Il terzo settore e la scommessa del Governo Meloni

Il mondo cooperativo, lungi dalla sua importante funzione originaria, è determinante per salvaguardare i processi di privatizzazione e per il contenimento dei salari. La rivendicazione da sostenere è “a uguale lavoro uguale salario”.


Il terzo settore e la scommessa del Governo Meloni

Rinnovare il protagonismo dei corpi intermedi, sarà uno degli obiettivi del Governo Meloni? E quali sarebbero i corpi intermedi da rivalutare dentro un nuovo modello concertativo?

Potrebbero essere i sindacati rappresentativi soprattutto se su rappresentanza, salario minimo e rinnovi contrattuali l'Esecutivo di Destra dovesse accogliere le loro proposte, rafforzandone ruoli e funzioni. Dubitiamo tuttavia che alla lunga, almeno la Cgil, voglia farsi imbrigliare in accordi che potrebbero presto dimostrarsi fallimentari per il sindacato, risvegliando la oggi silente opposizione dei salariati.

Ma su un punto possiamo essere fin da ora assertivi, sul ruolo del terzo settore, del volontariato e di quanto un tempo definivamo privato sociale.

Il mondo cooperativo da tempo è determinante per salvaguardare i processi di privatizzazione da un lato e dall'altra per le politiche di contenimento dei salari. Sono lontani i tempi nei quali la cooperativa svolgeva un ruolo sociale determinante per includere nel mondo lavorativo soggetti emarginati e con ben poche opportunità inclusive per condizione economica, culturale.

Non è venuto meno il ruolo di alcune cooperative sociali, ma è indubbio che nel corso degli anni le stesse abbiano subito profonde trasformazioni. La difficoltà per molti è leggere i cambiamenti avvenuti dentro i processi di ristrutturazione capitalistica sovrapponendo alla realtà il richiamo ideologico originario del terzo settore in veste solidaristica.

Nel corso della lunga militanza sindacale chi scrive si è imbattuto in innumerevoli contraddizioni. Perfino soggetti antagonisti nella società, quando si tratta di far valere i loro diritti di lavoratori e soci nel terzo settore diventano passivi e arrendevoli, soprattutto se operano in ambito sociale. In molte città oggi governate dal centro destra troviamo le stesse cooperative operanti con le Giunte di sinistra, a conferma che l'intero sistema del sociale si regge sulla presenza del terzo settore.

Sempre nel mondo cooperativo segnaliamo lotte importanti come quelle nel comparto della logistica che hanno raggiunto un elevato livello di conflittualità e combattività. Ma questi percorsi sono stati vincenti perché la cooperativa stessa è stata considerata alla stregua di qualsiasi datore di lavoro privato. Per questa ragione è stato possibile portare a casa salario, diritti e contratti dignitosi senza rimanere imbrigliati nella trappola del socio lavoratore.

Oggi il terzo settore è assai variegato e dovremmo analizzarne evoluzioni ed involuzioni. Ci sono cooperative con migliaia di addetti e fatturati superiori a quelli di molte aziende private. Esistono realtà che hanno mantenuto le caratteristiche della prima ora, ma resta innegabile che gli spazi vitali per il mondo cooperativo sono quelli ereditati dai processi di privatizzazione e da qui scaturiscono contratti e salari sfavorevoli. E lo status del terzo settore è destinato a cambiamenti importanti anche a livello legislativo in vista degli scenari futuri.

Il terzo settore può divenire l'alleato sociale mancante al Governo di destra per raggiungere obiettivi rilevanti come la riforma del welfare. Esempio tra tutti l'apertura di asili nidi in convenzione con costi del lavoro decisamente bassi se confrontati con le strutture a gestione diretta dei Comuni.

Il nuovo codice del Terzo settore in un articolo esplicita ruoli e funzioni asserendo la volontà di “perseguire finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento, in via esclusiva o principale, di una o più attività di interesse generale”.

Il meritevole apporto del terzo settore alla vita sociale vive da sempre sull'equivoco di fondo: innumerevoli servizi dismessi da Stato e funzioni locali demandate al volontariato o a figure professionali con paghe da fame.

Perseguire l'interesse generale dovrebbe includere anche l'art 36 della Costituzione che vale la pena di citare integralmente

“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.

Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”.

Se l'interesse generale è reso possibile dal super sfruttamento della forza lavoro possiamo definirlo tale o espressione di una visione classista dello Stato e dei rapporti di produzione?

In Italia ci sono circa 7 milioni di volontari, decine di migliaia i lavoratori e le lavoratrici del terzo settore a svolgere ruoli e funzioni dismesse dal pubblico per contenere i costi, determinando una spinta progressiva verso la moderazione salariale.

Siamo in presenza di un'autentica contraddizione di classe rispetto alla quale gli interessi non sono generali e della collettività ma piuttosto particolari e a vantaggio delle classi dominanti.

Quale dovrebbe essere allora il ruolo del terzo settore e\o del volontariato sociale?

Una domanda dirimente alla quale rispondere in tempi nei quali si parla di riforma del welfare. Il rischio che corriamo è quello di trovarci con una forza-lavoro ancora più sfruttata del passato per assicurare asili nido nelle province nelle quali le sole strutture esistenti sono per lo più private. La convenzione tra pubblico e terzo settore dovrà, almeno per noi, partire da una semplice rivendicazione: “a uguale lavoro uguale salario”. uniformando le buste paga a quelle degli Enti locali che per altro sono le più basse del comparto pubblico.

Solo allora potremmo parlare di interesse generale fuori da ogni retorica ipocrita e di falsa solidarietà

 

Fonti:

Il Terzo settore ha una missione da preservare - Lavoce.info

IS-RIVISTA-2022-03-silvotti.pdf (rivistaimpresasociale.s3.amazonaws.com)

4-Montani.pdf (terzjus.it)

21/07/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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