“La sciagura”

La destra ha la maggioranza: i risultati sono noti. Ma chi è “il” presidente del Consiglio? Nel libro di Andrea Scanzi si presenta il profilo politico di Giorgia Meloni, ma non è delineata un’alternativa ideologica al suo governo.


“La sciagura”

Nella storia della nostra Repubblica, il presidente del Consiglio dei ministri è stato sempre all’attenzione dei media per il suo profilo sociopolitico, a volte anche con operazioni di satira che lo hanno delineato nelle pieghe del suo agire politico, per le sue scelte legislative e, complessivamente, per il suo modo di governare. Ovvero si sono ogni volta sottolineati gli aspetti critici, ma mai, per quanto io ricordi, un libro dedicato al presidente del Consiglio ha avuto come titolo “La sciagura”, riferendosi alla sua figura, come evidenziato dal sottotitolo “Giorgia Meloni e il suo governo disastroso”.

Questa pubblicazione (pp.197 - dicembre 2023, edita dalla Società Editoriale Il Fatto Spa) rappresenta un’ottima iniziativa editoriale che ha come autore Andrea Scanzi, scrittore e giornalista del Fatto Quotidiano. Ha il pregio di leggersi con leggerezza, ed è bene così perché la nostra quotidianità è già gravata da problemi soffocanti, e presenta un quadro molto articolato del profilo politico e culturale di Giorgia Meloni, ma ha il limite di non far intravedere, neanche tra le righe, un’alternativa al suo governo.

L’alternativa non è idealizzata in quanto l’autore non ha un proprio riferimento teorico ed ideologico, e, quindi, non delinea nessuna pratica di contrasto all’esistente, come se il capitalismo liberista, onorato dal governo Meloni, fosse l’ultima spiaggia dell’umanità.

Il libro di Scanzi è nell’insieme un’opera rigorosa sotto l’aspetto dell’informazione con le ricostruzioni di fatti politici ben delineati, ma le sciagure, sia chiaro, sono per l’economia delle nostre famiglie e per i servizi che non ci sono, come la sanità pubblica. Giorgia Meloni, mediante il suo governo di destra estremista e autoritario, sta imprimendo una svolta istituzionale devastante per la democrazia nel nostro paese, che avrà conseguenze per l’economia pubblica, la cultura e l’istruzione, ovvero scuola e università.

La gravità del suo governo purtroppo non viene messa in evidenza nel libro; infatti manca un’analisi dell’annunciata riforma costituzionale del premierato e dell’autonomia differenziata, già votata al Senato, nonché delle finanziarie del 2023 e 2024. Quest’ultima, come annunciato (il libro è stato pubblicato alla fine

di novembre del 2023), ha previsto l’abolizione del reddito di cittadinanza.

Il libro presenta un quadro molto articolato: 9 profili descrivono sia le attività del Presidente del Consiglio, sia il suo profilo politico. Sottolineo “il” presidente, poiché esigere di essere chiamata, come ha fatto la Meloni, “il” presidente e non “la” presidente significa non riconoscere la parità tra uomo e donna. Scanzi, è vero, cattura la nostra attenzione e ci invita ad una serie di riflessioni su chi ci governa. Non è un’opera dal classico linguaggio politichese e presenta argomenti facilmente comprensibili perché sono parte dei problemi che ci accompagnano in questa fase, priva di prospettive a livello istituzionale anche se non espressamente dichiarato. I fatti politici scivolano veloci, anche se, va detto, non si volatilizzano durante la lettura. Per alcune tematiche sarebbero stati necessari degli approfondimenti per cogliere meglio alcuni significati politici che restano un po’ in chiaroscuro, ma ciò fa parte delle scelte di Scanzi. Queste scelte si devono all’obiettivo del libro, che è stato quello di produrre un’opera per far conoscere a tutti, anche a coloro che non seguono la politica, la sequela delle scelte di governo legate all’attività della presidente del Consiglio dei ministri; tuttavia, tutto ciò non è sufficiente in quanto occorre dare una prospettiva che presenti obiettivi raggiungibili. Solo per sottolineare alcuni titoli dei capitoli cito “Lei è Giorgia” a cui segue una “bibliografia breve” che illustra sinteticamente i dati biografici essenziali. Il capitolo successivo “Satira e famiglia” presenta un sottocapitolo (p. 105) “Meloni difende la famiglia: la sua, però” in cui l’autore in 13 righe presenta il quadro triste e noto, che è stato all’attenzione dei media, in cui è rappresentato il punto massimo delle contraddizioni della Meloni, le quali sono, anche simbolicamente, un mix tra satira e politica e riguardano il profilo della presidente. Un capitolo da approfondire è quello finale, il nono, intitolato “Un governo di alto profilo”, che delinea diversi aspetti e relazioni tra la sua pratica di governo e la dietrologia politica sulla stessa. Chiediamoci, proprio leggendo questo capitolo, chi è oggi la nostra presidente del Consiglio dei ministri.

