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Sono un bancario … non un banchiere!

ABI propone di mantenere inalterate le previsioni vigenti nell’art. 2 del CCNL solo per le attività del parabancario: intermediazione mobiliare, leasing e factoring, credito al consumo. Propone invece di sottrarre alla disciplina dell’art. 2, e di portarle in quella dell’art. 3 del CCNL (contratti complementari), le altre attività: gestione delle carte di credito/debito e sistemi di pagamento, servizi di elaborazione dati, anche di tipo consortile, centri servizi con attività di tipo amministrativo/contabile e di supporto operativo, gestione degli immobili ...


Sono un bancario … non un banchiere!

 

In sintonia con Confindustria e con il Jobs Act, ABI precarizza e sottopaga i lavoratori. Nessuna tutela per i nuovi assunti e per i contratti di apprendistato; ricorso allo “spezzatino” per attività fuori dal core business per sfruttare le partite IVA. E ancora: 40 ore lavorative e taglio del 20% alle retribuzioni. I nuovi assunti si vedranno decurtati 3 mila euro annui. I top manager, invece, continuano a guadagnare in media 3,7 milioni di euro.

di Fulvio Parisi

È ormai acclarato che uno degli agenti dell’attuale, devastante crisi economica che sta provocando sacrifici elevatissimi a lavoratori/lavoratrici e precari di tutta Europa è certamente il sistema bancario che ha beneficiato, tra l’altro, di operazioni di salvataggio grazie al denaro pubblico. Ed è pertanto paradossale che oggi tali beneficiari intendano “presentare il conto” ai lavoratori ed alle lavoratrici del settore del credito: è infatti di qualche giorno fa la seconda rottura delle trattative per il rinnovo del CCNL del credito assicurativo poiché la controparte intende smantellarne i capisaldi.

Uno dei temi dirimenti è quello della cosiddetta “area contrattuale”. Che cosa sostiene l’Associazione Bancaria Italiana (ABI)? ABI propone di mantenere inalterate le previsioni vigenti nell’art. 2 del CCNL solo per le attività del parabancario: intermediazione mobiliare, leasing e factoring, credito al consumo. Propone invece di sottrarre alla disciplina dell’art. 2, e di portarle in quella dell’art. 3 del CCNL (contratti complementari), le altre attività: gestione delle carte di credito/debito e sistemi di pagamento, servizi di elaborazione dati, anche di tipo consortile, centri servizi con attività di tipo amministrativo/contabile e di supporto operativo, gestione degli immobili. È utile ricordare che la disciplina dei contratti complementari prevede un orario settimanale di 40 ore, sotto inquadramento e tabelle retributive ridotte del 20%.

Nulla di nuovo, dunque: in perfetta sintonia con Confindustria e con il “Jobs Act” la proposta di ABI è quella di precarizzare il rapporto di lavoro e di sottopagarlo.

Ma non basta: nessuna tutela è prevista  per gli attuali occupati con contratto a tempo determinato e di apprendistato, né impegni sono stati assunti in merito alla normazione nel CCNL in caso di costituzione di New co. e in tema di appalti e di mobilità infragruppo. È infatti nota la spiccata tendenza di alcuni grandi gruppi bancari a praticare lo “spezzatino” di taluni servizi non ritenuti “core business” con l’obiettivo di applicare condizioni di sfavore rispetto al CCNL nei confronti dei malcapitati lavoratori, come pure il ricorso a lavoratori a partita IVA nel settore dell’intermediazione per la vendita dei prodotti finanziari.

Analoga ricetta è sostenuta da ABI anche in tema di salario, di contrattazione di secondo livello, di inquadramenti e di orario di lavoro.

Sul salario, infatti, la disponibilità di ABI è di un incremento pari dell’1,85% pari a €.53 nel corso di tutto il periodo di vigenza del CCNL. In realtà l’incremento salariale, secondo ABI, andrebbe finanziato dalle misure di superamento degli incrementi automatici del salario (gli scatti di anzianità) a partire dall’1 gennaio 2015 e da un nuovo metodo di calcolo del TFR da limitare alle voci stipendio, scatti di anzianità e ex ristrutturazione tabellare. L’attacco al salario soprattutto dei lavoratori più giovani e di eventuali futuri assunti è evidente: la stima della decurtazione salariale media è di €.3.000\anno. Il messaggio a tutti lavoratori, vecchi e giovani, del settore è: “il misero incremento salariale ve lo pagate negli anni con gli scatti di anzianità soppressi e con il taglio del TFR”.

Giova a questo punto, non per demagogia ma per amore della verità, ricordare alcuni dati inoppugnabili: un top manager bancario ha guadagnato infatti mediamente 3,7 milioni di euro lo scorso anno, a fronte di un salario medio contrattuale di un bancario pari a circa 38 mila euro. Una distanza “colmabile in 100 anni”, risultato di un andamento che, negli ultimi 15 anni, ha portato nelle tasche dei banchieri mediamente una cifra pari a 600 mila euro in più, mentre i bancari hanno perso nello stesso periodo circa 800 euro come riportato di recente in un report della FISAC-CGIL nazionale.

Veniamo ora agli altri temi scottanti: contrattazione di secondo livello,  inquadramenti e orario di lavoro.

La volontà dell’ABI è di ampliare l’area contrattuale di secondo livello ovviamente per derogare al CCNL: non solo l’organizzazione e l’orario di lavoro ma anche i premi aziendali, la sicurezza del lavoro, la tutela delle  condizioni igienico-sanitarie, l’assistenza sanitaria, la previdenza complementare. Anche qui l’obiettivo è chiaro: contrattare azienda per azienda,  annullare , di fatto, il CCNL per indebolire complessivamente le tutele di tutta la categoria rendendo le condizioni differenti da gruppo a gruppo e, magari, diversificandole anche all’interno dello stesso gruppo con la costituzione di New Co. e consorzi.

Sul tema dell’orario, la ricetta padronale è sempre la stessa: allargamento della flessibilità oraria agli sportelli e disponibilità dei lavoratori a muoversi senza vincoli chilometrici, attività lavorativa anche il sabato e la domenica.

Quanto agli inquadramenti l’obiettivo peggiorativo dell’ABI è altrettanto evidente  in quanto si propone, di fatto, un massiccio utilizzo del demansionamento  per cui un impiegato potrà svolgere mansioni da quadro e, viceversa, un quadro quelle di un impiegato senza prevedere per il primo alcun adeguamento salariale mentre  per il secondo è “garantita” una decrescita professionale.

Dinanzi a tanta arroganza la risposta dei lavoratori e delle lavoratrici del settore il 30 gennaio è stata altrettanto chiara: l’adesione  allo sciopero a difesa del CCNL ha superato il 90% con manifestazioni in 5 piazze.

La partita, nonostante il ricatto datoriale della disdetta contrattuale a partire dall’1 aprile, è dunque ancora aperta. La stessa volontà di lotta deve essere mantenuta anche successivamente perché oggi, nel clima da Far West normativo determinato dal Jobs Act, la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici assume una valenza generale.

 

*Direttivo Roma e Lazio FISAC-CGIL 

Area “Il sindacato è un’altra cosa – opposizione CGIL”

04/04/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Fulvio Parisi
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