Lo stoicismo

Come per Epicuro, a fondamento della conoscenza per Zenone ci sono le sensazioni che producono impressioni, ma diversamente dagli epicurei per gli stoici le impressioni non sono necessariamente vere: ci vuole l’assenso, cioè il libero giudizio della mente. Il criterio dell’assenso è l’evidenza.


Lo stoicismo

Per cinque secoli la scuola stoica è stata egemone filosoficamente nel mondo antico, prima greco e poi romano. Il suo sviluppo si è articolato in tre fasi: 1) lo stoicismo antico (III-II secolo a.C.) i cui massimi rappresentanti sono: Zenone, Cleante e Crisippo; 2) lo stoicismo medio (II-I secolo a.C.) caratterizzato da un approccio eclettico e sincretistico; 3) lo stoicismo tardo o romano (I-III secolo d.C.) i cui massimi esponenti sono Seneca e Marco Aurelio.

Zenone: vita e opere

Nato nel 332 a.C. a Cizio, nell’isola di Cipro, Zenone si forma sui libri di filosofia, generalmente delle scuole socratiche, che il padre mercante portava a casa. Giunto ad Atene nel 311 a.C. entra in contatto con gli epigoni di Socrate. Ad Atene andavano sempre più perdute le antiche libertà. Zenone entra in rapporto con gli accademici e studia logica con il megarico Diodoro Crono, cui sarò molto debitore. Intorno al 300 a.C. Zenone apre la sua scuola in una casa con un portico (stoà) affrescato da Polignoto, da cui prende il nome la scuola stoica. Invitato dal re di Macedonia, Zenone rifiuta e manda un suo liberto, che diviene familiare del sovrano, ne educa il figlio e fa istituire una biblioteca con moltissimi libri stoici. Tale biblioteca sarà condotta a Roma dagli Scipioni, divenendo il punto di riferimento per il loro cenacolo, e sarà la fonte della formazione filosofica di Cicerone e della diffusione dello stoicismo a Roma, dove diverrà la scuola dominante.

I successori di Zenone

Alla morte di Zenone nel 262 a.C. gli succede Cleante d’Asso, che sistematizza organicamente la dottrina stoica. A Cleante succede nel 232 a.C. Crisippo di Soli, che è stato denominato il secondo fondatore della Stoa. Dei molti scritti dei tre direttori della stoa antica ci restano solo frammenti e testimonianze.

Lo stoicismo medio e tardo

Se l’epicureismo rimane eguale a se stesso nel corso dei secoli, lo stoicismo conosce cambiamenti significativi dapprima ai tempi della polemica con la Nuova Accademia e poi per adattarsi al nuovo clima romano dove si sviluppa.

La tripartizione della filosofia

La ricerca filosofica è intesa dagli stoici come esercizio e studio che conduce a vivere bene, virtuosamente. Punto centrale della dottrina stoica è un principio razionale immanente e operante a tutti i livelli. Da questo logos, identificato con dio, discendono l’ordine del pensiero (logica), della natura (fisica), della morale (etica). Tali ordini sono strettamente connessi, la logica infatti indica le condizioni del pensare e i modi di conoscere la realtà nelle sue strutture. La fisica è la scienza che mediante la logica definisce le strutture su cui si scandisce il costituirsi della realtà. L’etica a sua volta si fonda sulla fisica, poiché il comportamento dell’uomo deve seguire l’ordine della realtà.

Logica

La logica, quale scienza del discorso (lògos), studia i modi in cui le rappresentazioni si articolano fra loro nelle proposizioni e le proposizioni nei ragionamenti. La dialettica insegna a formulare ragionamenti corretti a partire da premesse anapodittiche, cioè evidenti. 

Il contenuto reale permette di associare il significante con la cosa significata

Mentre per Aristotele il linguaggio è lo specchio del mondo, per gli stoici non esiste alcun rapporto diretto tra parole e cose, in effetti parole diverse possono indicare lo stesso oggetto (cavallo, horse), quindi le parole da sole non indicano nulla, per usarle bisogna possedere il loro significato, cioè il concetto della cosa, l’idea, il contenuto razionale (l’idea di cavallo) che permette di associare il significante (il nome, il suono delle parole) con la cosa significata (l’oggetto concreto). Quindi la relazione dei nomi con le cose reali è possibile, ma non necessaria.