Sono 20 le articolazioni di questo capitolo finale; tuttavia, ho scelto di presentare “Ti piace la comunicazione di questo governo?” perché in poche righe, che è una caratteristica dell’autore, presenta in modo equilibrato i vari aspetti dell’informazione politica ampiamente nota. I gradi di giudizio dell’autore su questo aspetto si mettono a verifica corrente in quanto Scanzi scrive “Che dite: sono stato abbastanza chiaro?” che sembrerebbe un paradosso in sé; tuttavia, secondo me, è proprio qui l’’importanza di quest’opera, che invita il lettore ad approfondire e interrogarsi sul perché Giorgia Meloni a livello d’informazione fa soltanto propaganda senza fare comunicazione istituzionale. Certo sembra un’interpretazione raffinata per gli esperti dell’informazione, ed è vero, ma quando vediamo i telegiornali che mettono in onda servizi dominati dalle urla della presidente e in pratica la sostanza della comunicazione è zero, ci accorgiamo che l’autore di questo libro ha ragione. Un esempio su tutti è quello della costituzione dei lager per i migranti in Albania. Soldi che potevano essere spesi in Italia organizzando servizi veri di assistenza ai migranti. Il governo sostiene che il problema dei migranti sarebbe risolto. Ci vorrei credere, ma è tutto falso perché la maglia dei problemi delle migrazioni in Italia si governa promuovendo politiche di accoglimento, collocazione e inserimento nei 27 paesi dell’UE.

Giorgia Meloni è la prima presidente del Consiglio donna della Repubblica italiana e la sua vittoria è dipesa da molti aspetti contingenti, tra cui quella di aver fatto soltanto lei l’opposizione a Mario Draghi. Sebbene Giorgia Meloni abbia ampiamente dimostrato di avere problemi con la Costituzione, ricordiamoci che il 22 ottobre 2022 ha prestato giuramento al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato e al riguardo ci si chiede se è stato un atto meramente formale senza nessun reale vincolo. Fino ad oggi non si è mai dichiarata antifascista e questo pesa quanto un macigno proprio per i rapporti con la Costituzione che dovrebbe onorare. Questa presidente del Consiglio dei ministri è anche presidente dei Conservatori e Riformisti europei e pertanto la sua vittoria elettorale è stata celebrata con enfasi dai sovranisti spagnoli di Vox, dall’ex premier polacco Morawiecki e dall’Ungheria di Orbán. Giorgia Meloni è una rappresentante della peggiore destra europea, ma l’Italia non è un paese sovranista e con la Costituzione riconosce i diritti umani e tutti i trattati internazionali, cosa che non fa ad esempio Orbán, che è il suo migliore alleato.

