messa al bando delle armi nucleari, per la Palestina liberata e libera, contro il genocidio di Israele. Questo, per fare degli esempi concreti, dovrebbe essere il perimetro in cui bisogna mettersi insieme in un momento di così grave emergenza internazionale. Il Papa parla di terza guerra mondiale, abbiamo guerre che si espandono, abbiamo il rischio addirittura di conflitto nucleare, eviterei in questo momento storico di mettersi in fila a fare la scissione dell'atomo. Poi su tutto il resto chiaramente si discute, perché non è solo la guerra e la pace in Europa, ci sono temi fondamentali, collegati anche alla questione guerra, c'è la giustizia economica, la giustizia sociale, la giustizia ambientale, la fratellanza universale e tutto ciò che ne consegue. Io partirei da qui. C'è un'emergenza internazionale, mettiamo insieme quelli che vogliono portare una voce in Parlamento netta, radicale e forte, non ambigua per svoltare sulla questione della pace. 

Anche perché storicamente, De Magistris, la guerra è stato un passaggio molto caratterizzante per la sinistra, questa guerra in particolare come giustamente lei ha sottolineato ha delle conseguenze immediate sulle condizioni sociali delle persone, anche se poi la stampa la racconta in un altro modo. Non a caso viene tirata fuori spesso una propaganda militaresca che pensavamo appartenesse al passato. Ma l'inflazione, il costo della vita, il mancato adeguamento dei redditi, soprattutto salari e pensioni, hanno tutti un minimo comune denominatore che è la guerra ed è soprattutto la crescita dell'apparato industriale militare.

La guerra ha ulteriormente accentuato le disuguaglianze, non che prima non ci fossero ma le ha rese ancor più dure e drammatiche. La prima ingiustizia clamorosa è che noi ci siamo sentiti dire nel corso degli anni, ho fatto anche l'amministratore locale quindi ne ho contezza precisa, che non ci fossero soldi per i diritti, per la sanità, per il lavoro, per i beni comuni, per le infrastrutture primarie, per la scuola, per tante cose, perché dicevano “il pareggio di bilancio, maastricht, il Fiscal Compact, la Spending Review”, sono gli stessi che in pochi mesi hanno trovato oltre 500 miliardi di euro di armi da mandare in Ucraina vendendola come necessità assoluta per trovare presto la pace, abbattere Putin e tutta la propaganda che abbiamo conosciuto. Tutto falso! Perché abbiamo oltre 500.000 vittime nel cuore dell'Europa tra morti e feriti, devastazione di intere città o borghi, per non parlare dell'ambiente. Per non parlare di un'Europa ancora più debole, quindi sono gli stessi che parlano di Europa che l'hanno indebolita rispetto agli Stati Uniti e rispetto alla Cina. Per non parlare delle speculazioni sull'energia con il risultato che i poveri  aumentano, il ceto medio che è sempre più povero e un pezzo, sempre gli stessi, che si arricchiscono grazie anche alla guerra. Ecco perché c'è una necessità impellente  di alzare la voce tra i pacifisti, tra i laici e i cattolici, tra le associazioni, tra i partiti, tra i movimenti, mi riferisco ovviamente a quelli che hanno credibilità, perchè sotto le elezioni molti si scoprono pacifisti ma ricordiamoci che sulle armi, sull'aumento della spesa militare, sulla Nato, il problema non è solo il governo Meloni o Draghi ma il problema viene da lontano. Cito solo un esempio, negli ultimi 10 anni c'è stato più o meno una sforbiciata di circa 50 miliardi di euro di tagli alla sanità e questa è la stessa cifra che l'Italia ha messo per le armi. Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto tutti i governi, non abbiamo avuto solo la destra, abbiamo avuto i pentastellati, abbiamo avuto il centro-sinistra, abbiamo avuto “il governo dei migliori”. Ecco perché è necessario fare una lista della pace. Se poi però anche tra i pacifisti ci si divide, ripeto anche su cose giuste, si rischia di far il gioco ai guerrafondai. 

Rispetto alla sua sollecitazione sono arrivati dei ni e dei silenzi. Ecco diciamo che servirebbe un’ulteriore richiamo secondo lei affinché poi anche queste posizioni cambino un po' oppure lei comunque va avanti per il suo percorso e dritto all'obiettivo?