 Il segno fonetico come l’oggetto è materiale, mentre il significato è mentale

Ogni rappresentazione presente nella memoria riceve un nome, che è un segno dell’oggetto. Chi ascolta quel nome comprende l’oggetto designato con il nome. Il segno – nella sua realtà di suono articolato e significativo, segno fonetico – è qualcosa di materiale; così pure l’oggetto della rappresentazione è qualcosa di materiale; il significato è invece qualcosa di mentale. Tuttavia il rapporto fra suono e cosa presente nel significato è comprensibile solo a chi conosce la lingua in cui il significato è veicolato. 

La logica formale, ipotetica e inferenziale degli stoici

Agli stoici più che la realtà del ragionamento interessa studiare il suo funzionamento formale. Per gli stoici la logica, diversamente da quanto pensava Aristotele, parte da proposizioni ipotetiche per arrivare a conclusioni ipoteticamente vere o false. Per gli stoici mentre il sillogismo aristotelico serve solo come strumento di verifica per scoperte già avvenute, la logica inferenziale è uno strumento produttivo perché permette di indagare una possibile verità di eventi non empiricamente osservabili (ad esempio “se il surriscaldamento del pianeta continuerà, vi saranno molti disastri naturali”). Il ragionamento ipotetico si sviluppa in tre tappe: 1) premessa maggiore: ipotesi “se…allora”; 2) premessa minore: constatazione di fatto: “ma è…”; 3) conclusione: inferenza “quindi…” (esempio: se è giorno, allora c’è luce. Ma è giorno, quindi c’è luce).

Gnoseologia

Ma come si fa a stabilire se e quando un’ipotesi è vera? È necessaria una gnoseologia in grado di verificare quando i contenuti mentali di cui si occupa la logica aderiscono alla realtà.

 La conoscenza come pensare in quanto saper giudicare

La conoscenza per gli stoici coincide con il saper pensare. Pensare è mettere in rapporto dati, pensare è dunque giudicare. Da una parte occorre avere i dati, che sono le rappresentazioni, quali modificazioni dell’anima, che per sé non sono né vere, né false. Verità e falsità dipendono dal nostro giudicare se la rappresentazione è rispondente a ciò che ci si rappresenta oppure no. Perciò bisogna dare l’assenso, che stabilisce il vero e il falso, solo alle rappresentazioni che si presentano con forza ed evidenza.

La metafora dell’afferrare le idee di Zenone

Mostrando la mano destra aperta Zenone diceva “questa è la rappresentazione” (cioè le impressioni fisiche registrate dagli organi di senso), contraendo un poco le dita diceva “questo è l’assenso” (cioè l’atto mentale che accetta le impressioni e le trasforma in immagini mentali), stretta la mano in un pugno continuava “questa è la comprensione” (ovvero l’attività intellettuale che comprende un oggetto nel suo significato attribuendolo a una classe concettuale), poi afferrando con la sinistra la propria mano destra stretta a pugno diceva “questa è la scienza” ossia il possesso di un sapere ben saldo e argomentato. Quindi, come per Epicuro, a fondamento della conoscenza per Zenone ci sono le sensazioni che producono impressioni, ma diversamente dagli epicurei per gli stoici le impressioni non sono necessariamente vere: ci vuole l’assenso, cioè il libero giudizio della mente. Il criterio dell’assenso è quello dell’evidenza.

La ragione come l’egemonico che unifica i dati dell’esperienza

I dati sensibili sono dall’uomo unificati mediante la ragione, detta dai greci l’egemonico, che è la facoltà che ordina e così unifica i dati dell’esperienza. Le rappresentazioni, che sono il materiale su cui si fonda la nostra conoscenza, si raccolgono nella memoria e nel loro insieme sono la sfera della nostra esperienza. Conoscere è mettere in rapporto le rappresentazioni. Per sistematizzare le rappresentazioni della memoria sono necessarie le nozioni comuni a tutti gli uomini, ossia le anticipazioni che si formano spontaneamente sulla base dell’esperienza passata e sono la base della comprensione delle esperienze future.

La Fisica

La natura è considerata dagli stoici un ordine immutabile, razionale, perfetto e necessario ed è identificato con dio. Vi sono due principi, materiali e inseparabili: il principio passivo ossia la materia inerte, e l’attivo cioè la ragione o dio che agisce sulla materia. Nella sua attività il logos qualifica e informa di sé la materia. Materia e ragione sono i fondamenti della fisica. Il logos è principio di ordine e corrisponde all’anima del mondo, che ha in sé i princìpi vitali (le ragioni seminali) secondo cui si generano le singole cose. Tutto ciò che avviene è dunque, secondo gli stoici, manifestazione dell’universale ragione. Tutto avviene razionalmente e, perciò, le strutture della logica coincidono con le strutture della realtà.

