Film e serie da vedere 2023

Brevi e critiche recensioni di classe ai film e alle serie televisive da vedere uscite nel 2023 in Italia al cinema o su piattaforma.


Film e serie da vedere 2023

Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, con Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, drammatico, Italia 2023, valutazione: 7. Il film ha ottenuto 8 candidature (tutte le più significative) e vinto il premio per la migliore attrice non protagonista con Barba Bobulova ai Nastri d'Argento, disponibile su Now. La prima parte del film è quasi intollerabile, troppo caricata, finisce per apparire una involontaria caricatura di tutti i tipici aspetti dei film di Nanni Moretti. Anche l’ottuso e aproblematico anticomunismo della prima parte appare banale e gratuito. Nella seconda parte il film progressivamente decolla e finisce con il rivalutare sostanzialmente il comunismo, naturalmente per come e quanto può rivalutarlo un intellettuale tradizionale borghese. Significative le critiche verso il postmoderno, cioè l’ideologia oggi dominante.

Il legionario di Hleb Papou, drammatico, Italia, Francia 2021, disponibile su Netflix, nomination miglior regista esordiente ai Nastri d’argento 2022, voto: 7. Buon film realista che affronta tematiche anche sostanziali con personaggi verosimili. Peccato che scelga come punto di vista quello di un membro degli apparati repressivi di uno Stato imperialista in modo, peraltro, non sufficientemente critico.

La società della neve di J.A. Bayona, drammatico, Spagna 2023, disponibile su Netflix, ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes come migliore film straniero, Il film è stato premiato agli European Film Awards, 2 candidature a Critics Choice Award fra cui miglior film straniero, 13 candidature a Goya fra cui miglior film e miglior regista, nella short list dei candidati a miglior film straniero agli Oscar, voto: 7. Film, molto emozionante e avvincente, racconta in modo tragico e realista una terribile tragedia con una adeguata catarsi. Peccato che le questioni politiche, economiche e sociali restino del completamente sullo sfondo.

Spellbound - Io ti salverò di Alfred Hitchcock con Gregory Peck, Ingrid Bergman, drammatico, Usa 1945. Il film ha ottenuto 6 candidature (fra cui miglior film e regia) e vinto un premio (per la miglior colonna sonora) ai Premi Oscar, il film è stato premiato al Festival di Venezia, disponibile su Prime. Classico film di Hitchcock ancora oggi abbastanza godibile e intrigante, certamente ben girato e interpretato, lascia come quasi tutti i film di questo regista al quanto a desiderare dal punto di vista del contenuto, non sfiorando i grandi temi storici, politici, sociali ed economici.

Forever young di Valeria Bruni Tedeschi, drammatico, Francia, Italia 2022. Il film ha ottenuto 7 candidature e vinto un premio ai Cesar, 2 candidature e vinto un premio ai Lumiere Awards, voto: 6,5. Interessante e alquanto realistico film sul mondo del teatro nella seconda metà degli anni Ottanta, di cui si analizzano luci e ombre. Il film è abbastanza godibile e ben recitato. Appare meritato il premio alla protagonista come migliore attrice esordiente. Peccato che la seconda metà degli anni Ottanta sia un’epoca di riflusso nel privato, tanto che l’unico modo per affermare il proprio dissenso diviene l’uso di droghe sempre più pesanti. Inoltre la scelta autobiografica di una protagonista molto ricca non permettere di cogliere le problematiche reali degli attori all’interno della società civile.

Nel nostro cielo un rombo di tuono di Riccardo Milani, documentario, Italia 2022, premio speciale Il grande calcio, gli eroi dello sport ai Nastri d’argento, voto: 7. Nonostante la durata esagerata e la tematica piuttosto poco significativa, il montatore ha fatto indubbiamente un ottimo lavoro rendendo il documentario, per quanto possibile, non solo interessante, ma a tratti anche avvincente. Gli aspetti più significativi sono la descrizione di un mondo dello sport non ancora completamente egemonizzato dal capitale finanziario transnazionale e di un paese che viveva uno dei periodi di più ampie e significative mobilitazioni sociali e politiche.

