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Melanchon prende Place de la Republique: una sfida riuscita

Il comizio di Jean Luc Melenchon lancia la sfida per il sorpasso sui socialisti.


Melanchon prende Place de la Republique: una sfida riuscita Credits: https://www.flickr.com/photos/azety

Sabato 18 marzo, a poco più di un mese dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi (23 aprile), si è tenuta a Parigi una manifestazione in sostegno del principale candidato della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon, culminata con un affollato comizio del candidato nell’ampia Place de la République. Simbolico il giorno, anniversario dell’inizio della Comune di Parigi, rivoluzione del 1871 del proletariato parigino repressa nel sangue. Altrettanto simbolico è il luogo da cui ha preso avvio il corteo, Place de la Bastille, sito centrale della Rivoluzione del 1789 ed emblematico per una manifestazione caratterizzata ̶ già nello slogan ̶ dal richiamo a un nuovo regime repubblicano, in discontinuità con il presidenzialismo autoritario e il sistema di latente oligarchia economica e politica, che caratterizzano l’attuale V Repubblica francese. Decisamente un successo la prova di forza di piazza: 130.000 persone (secondo gli organizzatori), più che triplicando le presenze della recente manifestazione elettorale del candidato di centro-destra Fillon a Trocadéro. Il rivale diretto resta tuttavia il socialista Hamon, appaiato a JLM nella gran parte dei sondaggi d’opinione e indebolito dallo sgretolamento del PS a seguito delle politiche neoliberiste e delle avventure imperialiste perseguite dal presidente uscente (e poco rimpianto) Hollande.

In una campagna caratterizzata da colpi bassi, scandali di malversamenti di fondi e sulla vita privata dei candidati, spicca il tentativo del “tribuno” Mélenchon di riportare i contenuti al centro della discussione. Abile e carismatico oratore, JLM si è distinto per la capacità di riproporre i temi caratteristici del patrimonio ideale del movimento operaio, in uno stile rinnovato e con una strizzata d’occhio alle pratiche sperimentate da Podemos: utilizzo oculato di social network e nuovi mezzi di comunicazione; capacità di esprimere radicalità e volontà di un rovesciamento dei rapporti sociali in favore delle classi popolari senza più richiamarsi (o facendolo il meno possibile) ai nomi e alle ritualità di una sinistra ormai vista come autoreferenziale e lontana dalle istanze della sua classe di riferimento; sforzo di coniugare la critica alla “casta” politica corrotta ̶ intrecciata con i poteri economico-finanziari e sempre più autoreferenziale a fronte della sofferenza del popolo ̶ con quella alla mancanza di giustizia sociale e al deterioramento delle condizioni di vita di lavoratori, studenti, disoccupati e migranti. Al centro della proposta, allora, la rottura e la discontinuità in senso progressista: in tema sociale, improntando la proposta a uno spiccato egualitarismo, con rafforzamenti sostanziali delle politiche sociali e del prelievo fiscale per i più ricchi; nel campo dell’economia, proponendo la reintroduzione di una seria programmazione industriale e la nazionalizzazione dei settori chiave; in tema di assetti istituzionali, con una democratizzazione e un avvicinamento ai cittadini delle istituzioni rappresentative e della vita politica, accompagnate alla rivendicazione di una nuova democrazia partecipativa anche nei luoghi di lavoro; in tema di politiche europee e internazionali, rigettando gli irriformabili trattati europei, uscendo dalla NATO in favore di un posizionamento nel campo dei Paesi non-allineati e rinunciando a ogni velleità neo-imperialista; nel campo ambientale, con una riconversione ecologica dell’intero sistema produttivo.

Tutti questi temi sono emersi nel corso del comizio, ascoltato con attenzione e trasporto dalla folla, conclusosi con l’inno nazionale ̶ nel solco della tradizione di patriottismo progressista e umanista propria di una gran parte della sinistra francese ̶ e con L’Internazionale, improvvisata da numerosi astanti. Mista la composizione sociale, con una prevalenza della classe media, di studenti e intellettuali, in una città in cui nel corso degli ultimi anni la componente popolare si è sempre più assottigliata, cacciata nelle cinture della banlieue dal costo esorbitante degli immobili urbani. Più significativa la componente della classe lavoratrice negli spezzoni del PCF: un partito, con una numerosa rete militante in tutto il territorio nazionale, che, dopo una lunga discussione interna, ha infine deciso di sostenere la candidatura di JLM, malgrado le rivalità esistenti soprattutto a livello locale, dove i comunisti spesso hanno stretto accordi elettorali con il Partito Socialista. Ancora non è chiaro se e quali (auspicabili) forme di convergenza saranno trovate tra Mélenchon e PCF per le elezioni legislative, che seguiranno di pochi mesi le presidenziali.

In definitiva, solo arrivando a strappare le masse popolari impoverite alla retorica reazionaria e nazionalista della Le Pen e a quella neoliberista di Macron, Mélenchon potrà aspirare a risultare il vincitore di questa dura competizione elettorale e a poter realizzare davvero il programma. Intanto, il candidato della sinistra ha partecipato al dibattito tra candidati di lunedì 20 svolgendo un’ottima prestazione, rilanciando l’uscita dal nucleare e riuscendo a rispondere efficacemente, in chiave solidaristica e antimperialista (e con molto realismo), ai discorsi xenofobi dei candidati di destra sull’immigrazione e sulla sicurezza. Non è stato certo un caso che JLM sia risultato, a fine serata, il secondo più convincente a giudizio degli ascoltatori. Certo, di qui a vincere le elezioni la strada è ancora lunga!

01/04/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.flickr.com/photos/azety

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