Si vota in 7 regioni, Calabria, Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto, per eleggere i presidenti e i consigli regionali. Per prime sono andate al voto la Valle d’Aosta, il 28 settembre, e le Marche, il 28 e 29 settembre. La Calabria ci andrà il 5 e 6 ottobre e la Toscana il 12 e 13 ottobre. In Campania, Veneto e Puglia le date scelte sono quelle del 23 e 24 novembre.
In Valle d’Aosta, con i suoi 122.584 abitanti (al 31-5-2025), 150 seggi e 103.223 votanti, essendo una Regione a statuto speciale, è entrata in vigore una legge regionale promossa dal referendum confermativo del 10 agosto ed i valdostani hanno espresso fino a 3 preferenze, delle quali una di genere diverso. Con un’affluenza alle urne del 62.98%, 65.014 votanti su 103.223 aventi diritto, il centrodestra non ha vinto e ha perso voti. Nel 2020 l’affluenza era stata del 70.5%. I 35 consiglieri regionali, che sono stati eletti in base alla legge regionale, eleggeranno in Consiglio il Presidente della regione e i seggi sono stati distribuiti proporzionalmente tra le liste, il premio di maggioranza non c’è stato perché nessuna lista o gruppo di liste ha raggiunto il 42% dei voti che avrebbe permesso l'attribuzione di 21 seggi. Nella precedente legislatura aveva governato una coalizione con una maggioranza autonomista-progressista con il Presidente Renzo Testolin dell’Union Valdôtaine, lista che ha preso il 31,97% e in queste elezioni è stata la prima. Nella passata legislatura era sostenuta dal Partito Democratico, che ha ricevuto l’8,04% dei voti, e da altri movimenti locali. È quasi sicuro che questa coalizione continuerà a governare. Nella stessa giornata si è votato anche per l’elezione dei Sindaci, dei Vicesindaci e dei Consigli comunali di 65 Comuni. L'Ufficio elettorale regionale della Valle d’Aosta aveva ammesso tutte le nove liste che erano state depositate. Ecco le liste con le percentuali dei voti: l’Union Valdôtaine” (31,97%), “Autonomisti di Centro” (14,05%), “Partito Democratico” (8,04%), “Alleanza Verdi e Sinistra” AVS (6,32%); il centrodestra si è presentato unito con un programma comune e complessivamente ha ricevuto il 29,42% dei voti con Fratelli d’Italia (10,99%), Lega (8,38%) e Forza Italia (10,05%); altre liste sono state “Valle d’Aosta Aperta” (5,56%) e “Futura-Valle d’Aosta” (4,64%). La campagna elettorale ha avuto al centro dell’attenzione mediatica l'Union Valdotaine, noto movimento autonomista per eccellenza che nel 2020 aveva ottenuto sette consiglieri ed aveva l'obiettivo di formare un governo regionale di soli autonomisti.
In alcune Regioni i candidati sono già stati definiti, mentre in altre sono ancora in corso trattative politiche. Queste elezioni coinvolgono milioni di elettori e saranno, obiettivamente se non decisive alquanto importanti per la stessa continuazione del governo Meloni e in prospettiva la riconferma per le prossime elezioni politiche di Giorgia Meloni. La prima sfida elettorale di forte peso politico, oltre a quella naturalmente della Valle d’Aosta, è stata quella del 28 e 29 settembre nelle Marche, che nel suo regolamento elettorale non prevede il voto disgiunto e prevede la vincita di chi ottiene più voti.
Nelle Marche ha vinto la destra. È stata una campagna elettorale molto dinamica e non sono mancati confronti, anche in diretta, tra il candidato del centrodestra e Presidente uscente della regione, Francesco Acquaroli, che ha ricevuto 337.679 voti, il 52, 43%, e quello del centrosinistra-Campo largo, Matteo Ricci, che ha ricevuto 286.209 voti, il 44,44%. Nelle elezioni del 2020 Francesco Acquaroli ebbe 361.186 voti, il 49,1%, il Partito Democratico 156.394 voti, il 25,1%, su 1.310.826 elettori i votanti furono 783.173 con un’affluenza alle urne del 59,7%, che in queste elezioni è diminuita di circa il 10%.
Con il centrodestra si è presentata FdI, Lega, FI a cui si sono aggiunte “Base Popolare” dell’ex presidente regionale Gian Mario Spacca, Unione di Centro e le liste civiche denominate “Civici Marche” e “Marchigiani con Acquaroli”. Il centrosinistra, ormai il nuovo Campo largo, si è presentato con il Pd, M5S, Iv, Avs e alcune liste civiche e realtà locali come "Progetto Marche”, “Avanti con Ricci”, “Pace Salute Lavoro” che è una unione tra “Rifondazione comunista” e “Dipende da Noi”, e la civica “Matteo Ricci Presidente”. In totale i candidati alla carica di governatore sono stati sei. Oltre ad Acquaroli e Ricci, hanno partecipato Beatrice Marinelli per “Evoluzione della Rivoluzione”, Claudio Bolletta per “Democrazia Sovrana Popolare”, Lidia Mangani per “Partito comunista italiano” e Francesco Gerardi per “Forza del Popolo”. Nelle Marche la popolazione è di 1.480.639 residenti che si dividono in 5 circoscrizioni con 1572 seggi, gli aventi il diritto al voto sono stati 1.263.236, 18 sono le liste elettorali che hanno presentato 526 candidati per 30 consiglieri (+ 1, che è il Presidente della Regione Marche). Le circoscrizioni coincidono con le province: quella di Ancona ne ha eletti 9, quella di Pesaro-Urbino 7, il Maceratese 6, l’Ascolano 4 e il Fermano 4.
