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Il pericoloso ritorno dell’uomo qualunque

La mobilitazione popolare contro il genocidio a Gaza cresce, travalicando le divisioni sindacali. Il governo Meloni risponde con il silenzio e una narrazione qualunquista che derubrica il conflitto e attacca i manifestanti, per preservare le alleanze internazionali e lo status quo.


Il pericoloso ritorno dell’uomo qualunque Credits: Foto di Francesco Paolo Caputo

La mobilitazione contro il genocidio in Palestina ha avuto nell’ultimo mese una potente accelerazione, complice l’acuirsi dello sterminio con l’operazione di terra a Gaza e l’importantissima azione della Global Sumud Flottiglia. Lo sciopero indetto per il 22 Settembre dall’USB e sostenuto da tutti i sindacati di base sta riscontrando un sostegno in molti settori di lavoratori inaspettato sino a un mese fa; tanto che la Confederazione CGIL, sbagliando perché in ritardo rispetto al processo di mobilitazione popolare contro il Genocidio, per rivalità sindacali con l’USB (che, come spesso accade ha voluto accelerare anziché tentare la convergenza) ha indetto uno sciopero parziale (esclusi i servizi pubblici e quelli essenziali) che si è svolto in tutte le principali Città Italiane. Non mi interessa entrare nel merito degli scontri tra sigle sindacali (noi partecipiamo sia alla mobilitazione del 19, così come stiamo promuovendo nei nostri posti di lavoro lo sciopero del 22 Giugno) ma è interessante notare che una parte consistente di lavoratori ha perfettamente capito la drammaticità, la gravità della situazione in atto e, al di là dell’appartenenza sindacale si sta mobilitando per la riuscita dello sciopero del 22, senza neanche pensare alle sigle che lo hanno indetto. Sinceramente non ricordo un momento – da quando lavoro – (ho 52 anni) in cui sentissi una spinta così spontanea (non in tutti i luoghi ma in molti) per uno sciopero politico su questioni internazionali. Nelle persone che si mobilitano su questo tema si respira un’esigenza di unità e di allargamento che è molto più forte e sentita di tutte le sigle politiche e sindacali che si confrontano. Il sentimento generale che attraversa le piazze d’Italia si può riassumere in una parola: basta complicità con Israele, richiesta di rottura con tutti quegli Stati o quelle forze politiche che si rifiutano di rompere i rapporti economici, ma soprattutto militari con lo Stato d’Israele. Il passaggio che una parte dell’opinione pubblica ha compiuto è fondato su un semplicissimo senso della giustizia e di condanna verso l’impunità di chi ha fatto carne da macello della popolazione civile palestinese. La Global Sumud Flottiglia ha espresso, in una forma d’immediato ed empatico sentimento di solidarietà, la denuncia verso la collaborazione dei Governi Occidentali nonché la provocazione per la complicità dei Governi occidentali verso l’impunità d’Israele. 

A mobilitarsi ed a sostenere attivamente la popolazione di Gaza è una minoranza crescente di cittadini e lavoratori italiani che hanno colto la specificità dell’orrore che si sta consumando a Gaza e che ne riconoscono la peculiarità storica. I settori della destra italiana attualmente al Governo hanno scelto la strada del silenzio, del controllo sull’informazione e sull’opinione pubblica e, per quanto difficile, della derubricazione della questione del genocidio, ad argomento marginale. Consapevole dell’indifendibilità delle azioni criminali di Netanyahu; Giorgia Meloni elude la questione, evita, quanto più possibile di affrontarla, controllando i mezzi d’informazione di massa ed espungendola dai dibattiti politici; dimostrando, in questo, maggiore acutezza e sagacia del suo alleato Salvini che ancora si espone pubblicamente in difesa di Israele. Se per un verso la Destra ha scelto la strada del silenzio complice, per un altro è cominciata, nei canali d’informazione più vicini alla Destra ed in molti social legati alla cultura di destra e al qualunquismo, una pesante campagna di diffamazione verso l’equipaggio della Global Sumud Flottiglia, i cui membri sono stati paragonati a dei nullafacenti, idealisti, ingenui che si vorrebbero far proteggere dallo Stato Italiano per un’azione avventurosa che avrebbero deciso da soli, non consapevoli dei rischi a cui sarebbero andati incontro. Da questa narrazione si elude, naturalmente la specificità della violenza che si esercita a Gaza dallo Stato d’Israele: l’occupazione militare di Gaza viene derubricata ad una guerra come le altre: si nasconde completamente il disprezzo per ogni norma minima di rispetto per l’umanità; si finge di non vedere o non si vuole vedere che si tratta di una guerra rivolta quasi solo ed esclusivamente a civili, si omette o non si riflette abbastanza sul fatto che per il Governo di Netanyahu ogni individuo che risiede a Gaza, ogni bambino è un potenziale terrorista. La visione del mondo che si cela in queste posizioni – che non sono solo quelle di Vannaci, di Libero o del Giornale – ma che attraversano una parte conservatrice e qualunquista della società italiana è che ogni guerra comporta crimini e violenze ma che i fanatici di sinistra si stanno impegnando nelle questioni di Gaza poiché in tal modo possono scaricare tutta la loro rabbia repressa nei confronti del Governo Meloni e della classe dirigente. Si tratta di un approccio confuso, di una notte in cui tutte le vacche sono nere, in cui tutti i conflitti sono uguali: questo approccio serve a naturalizzare la politica del Governo Meloni, a non far emergere le profonde contraddizioni che scaturiscono dai legami profondissimi con Trump e con l’industria delle armi americane poiché la Meloni sa benissimo che una posizione più netta e decisa dell’Italia su Israele avrebbe conseguenze sul rapporto privilegiato con Trump e con gli USA. Da questo punto di vista il Centrodestra è in connessione con una parte conservatrice (nel senso letterale, che vuole conservare lo status quo) confusa e qualunquista del suo elettorato. Inoltre non dobbiamo nasconderci che in una parte dell’opposizione queste posizioni del Governo sono condivise ed il Governo conosce bene i distinguo, le giustificazioni, le profonde complicità che impediscono di tradurre pienamente la questione palestinese in una questione squisitamente politica (pensiamo ad esempio alla Sinistra per Israele, ai legami del Sindaco Gualtieri con Aziende importanti d’Israele).  Ma la marea dell’indignazione è sempre più forte, l’impunità d’Israele sempre più insopportabile, il pericolo di scivolare in un terreno di barbarie e violenza coinvolge settori sempre più ampi della popolazione: accrescere l’unità denunciando con sempre maggior nettezza le complicità è il compito che la mobilitazione popolare si può e si deve assumere. E’ necessario contrastare il più possibile ogni forma di settarismo, di complicità e di autoreferenzialità su cui il Governo Meloni, le forze della reazione alleate con il qualunquismo e lo spirito di conservazione (associate ad un vittimismo tipico di chi nasconde la propria violenza per scaricarla sul nemico) tendono con tutte le forze ad aggrapparsi. 

20/09/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Foto di Francesco Paolo Caputo

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L'Autore

Francesco Cori
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