Wendell & Wild di Henry Selick, animazione, Usa 2022, su Netflix, nomination miglior film d’animazione Critics Choice Award 2023, voto: 7. Finalmente un film per bambini, ma non solo, che tocca in maniera significativa problematiche sociali ed economiche, individuando in modo adeguato i nemici di classe.

Inventing Anna è una miniserie televisiva statunitense del 2022 in 9 episodi, distribuita su Netflix, ha ricevuto diverse candidature per la migliore attrice protagonista Julia Garner, voto: 7. Serie ben confezionata, godibile e avvincente, si basa su una storia vera. Nella serie spiccano le spaventose piccole ambizioni al successo individuale di diversi statunitensi e immigrati che si richiamano al mito del sogno americano. Peccato che, al solito, vedendo tutti personaggi espressione degli spiriti animali della società capitalista, si finisca per naturalizzare questo modo di essere, al punto che cinismo e spietatezza divengono quasi delle doti.

La serie è molto interessante perché fa una critica molto significativa della classe dominante nelle società a capitalismo avanzato, facendo emergere come il sistema si regga essenzialmente su una serie di truffe, che finiscono per avere ricadute negative esclusivamente sui pesci piccoli, che sono ancora nella fase dell’accumulazione primitiva, in particolare se si tratta di donne straniere. Colpisce come queste persone spendano enormi energie per seguire le proprie piccole ambizioni, individualiste ed egoiste, e non siano minimamente sensibili alle grandi ambizioni, ossia a prendere parte attivamente a favore delle forze che si battono per l’emancipazione del genere umano. Il problema è che anche chi produce e realizza queste merci dell’industria culturale è mosso esclusivamente da piccole ambizioni, per cui realizzano anche dei prodotti ben confezionati come questo, ma sono del tutto incapaci di indicare una prospettiva di superamento dell’esistente.

La serie negli ultimi episodi comincia ad allungare inutilmente il brodo, narrando la vicenda dal punto di vista di personaggi secondari, di cui analizza il modo di essere. Tali detour non comportano nessun approfondimento della questione sostanziale al centro della vicenda. In effetti la serie non ha moltissimo da aggiungere a ciò che appariva già abbastanza chiaro dalle prime puntate.

Al solito allucinante è la rappresentazione del mondo del lavoro, in cui al posto della lotta di classe si vedono lavoratori pronti a sacrificare, del tutto gratuitamente, ogni cosa, persino la propria prima figlia, pur di farsi sfruttare fino all’ultimo respiro. In tale completa dedizione al successo, alla carriera, la truffatrice ultra arrivista si differenzia solo quantitativamente dagli altri personaggi.

Nell’ultimo episodio emergono aspetti interessanti, inconsapevolmente in linea con l’osservazione di Brecht che è più criminale fondare una banca piuttosto che rapinarla. Abbiamo così la piccola truffatrice, che riesce a ingannare anche le grandi banche, punita con una pena superiore a quella che ha colpito i grandi speculatori del capitale finanziario che opprimono il mondo intero. Senza contare che le banche si sono fatte o meglio hanno rischiato di farsi truffare, in quanto la caduta del tasso di profitto rende sempre più truffaldine le speculazioni finanziarie. Infine, la vicenda dimostra come più che un sogno quello americano sia un incubo, in quanto una giovane con spirito imprenditoriale può farsi spazio solo se fa credere di essere una ricchissima ereditiera.

Titanic di James Cameron, con Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, distribuito da Walt Disney, il film ha ottenuto 14 candidature e vinto 11 Premi Oscar, 8 candidature e vinto 4 Golden Globes, 3 candidature e vinto un premio ai SAG Awards, voto: 7. Torna dopo 25 anni un film campione di incassi, in grado di sviluppare una qualche critica sociale e di far emergere, almeno in potenza, il conflitto sociale.

