Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro analizza le tensioni geopolitiche che stanno ridisegnando il panorama internazionale. La trasmissione si è aperta con un’attenzione particolare al successo dello sciopero generale del 3 ottobre, che ha visto oltre un milione di persone scendere in piazza in Italia, unite da una richiesta forte di pace e da un rifiuto della guerra e del riarmo. Questo risveglio della società civile, in particolare dei giovani e dei settori moderati, è stato letto come un segnale politico che potrebbe creare difficoltà all’attuale governo, mentre cresce l’adesione alle manifestazioni a sostegno del popolo palestinese, compresa quella nazionale del 4 ottobre a Roma. Il professor Di Mauro ha poi illustrato la situazione militare a Gaza, dove Israele continua i bombardamenti ma non riesce ad avanzare via terra, ostacolato dalla resistenza palestinese che, pur tra sofferenze enormi, resta determinata a non abbandonare la Striscia. Questo logoramento mette in difficoltà lo stesso governo Netanyahu, alle prese con perdite crescenti e una società israeliana sempre più divisa. L’analisi si è spostata quindi sulle strategie di Israele e sul ruolo decisivo degli Stati Uniti: mentre Washington spinge sul fronte iraniano, la portaerei USS Gerald R. Ford si muove verso il Golfo Persico, in quello che potrebbe essere tanto un preludio di attacco quanto un’operazione di propaganda orchestrata da Trump per presentarsi come uomo di pace. Di Mauro ha sottolineato come le capacità militari statunitensi siano spesso sopravvalutate dalla propaganda e come un intervento terrestre in Iran resti di fatto impossibile. Sul piano politico, Trump appare diviso tra le spinte belliciste dello “stato profondo” e la necessità di rispondere a un’opinione pubblica americana sempre più favorevole alla Palestina e ostile a nuove guerre. In parallelo, l’attenzione degli Stati Uniti si concentra nuovamente sull’America Latina, considerata il proprio “giardino di casa”, anche se la resistenza di leader come Maduro in Venezuela rende difficile ogni manovra di destabilizzazione. La puntata si è chiusa con una riflessione sulla decadenza dell’impero americano e sulla transizione verso un ordine multipolare. Di Mauro ha però avvertito che il multipolarismo non significa automaticamente pace e stabilità: al contrario, potrebbe sfociare in una grande conflagrazione mondiale. Per questo, ha esortato i giovani e i movimenti pacifisti a mantenere alta la consapevolezza e la mobilitazione, in un’epoca in cui le élite europee, da Macron in avanti, sembrano spingere verso la guerra per ragioni di sopravvivenza politica.