Se volete andare veloci, andate da soli; se volete andare lontano, andate insieme

Si è da poco concluso a Johannesburg, Sudafrica, il XV vertice dei BRICS, tappa decisiva nella costruzione di un nuovo ordine mondiale multilaterale.


Se volete andare veloci, andate da soli; se volete andare lontano, andate insieme

Alle sue origini, nel 2009, il gruppo originario dei BRIC era formato da Brasile, Russia, India, Cina. Con l’ingresso del Sudafrica nel 2010, il gruppo si trasformò in BRICS. Il PIL complessivo dei BRICS, che nel 2010 rappresentava il 18% di quello mondiale, è arrivato nel 2021 al 26%; oggi, se misurato in termini di parità di potere di acquisto, costituisce 1/3 del PIL mondiale ed ha superato quello dei Paesi del G7 (USA, Canada, UK, Francia, Germania, Italia, Giappone). L’ultimo vertice del gruppo si è tenuto a Johannesburg, Sudafrica, dal 22 al 24 agosto scorsi ed è stato giustamente definito storico. 

Rilevante è l’espansione del gruppo: dal 1^ gennaio 2024 altri sei Stati - Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti- diventeranno membri effettivi BRICS, che rappresenteranno quindi il 47,3% della popolazione mondiale, ma una quarantina di Paesi hanno formalmente o informalmente richiesto di entrare nel gruppo. Perché così tanti Paesi del Sud del mondo vogliono far parte dei BRICS?

Varrebbe la pena leggere nella sua interezza la dichiarazione ufficiale di Johannesburg, magari contrapponendola a documenti e dichiarazioni di altri attori internazionali, quali l’amministrazione USA, la dirigenza della UE, il G7 stesso; qui proviamo intanto ad illustrarne alcuni aspetti.

La dichiarazione dei BRICS parla un linguaggio di inclusione, non di esclusività e auspica: “Chiediamo una maggiore rappresentanza dei mercati emergenti e dei Paesi in via di sviluppo nelle organizzazioni internazionali e nei forum multilaterali in cui essi svolgono un ruolo importante…” Il termine ‘multilaterale’ compare ben diciotto volte nel documento, come in “Sottolineiamo il nostro impegno per il multilateralismo e per il ruolo centrale delle Nazioni Unite che sono prerequisiti per mantenere la pace e la sicurezza”. “Sosteniamo una riforma globale delle Nazioni Unite, compreso il Consiglio di Sicurezza, con l’obiettivo di renderlo più democratico, rappresentativo, efficace ed efficiente e di aumentare la rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo tra i membri del Consiglio in modo che possa rispondere adeguatamente alle prevalenti sfide globali e sostenere le legittime aspirazioni dei Paesi emergenti e in via di sviluppo dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina… a svolgere un ruolo maggiore negli affari internazionali, in particolare nelle Nazioni Unite, compreso il Consiglio di Sicurezza.” 

Basti ricordare che i cinque membri permanenti dell’organo esecutivo dell’ONU sono tuttora USA, Cina, Russia, Francia, UK – la popolazione di Francia e UK insieme costituisce all’incirca l’1,6% di quella mondiale, per intenderci.

I BRICS si impegnano per creare o allargare spazi di discussione e di deliberazione in modo che tutti i Paesi abbiano uguale dignità e diritto di parola, in stridente contrasto con le dichiarazioni e azioni dei Paesi imperialisti, che hanno costruito la propria ricchezza e potenza sull’espropriazione coloniale e neo-coloniale di interi continenti.

Joe Biden: “Noi siamo l'America, secondi a nessuno… e il primo posto ci spetta di diritto”. 

Josep Borrell: “Sì, l’Europa è un giardino. Abbiamo costruito un giardino. Tutto funziona. È la migliore combinazione di libertà politica, prosperità economica e coesione sociale che l’umanità è stata in grado di costruire, le tre cose insieme...Il resto del mondo... non è esattamente un giardino. La maggior parte del resto del mondo è una giungla e la giungla potrebbe invadere il giardino.”