The Quiet Girl di Colm Bairéad, drammatico, Irlanda 2022, nomination a miglior film internazionale a Oscar e Bafta 2023, miglior fotografia a Oscar europei, voto: 7. Buon film, intenso emotivamente, con un significativo scavo psicologico, con validi interpreti e, comunque, ben girato, lascia anche qualcosa di sostanziale su cui riflettere allo spettatore. Significativo quanto il contesto sociale della famiglia di appartenenza possa incidere sull’educazione dei bambini; il film mostra anche l’importanza del coinvolgimento e dell’insegnamento ai bambini dei lavori svolti dagli adulti, naturalmente se alla loro portata. Se il film denuncia a ragione la cattiveria dei poveri, è un po’ troppo schematico e positivistico, in quanto non emergono adeguatamente le contraddizioni dei piccolo-borghesi, né le cause sociali dell’incapacità di alcune famiglie povere a trasmettere il dovuto affetto ai bambini. Fra i candidati Oscar a miglior film non distribuito negli Stati Uniti, si piazza al secondo posto, dietro l’inarrivabile e imperdibile Argentina 1985.

Emancipation – Oltre la libertà di Antoine Fuqua con Will Smith, thriller, Usa, 2022 su apple tv, candidato migliori acconciature agli Oscar, voto: 7. Valido film sulla bestialità della schiavitù e sulla lotta di liberazione attraverso la guerra civile statunitense. Film emozionante, ma un po’ troppo commerciale.

Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse di James Gray con Anne Hathaway, Anthony Hopkins, drammatico, Brasile, Usa 2022, è stato premiato a National Board fra i migliori film indipendenti, ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award per il miglior giovane interprete, ha ottenuto 1 candidatura a NSFC Awards per la migliore sceneggiatura, voto: 7. Il tempo dell’apocalisse si apre con la vittoria di Reagan e raggiunge il suo apice con la presidenza di Trump. In quest’epoca, il sogno americano è divenuto di fatto impossibile. Persino la scuola, che dovrebbe consentire un minimo di mobilità sociale a livello molecolare, è travolta dalla logica neoliberale. La scuola pubblica viene sempre più dequalificata per costringere, chi riesce in qualche modo a poterselo permettere, di passare alla scuola privata, in cui domina l’ideologia suprematista e razzista della destra. Al giovane afroamericano di una famiglia povera non viene offerta nessuna possibilità di emancipazione sociale. Anche per le minoranze religiose come gli ebrei, fuggiti dalle persecuzioni in Europa, la vita non è facile. Interessante come tutte queste prospettive siano viste in modo realistico attraverso gli occhi di un bambino, meno condizionati dall’ideologia dominante. Il taglio autobiografico rende le vicende a tratti molto minimal, anche se rimane sempre netta la presa di posizione contro le discriminazioni dei più deboli.

Vatican Girl: La scomparsa di Emanuela Orlandi di Mark Lewis, serie documentaria britannica del 2002 in quattro episodi trasmessa da Netflix, voto 7-. Nel primo episodio emerge, in modo significativo, che il Vaticano ha cercato di depistare le indagini, indicando la falsa pista del terrorismo internazionale, per far ricadere la colpa sui comunisti, che starebbero dietro l’attentato del papa, anche se a compierlo è stato, senza ombra di dubbio, un terrorista di estrema destra turco. Tutto lascia intendere che il Vaticano fosse interessato a occultare i reali autori del crimine. Interessante anche come il “Corriere della Sera” di fatto costringa a occuparsi d’altro il suo giornalista che seguiva il caso nel momento in cui smentisce, anche grazie a una fonte nei servizi segreti, la falsa pista del terrorismo internazionale e denuncia il ruolo nel rapimento della criminalità comune con un movente di tipo economico.