Varie sono le tematiche che Scanzi in questo libro presenta anche non direttamente collegate al governo e alla Meloni. Nel capitolo 2 si analizza  un tema che merita di essere ripreso. Ecco: “Ma che cos’è la destra, cos’è la sinistra” (pp.49-51). Rappresenta, secondo me, una specie di barriera dialettica creata apposta per non far decollare ideologicamente un’alternativa alla destra. Si tenga in considerazione che la sinistra non rappresenta un’alternativa al capitalismo ma opera invece riconoscendolo in tutte le sue manifestazioni e, in particolare, non è contro l’accumulazione e la concentrazione dei capitali e non si oppone con forza alle privatizzazioni. Scanzi pone due interrogativi: “Perché la sinistra si divide sempre e la destra mai? Perché a sinistra ci si sparpaglia puntualmente prima di ogni elezione e quegli altri (che peraltro in privato si odiano) fanno ogni volta muro e squadra?”. Ovviamente sono in sé giuste considerazioni però c’è da dire: ci vuole davvero tanto a riconoscere che queste aree politiche, per quanto in concorrenza tra loro, sono ambedue a favore di una società capitalistica dominante e assoluta e non vogliono neanche parlare di socialismo e comunismo?

È con questa confusione ideologica che Giorgia Meloni governa. I fatti ci spiegano perché il suo governo può essere considerato autoritario e perché è in guerra aperta con il mondo dell’informazione libera anche se cerca di oscurare le evidenze. Una spia eloquente di ciò è in quella pratica di occupazione della Rai, ma al riguardo dell’informazione, come abbiamo visto nella conferenza stampa del 4 gennaio, obiettivamente, in modo formale ha dato una risposta alla Federazione Nazionale della Stampa sulla cosiddetta Legge bavaglio e non si è assunto le sue responsabilità. Ecco: “… però io penso Presidente che lei sappia che questa norma è frutto di un emendamento parlamentare, che arriva tra l’altro dall’esponente di un partito di opposizione sul quale c’è stato un parere favorevole del Governo ma non è un’iniziativa del Governo, e questo lo dico per dire anche alla Federazione Nazionale della Stampa che la manifestazione sotto Palazzo Chigi per un’iniziativa che non è del Governo probabilmente avrebbe dovuto tenersi di fronte al Parlamento, perché è il Parlamento che si è assunto questa responsabilità”. Giusto, ma in parlamento il governo ha la maggioranza assoluta. 

Se crediamo che la Meloni sia un fenomeno marginale e provvisorio si sbaglia di grosso, e in questo Scanzi ha ragione. Alle elezioni del 25 settembre 2022 la Destra ha vinto con oltre il 43% ed ha la maggioranza nelle due Camere, grazie al premio di maggioranza. Purtroppo, la fase in corso, oltre tutto, è la fase delle guerre, e in Italia sono alimentate dal governo di destra e dobbiamo sempre tenerne conto anche quando pubblichiamo una recensione come questa. 

Con entusiasmo, come abbiamo visto nei telegiornali, questo governo ha votato più volte in parlamento l’invio di armi all’Ucraina e c’è in programma da parte del governo anche la costituzione di una ulteriore forza armata che verrebbe formata con 10mila riservisti “volontari” che, in caso di necessità, potrebbero essere attivati per affiancare l’esercito ordinario. Recentemente, il ministro della difesa Crosetto ha fatto esplicito riferimento al loro utilizzo contro le minacce all’Italia da parte degli Houthi relativamente al transito navale attraverso il Mar Rosso.

Non sappiamo quanto il fenomeno della destra durerà in Italia, in questo Scanzi ha le idee chiare e chiude il suo libro (p. 203) in un modo condivisibile ma che, come ho cercato di riferire in questa recensione, bisogna andare oltre e costruire un’alternativa. Ecco il messaggio di Scanzi: “Non sarà facile, non sarà breve e non sarà indolore. Saranno anni pesanti. Ma non abbiamo altro che questo: conoscere, reagire, resistere”.

 

23/02/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Felice di Maro

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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