NATO e UE in una recente dichiarazione congiunta: “La NATO e l’UE svolgono ruoli complementari, coerenti e di reciproco rafforzamento nel sostegno alla pace e alla sicurezza internazionale. Mobiliteremo ulteriormente l’insieme degli strumenti a nostra disposizione, siano essi politici, economici o militari, per perseguire i nostri obiettivi comuni a beneficio del nostro miliardo di cittadini.”

Come stupirci se il resto del mondo guarda con speranza ai BRICS, che parlano il linguaggio dell’inclusione, e con diffidenza agli USA e all’Europa, che invece circoscrivono i perimetri fra buoni e cattivi e pontificano in continuazione di valori universali e superiori di cui essi sarebbero i naturali esclusivi portatori?

Al punto 6 della Dichiarazione i BRICS affermano: “ribadiamo la necessità... di promuovere, proteggere e realizzare i diritti umani in modo non selettivo, non politicizzato e costruttivo e senza doppi standard” e al punto 4: “esprimiamo preoccupazione per l’uso di misure coercitive unilaterali, che sono incompatibili con i principi della Carta delle Nazioni Unite e producono effetti negativi soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”.

È chiaro nel punto 4 il riferimento all’uso, o meglio all’abuso di sanzioni illegali che contraddistingue la politica degli USA e della UE e che è causa di morte e miseria in varie parti del mondo, mentre il 6 ci ricorda che la questione dei diritti umani viene troppo spesso piegata a ragioni di dominio per eliminare governi che non seguono la linea dettata dall’Occidente. 

Il testo della Dichiarazione consta di 26 pagine e tocca vari argomenti, fra cui l’impegno per eliminare la fame dal mondo ed assicurare la sicurezza alimentare per l’intera umanità, il sostegno alla pace e la difesa dalle minacce di una militarizzazione dello spazio e del terrorismo, compreso quello associato ai rischi di guerra biologica. Il documento integrale in inglese è qui.

È possibile trovare i testi degli interventi dei vari capi di Stato dei BRICS nei rispettivi siti istituzionali, qui mi limito a proporre brevi citazioni dai due discorsi del Presidente cinese Xi Jinping - quello al vertice [1] vero e proprio, nonché quello indirizzato alla riunione allargata BRICS-Africa ovvero Dialogo BRICS Plus [2], a cui hanno partecipato, oltre ai cinque capi di Stato dei BRICS, anche molti inviati di Paesi africani, asiatici e americani.   

Al vertice:

  • Dovremmo espandere la cooperazione politica e di sicurezza per sostenere la pace e la tranquillità. Come suggerisce un proverbio cinese, “niente è più benefico della stabilità, e niente è più dannoso delle turbolenze”. La mentalità della Guerra Fredda continua a perseguitare il nostro mondo e la situazione geopolitica sta diventando tesa... La sicurezza internazionale è indivisibile. I tentativi di cercare la sicurezza assoluta a spese degli altri alla fine avranno un effetto boomerang. La crisi ucraina si è evoluta fino al punto in cui si trova oggi per ragioni complesse. Ciò che è urgente ora è incoraggiare i colloqui di pace, promuovere la riduzione della tensione, porre fine ai combattimenti e realizzare la pace. Nessuno dovrebbe gettare benzina sul fuoco per peggiorare la situazione.
  • Le regole internazionali devono essere scritte e rispettate congiuntamente da tutti i Paesi sulla base degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite, non imposte da coloro che hanno i muscoli più forti o la voce più forte. Coalizzarsi per formare gruppi esclusivi e far passare le proprie regole come norme internazionali è ancora più inaccettabile... Dobbiamo sfruttare appieno il ruolo della Nuova Banca per lo Sviluppo, portare avanti la riforma dei sistemi finanziari e monetari internazionali e aumentare la rappresentanza e la voce dei Paesi in via di sviluppo.

