Lavoratori ex-Alitalia, riparte la mobilitazione

Dopo anni di cassintegrazione, promesse deluse e mobilitazioni, i lavoratori ex-Alitalia si ritrovano come previsto licenziati o esodati e senza nessun futuro lavorativo certo. Nessuna stabilizzazione e nessuna ricollocazione è avvenuta né per mano dell’azienda né per quella delle istituzioni locali e nazionali. Per questi motivi l’ex-Comitato Cassaintegrati Overbooked di Alitalia si è oggi ampliato e trasformato in Comitato per la Rioccupazione Stabile nel Trasporto Aereo (Co.ri.s.t.a.)


Lavoratori ex-Alitalia, riparte la mobilitazione

Dopo anni di cassintegrazione i lavoratori ex-Alitalia si ritrovano ora licenziati o esodati. Nasce il Comitato per la Rioccupazione Stabile nel Trasporto Aereo che si mobilita subito insieme ai precari contro il business della disoccupazione e per conquistare un posto di lavoro dignitoso.

di Andrea Fioretti

Dopo anni di cassintegrazione, promesse deluse e mobilitazioni, i lavoratori ex-Alitalia si ritrovano come previsto licenziati o esodati e senza nessun futuro lavorativo certo. Nessuna stabilizzazione e nessuna ricollocazione è avvenuta né per mano dell’azienda né per quella delle istituzioni locali e nazionali. Per questi motivi l’ex-Comitato Cassaintegrati Overbooked di Alitalia si è oggi ampliato e trasformato in Comitato per la Rioccupazione Stabile nel Trasporto Aereo (Co.ri.s.t.a.).

La loro lotta, dichiarano, è “per la costruzione di un bacino regolamentato, per fermare i licenziamenti, per la rioccupazione stabile del posto di lavoro e per risolvere definitivamente il problema degli esodati che provengono dal Settore del Trasporto aereo”.

Questo settore è stato interessato negli ultimi due decenni da forti processi di liberalizzazione e privatizzazione che hanno avuto ripercussioni pesanti sui livelli occupazionali.

Nel periodo compreso tra il 1991 ed il 2001 la crescita del settore del trasporto aereo è stata molto elevata in termini di passeggeri/km, come dimostrano i dati IATA (pari al 106,2% per i primi dieci vettori europei e al 72,8% per i primi cinque statunitensi). Dagli stessi dati si può capire che le quote di mercato dei principali vettori non sono sostanzialmente cambiate nell’ultimo ventennio. Il mercato Italiano ha registrato nel 2005 un aumento del 5,5% di passeggeri trasportati (vicino alla media europea) e del 5% del cargo. E con ampi margini di sviluppo visto che volano mediamente solo tre cittadini italiani su dieci, contro la media europea di cinque su dieci.

Dal 2001 ci sono stati alcuni anni di rallentamento, ma ora il settore pare tornato agli stessi livelli di crescita del 2000. Nel Novembre scorso gli Aeroporti di Roma hanno segnato 2 milioni di passeggeri in più rispetto a Novembre 2013. In Italia dal 2008 al 2013 c’è stato un incremento di passeggeri del 10,3% e i dati generali da Gennaio a Settembre 2014, rispetto al 2013, indicano un 4,15% in più. Nonostante questo, negli ultimi anni, un enorme gruppo di lavoratori provenienti da tutto il comparto del trasporto aereo ha perso il lavoro (con o senza ammortizzatori sociali) e tanti altri stanno vivendo situazioni di precariato ormai da anni, senza nessuna garanzia futura. 

Quindi più che di crisi vera e propria bisogna parlare di vere ristrutturazioni padronali per abbattere il costo del lavoro e cancellare diritti per i neo-assunti. Ad esempio in Alitalia il costo del lavoro è sempre stato molto più basso delle altre compagnie di riferimento. Lo era nel 2008 ed oggi lo è ancora di più.

Ad ottobre del 2015 finirà il periodo di ammortizzatore sociale concesso ai lavoratori ex Alitalia Lai e nulla è stato fatto in questi anni per rispettare accordi che prevedevano la loro ricollocazione e riqualificazione. Già da ora ci sono altri lavoratori aeroportuali, provenienti da aziende come la Argol, Groundcare, Globalground, che non hanno prospettive occupazionali, per non parlare dei lavoratori provenienti da Meridiana. Molte di queste persone hanno un’età per la quale è difficile sia trovare un nuovo lavoro che accedere al trattamento pensionistico.

Il comitato ha preparato una piattaforma da sottoporre agli Enti locali e alle altre istituzioni che, per la loro importanza, vocazione o statuto hanno e possono avere voce in capitolo per regolamentare e controllare la situazione occupazionale nel comparto del trasporto aereo e, finalmente, sanare la crisi occupazionale che le esternalizzazioni e i licenziamenti nel settore hanno creato negli aeroporti e nelle decine di migliaia di persone che lavorano nell’indotto. Nella Regione Lazio, infatti, questa preoccupante crisi occupazionale del trasporto aereo incide profondamente anche sul tessuto socio economico reale di Roma e in particolare delle aree urbane che insistono e si sono sviluppate sin dagli anni ‘60 sull’indotto dell’aeroporto Leonardo Da Vinci, come Ostia, Fiumicino, Isola Sacra.

Il paradosso è quello per il quale in ambito aeroportuale, ad esempio nella Regione Lazio, verranno utilizzate delle risorse economiche pubbliche per la ricollocazione e la formazione di personale utilizzando società di intermediazione del lavoro, sperperando denaro pubblico che potrebbe essere meglio impiegato per creare nuovi posti di lavoro stabili, partendo dalla rioccupazione di chi è stato ingiustamente licenziato. Infatti l’istituzione di bacini di riferimento, suddivisi per aziende, settori di appartenenza, anzianità ed altri criteri secondo il comitato di lotta “permetterebbe di risparmiare denaro pubblico e soggetti di intermediazione, nel momento in cui una seria regolamentazione favorisse l’incontro dei flussi di offerta/domanda di lavoro”.

A tutto questo sono chiamati a dare risposte le Regioni italiane, l’Enac, il Ministero del Lavoro e quello dei Trasporti ed Infrastrutture. L’Enac ad esempio, già collabora con la Regione Lazio per l’individuazione di quei lavoratori ai quali richiedere l’adesione volontaria per partecipare al progetto legato ai contratti di Ricollocazione che vede, come si diceva, regalare denaro pubblico a società di intermediazione private quando tale lavoro può essere naturalmente, e totalmente, svolto dagli enti pubblici preposti. Per questo motivo i lavoratori e le lavoratrici ex-Alitalia si sono mobilitati insieme ai precari della piattaforma #GarantiamociUnFuturo contro il business della disoccupazione e del lavoro gratuito.

In periodo di Spending Review, i tagli alle spese imposti dai nostri governi che seguono obbedienti le direttive imposte dall’UE e dagli apparati finanziari, non si capisce perché si debba sperperare in questo modo denaro pubblico regalandolo di fatto a soggetti privati che non producono nemmeno posti di lavoro stabili ma solo tirocini e lavoro sottopagato. Le risorse evidentemente ci sono, ma va invertito il flusso. Fino ad oggi sono uscite dalle tasche del corpo salariato del paese per andare in quelle di banche e imprese. Ora devono tornare in quelle di lavoratori dipendenti, precari e disoccupati sotto forma di nuovo welfare universale, salari adeguati e posti di lavoro dignitosi.

03/04/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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Andrea Fioretti

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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