Quello che stiamo sprecando è tempo di vita, perché quando io compro qualcosa non lo faccio con il denaro, ma con il tempo di vita che hai dovuto utilizzare per guadagnare quel denaro
Pepe Mijuca
 Il  mercato è un topo
che  esce da una fogna
e  ci grida: Venite, venite
qui  ogni sogno si avvera!
Anche  l’outlet più luminoso
è  soltanto una fogna.
Le  merci non sono neutrali:
alcune  esprimono sudore non pagato
altre  grondano sangue
o  portano i segni delle mani di bimbi
molte  nascondono sigle
occultate  in scatole cinesi,
strumenti  che il capitale
usa  per destabilizzare
e  piegare al suo volere.
 
Il  mercato è un uccello rapace
che  protende gli artigli
sino  a strappare il cuore
che  batte nel petto del mondo.
Che  importano le vette di neve
i  mari azzurri di pesci
le  praterie cosparse di boschi!
Tutte  hanno un dio del sacrificio
un  altare ove saranno immolate.
 
Il  mercato è un idolo vuoto
che  ti solletica il naso
e  ti accarezza le guance.
Nelle  sue mani l’inganno più folle
che  perseguita gli uomini.
È  un grattacielo nero
che  sovrasta le strade
muto  come un’ombra,
grifagno  come un consiglio d’amministrazione
di  una multinazionale della frutta
o  delle armi
pauroso  come una guerra
spietato  come la carta bollata
che  sancisce una proprietà
e  strangola un villaggio indio.
 
Il  mercato è un tunnel
scavato  nel ventre dei continenti
in  fondo al quale la luce annega
in  una schiavitù senza riscatto possibile.
Fantasmi  ubriachi
percorrono  i suoi sentieri
ricolmi  solo di illusioni
come  quelli dell’Eden.
“E  non ci sono verità” lungo “i sentieri dell’Eden”
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