Ma guardi io sono sempre di più un battitore libero, ho dato la mia disponibilità a fare il portavoce di Unione Popolare che è uno spazio politico, non è un partito, non è un movimento, continuerò a fare quello che ho sempre fatto nella vita, cioè mettere il massimo della passione civile con la mia storia che comunque è una storia fatta di coerenza, sia quando ho fatto il sindaco, il magistrato, l'attivista politico, “l'uomo di cultura”, lo scrittore, il giurista. Quindi io vado dritto a fare le battaglie, poi ognuno si assume la sua responsabilità. Se vuole la mia opinione non sono molto ottimista perché viviamo in un momento storico in cui c'è poca passione e c'è anche un buio della ragione, dove molti pensano solamente ai loro interessi. Anche dalla sinistra, lei prima giustamente ha citato l'opposizione, è un'opposizione che non avanza perché non ha la credibilità di una storia chiara e netta degli ultimi anni. Poi c'è anche una legge elettorale che chiaramente non aiuta. Quindi ci sarebbe uno spazio enorme per costruire un'opposizione sociale, un'opposizione pacifista, una proposta alternativa anche perché dove lo si è fatto ha funzionato. Io nella mia esperienza per esempio di sindaco in “direzione ostinata e contraria”, rispetto agli schieramenti politici tradizionali, i risultati sono arrivati. Perché non provarci per le europee? Mi sembra che finora al netto di alcuni che condividono, io ho letto tanti appelli interessanti di intellettuali che si sono schierati,  c’è tanta gente che vorrebbe questa unità. Io quando cammino per strada, molti mi chiedono: ma perché non cercate di unirvi almeno tra quelli che, diciamo, non si sono sporcati le mani sulla guerra o su altro? Però poi sento appunto come giustamente diceva lei, silenzi, ni e distinguo. Poi c'è anche chi pensa magari a sistemare di più se stesso, la poltrona, il familismo e tante altre cose. Il momento storico richiederebbe più passione, più disinteresse, più amore per il bene comune. Quindi la voce rimarrà alta, poi se ci sono le condizioni per fare una lista a questo punto non lo so. Se non ci sono si continuerà a lottare, anche perché non è solo il Parlamento Europeo il luogo in cui portare queste battaglie. E’ negativo se si perde questa opportunità, non c’è dubbio. 

 

Domanda: Un'ultima domanda non gliela posso non fare, sull'autonomia differenziata che se vogliamo è un'altra fonte di guerra importante perché qui si rischia la frammentazione del paese e quindi è anche importante che la risposta venga diciamo dal popolo, dalle reti che in questi mesi si sono formate. Però il percorso è molto duro. Lei si è fatto un'idea, diciamo, ci può dare dei punti di riferimento?

 

Risposta: Sono molto d'accordo con quello che lei ha detto nella domanda che è anche una considerazione: se non si mette in campo una consapevolezza e una mobilitazione popolare questa lotta si perde. Perché purtroppo da un punto di vista istituzionale la strada la stanno percorrendo quasi tutta, non credo che alla Camera ci sarà un particolare opposizione. Del resto gli oppositori in Parlamento sono quelli che hanno spianato la strada all'autonomia differenziale, quindi oggi non nascondiamoci dietro a un dito. La modifica del titolo quinto l'ha fatta sostanzialmente il Partito Democratico. Molti presidenti di regione del Partito Democratico, che adesso si dichiarano contrari, sono favorevoli. Alcuni di questi non vedono l'ora, sotto sotto, che la riforma passi. Quindi se guardiamo alle istituzioni parlamentari consideriamo per già fatta l'autonomia differenziata. Al Nord la vogliono quasi tutti. Quindi ciò che può cambiare la storia sono solo due fattori: una grande, forte, mobilitazione popolare soprattutto meridionale, che in questo momento non c'è perché il popolo non percepisce la quadratura aggressiva di questo disegno, e poi ci saranno dei rimedi giuridici che chiaramente si faranno. Fior fior di costituzionalisti sono schierati contro questa autonomia differenziata che è devastante per il nostro paese, per i diritti uguali per tutte le persone che vivono in Italia. Ci saranno rimedi in varie sedi, il referendum un po' complicato si proverà a farlo. Io farò di tutto perché cresca la consapevolezza popolare per un'opposizione che parta soprattutto da subito, quindi se questo non accade Io credo che anche il referendum qualora si riuscisse anche a metterlo in piedi non sarà assolutamente una passeggiata perché io giro molto l'Italia e al centro nord l’autonomia secondo me passa. 

09/02/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Fabio Sebastiani

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: