Sfruttamento e dominio nel capitalismo del XXI secolo

Recensione del libro Sfruttamento e dominio nel capitalismo del XXI secolo (a cura di Toni Casano e Antonio Minaldi), Associazione Multimage APS, Firenze 2023, con saggi di Ernesto Burgio, Toni Casano, Alessandra Ciattini, Marco Consolo, Andrea Fumagalli, Gabriele Giacomini, Giorgio Griziotti, Antonio Minaldi, Domenico Moro, Salvatore Palidda, Francesco Parello, Francesco Maria Pezzulli, Marco Pirrone, Sergio Riggio, Maria Concetta Sala, Francesco Schettino e Salvo Vaccaro.


Sfruttamento e dominio nel capitalismo del XXI secolo Credits: https://www.periscopionline.it/critica-del-capitalismo-nel-millennio-in-corso-272345.html

 Il libro Sfruttamento e dominio nel capitalismo del XXI secolo raccoglie gli scritti di studiosi e militanti politici che sono stati impegnati in un ciclo di dibattiti sulle caratteristiche del capitalismo del XXI secolo. Il tema è approfondito in cinque grandi problematiche che costituiscono altrettanti capitoli: “Antropocene e capitalocene”; “Il capitalismo della sorveglianza”; “Il capitalismo della produzione immateriale”; “Dominio e ricatto del capitalismo finanziario” e “Imperi, guerra e destini del mondo”.

Si tratta di un volume certamente ampio e complesso, che muove dalla consapevolezza che negli ultimi quarant’anni, un’epoca storica caratterizzata dal dominio del neoliberismo, i modi e le forme del dominio e dello sfruttamento capitalistico sarebbero, secondo i curatori del volume, “profondamente mutati, avendo ormai travalicato le mura della fabbrica fordista per insinuarsi in ogni ambito della vita e in ogni angolo del mondo” [1]. Occorre, però, ricordare che l’organizzazione del lavoro taylorista e il fordismo sono stati da diversi anni superati dialetticamente dall’organizzazione del lavoro toyotista. Il modello ideato da Taiichi Ōno ha tolto gli aspetti ormai storicamente superati della precedente organizzazione del lavoro, tesaurizzando le caratteristiche ancora attuali e sviluppandole ulteriormente.

Tornando ai curatori del volume, essi ritengono che negli ultimi decenni “si è consumata anche la crisi della sinistra antagonista e di classe, incapace di andare oltre la soggettività conflittuale otto-novecentesca e di trovare punti di convergenza verso una prospettiva costituente comune alternativa al sistema del capitale, col rischio di vanificare in questo modo, la potenziale ricchezza politica espressa dai movimenti e dalla molteplice soggettivazione del conflitto”. D’altra parte, proprio l’aver abbandonato l’esperienza storica e le conquiste dei due secoli precedenti ha enormemente indebolito la lotta per l’emancipazione delle classi sociali subalterne dal dominio del capitale. Del resto la “molteplice soggettivazione del conflitto” ha portato troppo spesso a lotte e rivendicazione di tipo particolaristico, tendenzialmente corporative e incapaci di superare il livello primitivo ed economico per svilupparsi sul piano più elevato della politica.

Per il resto è certamente rilevante l’ambizione del volume di voler “essere un esempio di «ricerca militante». Un impegno di attiva partecipazione, che mentre ci pone dentro e al servizio dei movimenti e di ogni forma di conflittualità, ci impone un continuo lavoro di ricerca teorica e di confronto tra diverse esperienze di lotta, e diverse formazioni culturali e politiche. Non un lavoro riservato esclusivamente ad intellettuali di professione, quanto piuttosto il prodursi di una capacità comune di sapersi interrogare per socializzare ogni tipo di esperienza, con grande risolutezza nella difesa dei valori comuni, ma anche con grande disponibilità all’ascolto e grande sensibilità nei confronti delle diversità e della complessità delle cose. Una sorta di ricerca del «Futuro possibile» contro «L’inaccettabile presente»”.

Questo ambizioso progetto nasce all’interno del Laboratorio Andrea Ballarò e in particolare nel suo “Caffè filosofico”, nato per indagare i “meandri politici e teorici di questa crisi della sinistra, della quale non si vede soluzione” (3). Tali attività di studio e ricerca militante, che hanno rimotivato all’impegno politico anche dei compagni che rischiavano di perdersi nel riflusso nel privato, tragica conseguenza della sconfitta storica del 1989-91, ha il merito di non contrapporsi all’impegno politico.

