Recensioni di classe 56

Brevi e critiche recensioni al notevole film Una mamma contro G.W. Bush, all’interessante film Foerver young, al significativo film di Bellocchio Rapito, all’emozionante Grazie ragazzi con Albanese, al toccante e tragico Spaccaossa, al cortometraggio italiano premiato come il migliore dell’anno, al discutibile Princess, al piacevole Margini, al noioso Chiara, al deludente Astolfo, all’insostenibile Il pataffio, al sopravvalutato Colibrì.


Recensioni di classe 56

Una mamma contro G.W. Bush di Andreas Dresen, commedia drammatica, Germania, Francia 2022, premiato al festival di Berlino per la migliore sceneggiatura e per la migliore attrice protagonista a Meltem Kaptan, che ha ricevuto una nomination anche agli European film awards, voto: 7+. Film divertente ed emozionante, che lascia anche abbastanza da riflettere allo spettatore sulle aberrazioni della lotta al terrorismo, tanto da parte statunitense quanto europea. Meritati i riconoscimenti all’attrice protagonista, peccato che il film, anche perché probabilmente tagliato male, non chiarisce adeguatamente il ruolo gravissimo svolto dalla Germania in questo vero e proprio abominio giuridico di cui sono stati vittime i protagonisti del film.

Forever young di Valeria Bruni Tedeschi, drammatico, Francia, Italia 2022. Il film ha ottenuto 7 candidature e vinto un premio ai Cesar, 2 candidature e vinto un premio ai Lumiere Awards, voto: 6,5. Interessante e alquanto realistico film sul mondo del teatro nella seconda metà degli anni Ottanta, di cui si analizzano luci e ombre. Il film è abbastanza godibile e ben recitato. Appare meritato il premio alla protagonista come migliore attrice esordiente. Peccato che la seconda metà degli anni Ottanta sia un’epoca di riflusso nel privato, tanto che l’unico modo per affermare il proprio dissenso diviene l’uso di droghe sempre più pesanti. Inoltre la scelta autobiografica di una protagonista molto ricca non permettere di cogliere le problematiche reali degli attori all’interno della società civile.

Rapito di Marco Bellocchio, drammatico, Italia 2023, in concorso al festival di Cannes, voto: 6,5. Di sinistra a Bellocchio è rimasto soltanto l’anticlericalismo, peraltro legato al rapporto psicologico con la madre cattolica. Certo nei nostri tempi oscuri, in cui anche la sinistra si inchina al Vaticano, è comunque uno sforzo che va riconosciuto il mettere in discussione almeno un aspetto dell’ideologia dominante. Inoltre, sicuramente dal punto di vista tecnico e formale Bellocchio si conferma un valido regista. Peccato che non abbia molto da dire e che anche questa storia, considerata isolatamente come nel film, non avrebbe meritato di essere raccontata in un lungometraggio anche piuttosto lungo.

Grazie ragazzi di Riccardo Milani, commedia, Italia 2023, nomination miglior commedia e miglior attore a Antonio Albanese ai Nastri d’argento, voto: 6,5. Significativo tentativo di mediare dei contenuti sociali in un film rivolto a un grande pubblico. Grazie ragazzi è godibile, spicca il montaggio e tocca un tema sostanziale come le misere condizioni di vita dei carcerati, quasi sempre di umili condizioni sociali. Peccato che si tratti di un remake di un film francese. D’altra parte, è sempre preferibile realizzare il remake di un film con un soggetto interessante come questo, piuttosto che mettere in scena un soggetto scadente per quanto originale.

Spaccaossa di Vincenzo Pirrotta, drammatico, Italia 2022, nomination miglior esordio ai David di Donatello, voto: 6,5. Il film descrive in modo estremamente realistico le drammatiche condizioni di vita delle classi subalterne, in particolare nel meridione italiano. Mostra in modo altrettanto realistico come la sete di profitto disumanizzi gli esseri umani, anche se in un tale deserto morale spiccano i rari momenti di umanità in personaggi generalmente sfigurati dalla “cattiveria delle povertà”. Peccato che si tratti, come troppo spesso accade, di una tragedia priva di reale catarsi. Certo, in casi del genere ci si può appellare alla storia reale e alle scritte finali che indicano un parziale superamento. In realtà l’arte dovrebbe andare al di là della cronaca naturalistica e, scavando nella realtà, si potevano individuare anche dei personaggi positivi, che non hanno accettato la tragica logica della truffa e che hanno permesso di far arrestare i criminali responsabili. Essendo un primo film ed essendo bassissimo il livello del cinema italiano, la nomination a miglior regista esordiente è, tutto sommato, meritata.

Le variabili dipendenti di Lorenzo Tardella, drammatico, Italia 2022, premio per il miglior cortometraggio ai David di Donatello, voto: 6+. Realizzato presumibilmente come saggio finale per il Centro sperimentale, il film, con pochissimi mezzi, media alcune emozioni e alcune riflessioni sulla psicologia della scoperta dell’amore, nel caso specifico ancora più problematica in quanto omosessuale, fra due adolescenti. Certo, in un paese dominato dalla destra più reazionaria, il soggetto del film è comunque di opposizione, anche se si tratta dell’opposizione più morbida e meno radicale, lasciando del tutto fuori campo le problematiche e i conflitti economici, sociali, storici e politici.

