Il G7 tra deflazione e conflitti territoriali

L'attenzione è concentrata sull'austerità tedesca e sulla nuova ambizione da potenza del Giappone.


Il G7 tra deflazione e conflitti territoriali Credits: Fonte: https://www.flickr.com/photos/whitehouse/7229329082/

Il 26 e il 27 Maggio si terrà il 42esimo vertice del G7, a Shima, in Giappone. Ufficialmente l'argomento principale del summit sarà il rallentamento dei mercati emergenti. In realtà l'attenzione è concentrata sull'austerità tedesca e sulla nuova ambizione da potenza del Giappone.

di Paolo Rizzi

Dal G8 al G7

I grandi vertici internazionali sono spesso passerelle mediatiche in cui i capi di stato e di governo decidono poco o nulla, mentre il reale lavoro diplomatico viene svolto giorno per giorno lontano dai riflettori. Questo è ancora più vero da quando il G8 ha sospeso la partecipazione della Russia in seguito alle vicende di Ucraina e Crimea, tornando a essere G7: Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Giappone, Germania, Francia e Italia. Sette paesi tutti interni al sistema di alleanze statunitense.

Austerità e deflazione

L'esclusione dalla Russia dal G8 non significa però che i rimanenti sette operino senza attriti. In particolare in questa sessione quello che preoccupa gli Stati Uniti è la mancanza di crescita economica. Le misure del PIL in lieve crescita nei paesi sviluppati sono utili per la propaganda, ma i segnali dell'economia reale sono preoccupanti. Ad Aprile segnali di deflazione, l'abbassamento dei prezzi e di conseguenza dei salari, sono stati registrati nella zona euro, in Giappone e negli Stati Uniti. Le spiegazioni ufficiali si barricano dietro l'aumento del commercio online, con costi naturalmente più bassi, ma anche nelle istituzioni economiche internazionali si comincia a puntare il dito contro l'austerità.

Il Fondo Monetario Internazionale e il Ministero del Tesoro USA ormai accusano esplicitamente la Germania di risparmiare troppo, sia le famiglie sia le imprese. In questa maniera la Germania, che continua ad esportare più di quanto importi, si affida alla domanda estera e crea “un modello non replicabile da altri paesi e che potrebbe non essere sostenibile per la stessa Germania in un mondo in cui la domanda è in calo”. Queste sono le parole di Jason Furman, economista e consigliere vicinissimo al Presidente Obama.

Chiaramente le accuse che verranno mosse al G7 taceranno che l'enorme quantità di risparmio delle famiglie e i bassi consumi sono conseguenza delle “riforme”: decenni di continui tagli al sistema previdenziale e, in generale, contro i lavoratori, hanno portato le famiglie a mettere da parte ogni risorsa possibile per il futuro, di sicuro non a spendere per sostenere i consumi interni.

D'altra parte va ricordato che l'ultra austerità tedesca è uno dei problemi ma non è l'unico. Se molti, anche a sinistra, guardano con simpatia al governatore della BCE Draghi coi suoi colpi di bazooka (inefficaci, come già riportato da La Città Futura), va ricordato che le politiche espansive non sono la panacea di ogni male. Lo stesso Giappone, che da anni immette sul mercato quantità enormi di “denaro fresco”, si trova nella stessa situazione di deflazione, pur avendo evitato gli aspetti peggiori dell'austerità sulla disoccupazione.

Il nuovo Giappone, potenza regionale

L'incontro del G7 sarà anche una passerella per il Giappone e le sue ambizioni da potenza regionale. Il capo del governo Shinzo Abe intende mostrare al mondo l'immagine di un paese che accresce la sua influenza sull'Asia mantenendo rapporti sereni coi suoi vicini. In questo senso la diplomazia ha lavorato con la Russia e la Cina per cercare di dare una soluzione, o una modalità per trovare la soluzione, ai casi di territori contesi. Notizie ufficiali sulle trattative con Mosca non sono state diffuse ma varie fonti riportano che sia stata discussa la disputa sulle Isole Kurili. Alcuni media hanno riportato il risultato raggiunto a Pechino come un comune accordo per migliorare le relazioni, in realtà si tratta più di alcuni pre requisiti che il Ministro degli Esteri cinese ha presentato al collega giapponese, tra cui il riconoscimento dei legittimi interessi di entrambe le parti e la necessità di dare conseguenze pratiche alle dichiarazioni di buon vicinato.

Si tratta di una manovra di pubbliche relazioni che sta in ogni caso dando i suoi frutti, data la percezione diffusa di un Giappone totalmente vittima delle mire espansionistiche cinesi o dei test nucleari nordcoreani. Nella realtà, il Giappone sta sempre più rapidamente abbandonando il pacifismo previsto dall'Articolo 9 della Costituzione. Da decenni ormai le cosiddette “Forze di Auto Difesa” (in giapponese, jietai) sono un vero e proprio esercito, da pochi mesi sono state approvate le “leggi di guerra” che permettono alle jietai di partecipare a missioni di combattimento all'estero. Contro queste leggi si è formato un fronte largo di opposizione guidato de facto dal Partito Comunista Giapponese, che si propone di formare un governo che resti in carica pochi mesi per eliminare le leggi di guerra. Nonostante la forte opposizione, negli ambienti di governo ormai si parla anche della possibilità di dotare il paese di armamenti nucleari.

La passerella del G7 comprende anche l'invito dei leader di Sri Lanka e Vietnam. La presenza dei vietnamiti in particolare è importante, dato che hanno appena firmato la Trans Pacific Partnership, il trattato di libero scambio “gemello asiatico” del TTIP elaborato in contenimento della Cina.

Questa sessione del G7 sarà quindi una passerella per un Giappone che vuole porsi come contro peso alla Cina e una cartina tornasole per capire se e quanto i paesi occidentali vorranno incalzare la Germania sull'austerità.

 

Riferimenti:

http://www.businesswire.com/news/home/20160517006715/en/Adobe-Digital-Price-Index-Reports-Signs-Deflation

http://www.nytimes.com/2016/05/19/business/international/japan-economy-deflation-prices.html

http://www.marketwatch.com/story/eurozone-slides-back-into-deflation-in-april-2016-05-18

21/05/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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Paolo Rizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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