Antropocene e Capitalocene

Il viaggio che il volume propone tra gli “orrori” del capitalismo del XXI secolo “inizia da molto lontano, come a testimoniare che nella storia dell’umanità, virtù e misfatti hanno sempre radici molto profonde affondate in un passato, che tuttavia come vedremo resta spesso nascosto ai nostri occhi finché i suoi frutti, dolci o più spesso malefici, non si palesano in tutta la loro evidenza” (18). In particolare, col termine Antropocene si definisce “una nuova era geologica legata all’impatto decisivo (e distruttivo) che la presenza dell’uomo ha avuto sull’ecosistema terrestre” (18). Fra i contributi di questa sezione si segnala il saggio del medico e scienziato Burgio che “ci avverte come, con la rivoluzione del neolitico, l’uomo entrando nell’era dell’agricoltura e dell’allevamento, abbia dato inizio a un cambiamento radicale che oltre a mutare il volto della terra ha segnato per sempre anche il proprio destino, (e non sempre e non necessariamente in senso positivo)” (18). D’altra parte, bisogna sempre fare bene attenzione a non “considerare l’uomo «in generale», e sin dalle origini, come il responsabile dell’attuale catastrofe ambientale. Il pericolo è che se tutti siamo colpevoli, allora nessuno è colpevole!

Per questo Pirrone preferisce usare il termine Capitalocene (coniato da Moore). Giusto a significare che appropriazione, sfruttamento e messa in valore della natura (come del lavoro umano), tipiche del capitalismo, sono oggi i veri killer dell’ambiente” (19).

Il capitalismo della sorveglianza

Fra gli interventi della sezione si segala il contributo di Palidda che “analizza i sistemi digitalizzati di sorveglianza, documentando le misure adottate dal comando neoliberista per allargare il raggio d’azione nel campo della prevenzione dei comportamenti devianti, sommando a vecchi strumenti repressivi nuove tecniche investigative. Si pensi all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA) per le schedature biometriche che hanno generato un vero boom del business nel settore, che si è esteso perfino all’uso di dati biometrici nelle procedure di reclutamento al lavoro” (21).

Il capitalismo della produzione immateriale

In questa sezione, fra le più discutibili da un punto di vista marxista, si segnala il contributo di Casano che osserva come “in diversi settori manifatturieri e in diversi strati di mercato, il sistema industriale, avendo acquisito il controllo della dinamica salariale ed essendo stato favorito dalla governamentalità dominante da strumenti di regolazione iperliberistici (delocalizzazione, vincoli di produttività, flessibilità e precarizzazione diffusa), può certamente trovare ancora redditizio il mantenimento di ampie sacche di sfruttamento tradizionale della forza-lavoro, giacché (…) potrebbe, non tanto paradossalmente, rilevarsi diseconomico investire in una seppur minimale innovazione tecnologica, potendo incidere sulla manovra della leva del dumping salariale” (22). Degno di nota è anche lo “sfondo politico del contributo di Sergio Riggio, il quale, nell’analizzare le trasformazioni della forma lavoro contemporanea e i meccanismi attraverso cui «si genera l’estrazione del plusvalore» e su «come le nuovissime tecnologie intervengano modificando tempi e modi della produzione», ha cercato di cogliere parimenti le possibili trame di lettura delle necessarie ragioni che sussistano nella ricomposizione sociale in chiave anticapitalistica” (23).

Dominio e ricatto del capitalismo finanziario

In questa sessione spicca l’intervista a Francesco Schettino, da cui emerge che “la necessaria ricerca di nuovi percorsi di lotta e di ricerca militante deve per forza di cose mantenere un profondo legame col passato, non solo in senso ideale, ma anche e soprattutto nella capacità di sapere mettere a frutto i contenuti sempre attuali dell’armamentario teorico che Marx e il marxismo ci hanno lasciato”. Tanto più che, come si evince dalle risposte di Schettino “una new economy nella sostanza non esiste” e “la definizione della crisi del 2007/2008 come «crisi finanziaria» è semplicemente una etichetta truffaldina che tende solo a mistificare le difficoltà in cui si trova il sistema globale del capitalismo, afflitto da una crisi permanente che va considerata, in pieno accordo con i dettami del pensiero marxista, come crisi di valorizzazione e di sovrapproduzione” (24).

Imperi, guerra e destini del mondo

Nella sezione conclusiva vi sono alcuni contributi di rilievo. In particolare Ciattini “inquadra l’attuale guerra in Ucraina nel secolare scontro tra «Eurasia» ed «Atlantismo», con gli USA da sempre impegnati a controllare l’Europa (ancora una volta perdente) cercando di creare una invalicabile barriera ad evitare qualsiasi vicinanza del vecchio continente con la Russia, in una prospettiva di alleanza euroasiatica” (26). Occorre inoltre ricordare il saggio di Moro che “guarda oltre il presente vedendo nell’attuale crisi una «stagnazione secolare», che annuncia la fine del dominio USA, figlio del parassitismo della finanza speculativa e stretto nel circolo vizioso della guerra permanente per sostenere il dollaro e del dominio del dollaro per sostenere la guerra. Tutto sembra preannunciare l’avvento di un «secolo» cinese” (26-27).

Note:

[1] Toni Casano e Antonio Minaldi (a cura di), Sfruttamento e dominio nel capitalismo del XXI secolo, Associazione Multimage APS, Firenze 2023. Le prime citazioni del testo sono tratte dalla quarta di copertina di questo volume. Le successive citazioni di questo libro saranno seguite dal numero, in parentesi tonda, della pagina da cui sono tratte.

16/06/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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