Princess di Roberto De Paolis, drammatico, Italia 2022, presentato al festival di Venezia, nomination miglior produttore ai David di Donatello, nomination miglior soggetto, miglior montaggio e miglior attore non protagonista a Lino Musella ai Nastri d’argento, voto: 5+. Il film muove da un proposito a prima vista giusto e significativo, cioè mostrare le terribili condizioni di vita di diverse nigeriane costrette a venire a farsi sfruttare, nel caso specifico sessualmente, in Italia. Peccato che una povera prostituta nigeriana non possa che fermarsi agli aspetti più immediati e squallidi delle terribili condizioni di vita cui va incontro nel nostro paese. Manca, dunque, uno sguardo in grado di cogliere in profondità la realtà e anche lo sforzo di rendere bella questa esperienza estetica. Il film spicca anche per la completa mancanza di una conclusione.

Margini di Niccolò Falsetti, commedia, Italia 2022, nomination miglior regista esordiente ai David di Donatello, voto: 5. Se gli autori si fossero contenuti e avessero realizzato un cortometraggio sarebbe stato gradevole, fornendo qualche spunto interessante, dal momento che si mette in scena un aspetto poco indagato e conosciuto, nel caso specifico un gruppo musicale della “sinistra alternativa” in una realtà di provincia. Al contrario, il lungometraggio realizzato diviene nella seconda parte noioso, dal momento che il film ha davvero troppo poco di sostanziale da comunicare. Inoltre, certe scelte decisamente irrazionali e di fatto ciniche sono presentate in modo sostanzialmente acritico, il che non è accettabile e mostra anche tutti i limiti di questi ambienti della sinistra “alternativa”.

Chiara di Susanna Nicchiarelli, biografico, Italia, Belgio 2022, nomination a David di Donatello per la migliore sceneggiatura e i migliori costumi, in concorso al festival di Venezia, voto: 5. Il film è pesante, non riesce a scavare a sufficienza dal punto di vista dell’analisi storica e forza il contesto per rendere il soggetto più appetibile al modo di sentire contemporaneo, rendendo Chiara un’opera poco realista e inverosimile. Inoltre, il film pone al centro esclusivamente la questione di genere e tace, fondamentalmente, sulle ben più significative problematiche economiche e sociali. Infine, non prende sufficientemente le distanze da aspetti inaccettabili come la credenza superstiziosa nei miracoli.

Astolfo di Gianni Di Gregorio, commedia, Italia 2022, con Stefania Sandrelli e Gianni Di Gregorio, nomination miglior sceneggiatura a Gianni Di Gregorio ai David di Donatello 2023, voto: 5. Colpisce la nomination per la migliore sceneggiatura per un film con un plot debolissimo. Il solo aspetto positivo è la figura del protagonista, un intellettuale, un insegnante che rappresenta una figura positiva, rispetto al sindaco e al prete che rappresentano la corruzione del potere costituito. Per il resto la nomination per la migliore sceneggiatura non può che far riflettere sullo stato comatoso del cinema italiano.

Il pataffio di Francesco Lagi, commedia, Italia, Belgio 2022, voto: 3. Indecente ripresa epigonale e volgarizzazione del classico L’armata Brancaleone, non si capisce come un film del genere possa essere presentato in un festival internazionale, per quanto di seconda categoria, come quello di Locarno. Il manierismo non è mai particolarmente interessante, in particolare quando si riduce a fare un film alla maniera di una commedia, tutto sommato di non grande spessore, come il film di Monicelli, che in confronto a questo rifacimento rischia di apparire un capolavoro. Anche il premio ai David di Donatello per la migliore colonna sonora a Stefano Bollani è segno dei tempi e della decadenza dell’attuale cinema italiano, in quanto sembra una debole ripresa della colonna sonora de L’armata Brancaleone

Il Colibrì di Francesca Archibugi, con Pierfrancesco Favino, Bérénice Bejo, Laura Morante, drammatico, Italia 2022, nomination miglior attrice non protagonista a Kasia Smutniak e miglior canzone a Caro amore lontanissimo ai nastri d’Argento 2023 e nomination miglior David giovani, miglior sceneggiatura non originale ad Archibugi, miglior canzone e trucco al David di Donatello 2023, voto: 2,5. Fra i film italiani premiati dell’anno è certamente il più ingiustamente sopravvalutato. Tanto il contenuto che la forma del film sono privi di qualsiasi qualità e decisamente sciatti. La vicenda è del tutto priva di sostanza, di motivi di interesse, non è realistica e tantomeno verosimile. I personaggi sono del tutto atipici e poco credibili. Il film non solo non è in alcun modo godibile dal punto di vista estetico, ma non è nemmeno gradevole. Si tratta di un prodotto del tutto scadente al punto da non essere nemmeno una merce dell’industria culturale, né un film culinario o di evasione. Colibrì è a tal punto insignificante da risultare ben presto noioso e francamente insostenibile.

28/07/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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