Al dialogo allargato:

  • La Cina è sempre stata solidale con gli altri Paesi in via di sviluppo nella buona e nella cattiva sorte. La Cina è stata e rimarrà sempre un membro dei Paesi in via di sviluppo... 
  • La Cina è un amico su cui l’Africa può contare. Negli ultimi dieci anni, la Cina ha fornito una grande quantità di assistenza allo sviluppo all’Africa e ha contribuito a costruire più di 6.000 chilometri di ferrovie, oltre 6.000 chilometri di autostrade e oltre 80 grandi impianti energetici nel continente... 

Bastano quelle poche citazioni per indicare quanto diverga il cammino intrapreso dai BRICS da quello scelto dall’Occidente globale a guida USA – non sorprende quindi che esso abbia guardato e guardi con avversione e sospetto agli esiti del vertice sudafricano, che prefigurano cambiamenti epocali in merito al controllo delle forniture e percorsi energetici, dei sistemi finanziari e di sviluppo globali e delle istituzioni per la sicurezza.

L’inserimento nei BRICS, per incominciare, di Iran, Arabia Saudita e EAU, significa che il gruppo avrà il controllo del  39% dell’esportazione globale di petrolio, del 45.9% delle riserve e del 47.6% del petrolio prodotto globalmente e che diventerà difficile per l’Occidente controllare il mercato energetico.  

Inoltre, se le transazioni verranno condotte nelle valute dei BRICS anziché in dollari, questo porterà gradualmente alla fine del petrodollaro, uno dei pilastri dell’egemonia USA, il che “detronizzerà progressivamente il dollaro, liberando l’economia mondiale dalle grinfie della Federal Reserve americana”, come prevede MK Bhadrakumar. 

Sul fronte finanziario, le banche centrali degli attuali BRICS hanno avuto il mandato di aumentare gli scambi nelle valute locali, ma l’obiettivo a lungo termine, che si sta cominciando a studiare, è quello di arrivare ad una valuta comune interbancaria che funzioni da unità di conto. La spinta a dedollarizzare è diventata imperativa per trovare rifugio dalle sanzioni e dal sequestro delle riserve delle banche nazionali dei Paesi nel mirino di Washington o Bruxelles, come insegnano i casi di Venezuela, Russia o Afghanistan.

Le potenzialità dei BRICS sono notevoli, dal punto di vista economico, finanziario, della sicurezza nonché dei corridoi di comunicazione, anche perché possono intrecciarsi in modo sinergico con quelle di altri gruppi di cui i vari Paesi sono parte, quali la Nuova Via della Seta (BRI), la Shanghai Cooperation Organisation (SCO), la Eurasian Economic Union (EAEU), il Russia-Iran-India International North South Transportation Corridor (INSTC), la Comunità degli Stati Latino-Americani e dei Caraibi (CELAC).

L’Occidente, che ha a lungo snobbato i BRICS, si illude di poter mantenere per sempre la sua imperiale egemonia e scommette che un gruppo di Paesi così disomogenei, con forme di governo così diverse, persino con contenziosi aperti fra alcuni di loro, non andrà lontano. 

Certamente il viaggio dei BRICS sarà travagliato e complicato e conoscerà battute di arresto e ogni sorta di insidie, ma il viaggio è iniziato e il porto di arrivo è “una comunità di sviluppo condiviso” fondata sul rispetto della sovranità di ciascuno, dove ogni Paese sia libero di perseguire la propria originale via allo sviluppo e modernizzazione, senza dover sottostare a condizioni imposte da altri attraverso la minaccia di sanzioni, rivoluzioni colorate, interventi militari.

Così commenta Vijay Prashad: “Come spesso accade nella storia, le azioni di un impero morente creano un terreno comune affinché le sue vittime cerchino nuove alternative, non importa quanto siano embrionali e contraddittorie. La diversità del sostegno all’espansione dei BRICS è un’indicazione della crescente perdita di egemonia politica dell’imperialismo.” 

 

Note:

[1] Si veda il testo italiano dell’intervento di Xi Jinping al XV vertice dei BRICS.

[2] Si veda il testo italiano dell’intervento di Xi Jinping al Dialogo BRICS Plus.

 

 

 

08/09/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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