Le elezioni delle Marche sono state oggetto di un’attenzione mediatica molto forte. È da segnalare che, nel Consiglio dei ministri del 4 agosto, Giorgia Meloni ha annunciato la ZES, ovvero la “Zona Economica Speciale”, per l’Umbria e le Marche. In queste regioni le imprese potrebbero beneficiare di condizioni agevolate per gli investimenti e lo sviluppo. In questo modo di fatto il governo è entrato nella campagna elettorale di queste regioni. Come è noto, la ZES mira a stimolare la crescita economica e attrarre investimenti, offrendo incentivi come agevolazioni fiscali, sgravi contributivi e semplificazioni burocratiche. Le norme sono regolate dalla legge n. 123 del 3 agosto 2017 che consente alle imprese, già operative o di nuova costituzione, di beneficiare di queste agevolazioni. L’operazione, come è stato dichiarato, sarà avviata con un disegno di legge che sarà approvato con procedura d'urgenza in un Consiglio dei ministri. È stata una chiara manovra politica che il governo ha messo in campo con l’obiettivo di favorire la riconferma di Acquaroli, mascherata dalla creazione di condizioni migliori per lo sviluppo di nuovi investimenti nelle due regioni, ma non si è spiegato, durante la campagna elettorale, perché Meloni lo abbia annunciato appena prima delle elezioni. Ora che la destra ha vinto si attiverà o no per questa ZES? Se la procedura andrà a buon fine verrà coinvolta per davvero anche la regione Marche? Questa specifica tipologia di rilancio economico era prevista in origine per il Mezzogiorno ma sarà attivata per davvero per le due regioni delle Marche e dell’Umbria? Quindi anche queste due regioni potranno accedere alle agevolazioni amministrative ed economiche previste dalla normativa vigente per l'Abruzzo, regione in transizione già inclusa nella ZES Unica?
Questo atto politico del governo ha caratterizzato la campagna elettorale, tanto che, negli appelli finali, Ricci ne ha sottolineato l’importanza anche se non ha richiamato soltanto questo tema. Tema che, secondo le stime, ha fatto la differenza a livello di voto in questa tornata elettorale. Al riguardo Ricci ha spesso dichiarato: "C’è chi pensa che i marchigiani meritino di più e quindi si ha una grande opportunità di cambiamento", votando, ovviamente, per lui; tuttavia la maggioranza dei marchigiani che è andata a votare ha scelto la continuità di Acquaroli, ben strutturata sul nulla. Per Acquaroli le elezioni non si sarebbero giocate sulla ZES, ma sul sostegno generale al governo. Al riguardo Acquaroli ha continuamente dichiarato: "Cinque anni fa abbiamo raccolto una Regione rassegnata, scoraggiata, abbiamo messo in campo, nonostante la pandemia, riforme strutturali che stanno già andando nella direzione auspicata. L'obiettivo è tornare ad essere competitivi. I marchigiani sapranno scegliere la continuità come valore aggiunto". La richiesta della “continuità” di Acquaroli è stata molto agitata durante la campagna elettorale, vedremo nella nuova legislatura la destra che cosa farà. I temi della campagna elettorale sono stati sulla sanità, il lavoro, la formazione al lavoro, le politiche sociali per i giovani e la scuola, ma sono stati lanciati quasi senza contradditorio pubblico e soltanto a livello di spot. Le riforme che Acquaroli ha fatto non sono state discusse nella campagna elettorale. Basta enunciare al riguardo le attese per visite specialistiche ed esami per la sanità che continuano ad avere tempi lunghissimi.
La campagna elettorale è iniziata con un’attenzione giudiziaria molto forte poi in parte svanita. Il 23 luglio, Ricci ha ricevuto un avviso di garanzia, che lo informava di essere indagato dalla procura di Pesaro relativamente a un’inchiesta, denominata "Affittopoli", per presunte irregolarità nel sistema degli affidamenti pubblici verificatesi durante il suo mandato di sindaco della città di Pesaro. Ricci, ha negato in tempo reale le accuse ma, nonostante ciò, l’M5S chiese chiarimenti e il presidente Giuseppe Conte dichiarò di voler leggere le carte processuali della procura contro di lui per decidere se continuare a sostenerlo per le elezioni. Dopo la lettura, ha rinnovato il suo supporto a Ricci, sostenendo che non c'era nessun motivo per fare il contrario. Ricci ha presentato il suo programma e l’attenzione mediatica si è concentrata sui temi della sanità, su Gaza e la tragedia dei palestinesi. Poi il sondaggio Ipsos del 12 settembre della società di Nando Pagnoncelli, pubblicato sul “Corriere della sera” dà in vantaggio il candidato della destra con il 50,1% e Matteo Ricci viene posizionato al 44,8%. Sono queste le percentuali che più o meno si sono realizzate.