I cicli cosmici e l’eterno ritorno dell’identico

La vita complessiva del cosmo si sussegue secondo cicli cosmici. Dopo un lungo periodo di tempo (grande anno) una combustione comporta la distruzione di tutti gli esseri, a quel punto l’universo si rigenera e dà origine allo stesso ordine cosmico, cioè all’eterno ritorno dell’uguale. Il ciclo si ripete eternamente, tale infatti è il destino, la legge necessaria che regge le cose, è l’ordine del mondo. Tale ordine necessario è però in dio provvidenza, che ogni cosa regge e conduce al suo fine perfetto. Il mondo nel suo essere necessario si identifica con dio, quindi, non può che essere perfetto; il male nel mondo non è negato, ma è considerato necessario per l’esistenza del bene.

Anima e anima del mondo, libertà e necessità

Anche l’anima è corporea ed è parte dell’Anima del mondo, quindi anch’essa è pneuma e sopravvive alla morte nel seno dell’anima del mondo separandosi dal corpo. La libertà è essere causa di sé, ovvero autodeterminazione, tuttavia per gli stoici la libertà del sapiente consiste nel conformarsi all’ordine del mondo, ossia al destino. La libertà, dunque, coincide con la necessità.

L’etica

L’etica stoica ha il suo fondamento nella fisica. La virtù risiede secondo gli stoici nell’esercizio della ragione, il vizio nel farsi trasportare dalle passioni contro la ragione. Il vivere secondo ragione, dominando l’elemento passivo della passione, è vivere secondo natura. La natura come essenza del tutto è ragione. Per cui l’uomo, che fosse costretto a vivere da non-uomo, ovvero in modo irrazionale, dovrebbe preferire a ciò il suicidio.

Istinto e ragione: vivi secondo natura

Alla base dell’etica stoica vi è l’idea secondo la quale ogni essere tende ad attuare o a conservare se stesso in armonia con l’ordine perfetto del mondo, in questo processo entrano in gioco due forze: l’istinto, che guida l’animale a conservarsi al fine della sopravvivenza e la ragione che garantisce l’accordo dell’uomo con se stesso e con la natura in generale: “vivi secondo natura”, questa è la massima fondamentale dell’etica stoica. Ora l’azione conforme all’ordine razionale (cioè alla natura) costituisce il dovere e il dovere è il fondamento dell’etica stoica.

L’apatia

Quando la scelta del dovere diventa uniforme e costante è il bene ovvero la virtù. Tra la virtù e il vizio non c’è via di mezzo: l’uomo per gli stoici o è giusto o è ingiusto, l’uomo che non è saggio è pazzo. Gli stoici sono indifferenti anche alle emozioni (pathos), al contrario di Epicuro, dal momento che le considerano vere e proprie malattie che colpiscono lo stolto, ma da cui il sapiente è immune. La condizione del sapiente è pertanto l’apatia, ossia l’indifferenza da ogni emozione (figura tradizionale dello stoico: austero, inaccessibile alle passioni, indifferente alle preoccupazioni della vita quotidiana).

Diritto naturale e cosmopolitismo

La legge che si ispira alla ragione divina è la legge naturale della comunità umana che è superiore a quelle riconosciute dai diversi popoli ed è perfetta. Questi concetti costituiscono la base della teoria del diritto naturale. Se unica è la legge che governa la comunità umana, unica è pure la comunità umana. Perciò lo stoico non appartiene a questa o quella nazione, ma alla città universale, dove tutti sono concittadini e liberi (cosmopolitismo). L’unica forma di schiavitù è quella dello stolto di fronte alle passioni. Il vizio è errore, è subire le rappresentazioni sensibili senza ordinarle. L’essere passionali significa essere schiavi. Vizioso è l’uomo irrazionale che vive nel disordine, incapace di conoscere la ragione che governa il tutto. La schiavitù imposta dall’uomo sull’uomo è invece malvagità.

Il logos quale fondamento dell’eguaglianza fra gli uomini

Per lo stoico gioie e dolori, ricchezza e povertà sono indifferenti, perché nulla appartiene all’uomo, ma tutto è dato dalla ragione che governa il tutto. Perciò per lo stoico l’uomo non libero è colui che non sa pensare, mentre l’uomo che sa pensare si adegua al corso razionale del mondo. Libero è chi vive conforme alla propria natura razionale e in conformità alla natura universale: il logos. Proprio nel logos, nella ragione universale, vi è il fondamento dell’eguaglianza fra gli uomini.

15/12/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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