Sulla sanità si è discusso molto, per le tendenze in corso verso la privatizzazione che sono state al centro della campagna elettorale. Soprattutto è stato al centro dell’attenzione mediatica il nuovo Corso di Laurea privato in Medicina, che si farà a Fano per l’anno accademico 2025/2026, approvato dalla “Link Campus University”, il quale riguarda il bando per l’ammissione di studenti al Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia per la sede di Fano (PU), in via Adolfo Apolloni n. 12 (Piazza Marcolini). La convenzione è con l’AST di Fano: sono disponibili 75 posti per i candidati dei paesi UE e non UE stabilmente residenti in Italia e 5 posti per i candidati dei Paesi non UE residenti all’estero.
Inoltre è presente sui media il tema della Raffineria API di Falconara, la quale è passata di proprietà degli italiani del gruppo IP-Api al fondo sovrano dell'Azerbaigian, SOCAR. L'accordo preliminare, come si legge, presenta una valutazione complessiva di 3 miliardi di euro ed è stato confermato il 16 settembre 2025 con la lettera ai dipendenti di cessione da parte della famiglia Brachetti Peretti.
Con forti polemiche è stato rilanciato il tema della legalità. La commissione Antimafia, nell'ambito dei controlli svolti in merito ai candidati alle elezioni regionali, ha riscontrato sulla base dell'apposito codice di autoregolamentazione la presenza di tre candidati ritenuti “impresentabili”: Paolo Bernardi (Valle d'Aosta), lista Lega-Salvini Valle D'Aosta; Jessica Marcozzi (Marche), lista Partito popolare europeo-Forza Italia-Berlusconi; Armando Bruni (Marche), candidato nella lista Liste civiche-Libertas-Unione di centro.
Dei temi che interessano l’economia regionale delle Marche non se ne parla, eloquente al riguardo il sondaggio Emg, dove è stato riportato che il 29% degli intervistati ha sostenuto di non riconoscersi in nessuno dei due poli. In questo sondaggio sono stati posti quesiti anche sugli interventi prioritari per le Marche: per il 61% degli intervistati la sanità sarebbe una priorità, seguono il lavoro, 20%, la formazione al lavoro, 13%, le politiche per i giovani, 12%, la scuola, 13%. Sulla qualità della vita nella regione, il 75% si è detto soddisfatto. Il 51% degli intervistati ha assicurato che si recherà alle urne, il 34% è incerto se andare o meno. Cinque anni fa, l’affluenza era stata del 60%, invece, secondo il sondaggio Emg, questa volta si doveva aggirare sul 55% ma è stata del 50,01%, e la tendenza è stata quella che si è verificata.
In conclusione, nelle Marche la maggioranza degli elettori votando per la destra hanno scelto la continuità di Acquaroli ed hanno, come dire, rifiutato il cambiamento di Ricci. Naturalmente parliamo di quegli elettori che sono andati a votare e cioè di una parte del 50,01% che è andato a votare. Sarebbe, però, un grave errore politico non considerare in queste elezioni coloro che si sono impegnati contro la destra, cittadini che hanno lavorato per il cambiamento soltanto perché ci hanno creduto e non certo per amicizia con i candidati. Ha vinto la destra ma ha vinto in queste elezioni e non è detto che debba vincere sempre e, quindi, non è il caso di rassegnarsi, come purtroppo si sta registrando. Sia chiaro, che la destra debba governare per sempre non esiste e queste elezioni hanno realizzato una svolta importante, simboleggiata materialmente dal programma che è stato presentato ed è stato disponibile in Rete, il quale resterà una guida per fare concretamente opposizione in Consiglio e non soltanto là, ma anche in generale nei comuni. Il programma è molto preciso e individua percorsi possibili per realizzare cambiamenti nell’economia regionale e nei servizi, soprattutto nella sanità. Certo il centrosinistra, che nelle Marche si è trasformato in queste elezioni in “Campo largo”, è molto eterogeneo ed evidenzia problematiche a vari livelli, soprattutto per la partecipazione e il coinvolgimento che, sebbene non siano solo a livello d’élite, di certo non sono di massa anche perché non tutto l’elettorato ha compreso bene l’indirizzo programmatico. È mancata un’analisi su come si vive nelle Marche. Analisi che sotto vari aspetti è necessario fare. C’è da dire che non tutti sono uguali per reddito e stili di vita, di conseguenza non tutti presentano le stesse aspettative. Queste sono importanti e devono essere approfondite e analizzate in profondità, in quanto è necessario dare motivazioni concrete, soprattutto ai giovani, se vogliamo avere nuovi militanti politici capaci di sconfiggere la demagogia della destra che tanto critichiamo. Demagogia che nonostante tutto continua a portare consensi, riuscendo anche ad aumentarli, sebbene l’astensione sia in aumento. È da segnalare il caso in controtendenza della Valle d’Aosta, dove la destra ha perso voti, che è un risultato non da poco.