Il secondo episodio fa un enorme salto di qualità, facendo emergere, in modo inequivocabile, le responsabilità della chiesa cattolica che appare realmente implicata nel terrorismo internazionale, cioè nel finanziare la controrivoluzione di Solidarnosc in Polonia, scambiata come una forza rivoluzionaria dalla sinistra radical dei paesi a capitalismo avanzato. Inoltre, denuncia come per finanziare meglio i controrivoluzionari e restaurare un capitalismo di estrema destra, il Vaticano abbia utilizzato i soldi sporchi della mafia che ripuliva e riceveva attraverso la Banda della Magliana, con la quale collaborava strettamente. Per cui Emanuela Orlandi era stata incarcerata dalla Banda della Magliana per conto del Vaticano. Elementi molto significativi per dimostrare, ancora una volta, l’assurdità dell’ideologia dominante che riconosce un alto valore etico a una monarchia assoluta di estrema destra, con stretti legami con i peggiori criminali e nemica giurata del comunismo. Naturalmente, in prima linea in tale crociata vi era Giovanni Paolo II, il famoso “santo subito”, canonizzato in tempi record.

Il terzo episodio è, invece, estremamente deludente, tutto incentrato su un mitomane, assolutamente improbabile, che cerca di sviare le indagini, assolvendo tanto il Vaticano quanto la Banda della Magliana. Non si capisce proprio perché dedicare un intero episodio a un goffo e gaglioffo tentativo di depistaggio. Magari sarebbe stato interessante indagare chi ha favorito o, addirittura, ordito tale depistaggio.

Nella quarta puntata emergono elementi nuovi che provano senza ombra di dubbio il coinvolgimento del Vaticano nella tragica vicenda di Emanuela Orlandi e la sua storica omertà. Allo stesso tempo emergono continui tentativi di depistare le indagini, che in buona parte fanno riferimento allo stesso Vaticano. Anche il documentario inglese e il giornalista al centro del documentario contribuiscono, magari involontariamente, a depistare le indagini. La posizione della chiesa viene edulcorata, la colpa si limiterebbe al fatto che qualcuno al suo interno non avrebbe parlato. In più, ci sarebbe la questione che un’alta personalità del vaticano avrebbe molestato sessualmente Emanuela Orlandi. Negli scenari che si tracciano alla fine la chiesa passa quasi come vittima e si arriva addirittura a riaccreditare, fra le altre, persino il depistaggio più rozzo e ideologico, per cui dietro a tutto ci sarebbe l’Unione Sovietica visto che l’attentatore fascista turco, fra le tante dichiarazioni assurde e provocatorie, aveva affermato, senza uno straccio di prova, di essere stato addestrato dal Kgb. Per cui l’assurda tesi che la serie e il giornalista del “Corriere della Sera”, dimostrando tutta la subalternità all’imperialismo, provano a riaccreditare, citandola fra i tre scenari più probabili, sarebbe che i comunisti avrebbero rapito Orlandi per costringere Stato italiano e Vaticano a liberare il terrorista fascista turco, con il fine di impedirgli di parlare. Teorema privo di qualsiasi prova e verosimiglianza, se non il fatto che, al solito, la strategia della tensione dei fascisti mirava a incriminare i comunisti. D’altronde, il terrorista fascista aveva già parlato, senza provare un bel niente, e lo Stato italiano e Vaticano non avrebbero mai potuto liberarlo in cambio della ragazza e, poi, a chi lo avrebbero consegnato? Se i sovietici lo avessero preso in consegna si sarebbero suicidati, in quanto avrebbero fornito le prove che dietro i fascisti turchi c’erano i comunisti e dietro la Banda della Magliana anche. Tutti questi assurdi e ridicoli, quanto vergognosi depistaggi, servono per far dimenticare gli aspetti fondamentali della vicenda. Solidarnosc non era affatto un’organizzazione progressista, ma una forza controrivoluzionaria finanziata dai reazionari anticomunisti del Vaticano, con i soldi della mafia, che provvedevano a ripulire. Tramite fra la mafia e il Vaticano era la sanguinaria Banda della Magliana che ha avuto un ruolo importante nel rapimento di Emanuela Orlandi e per i suoi servigi alla chiesa è stata ricompensata al punto che il suo leader è stato sepolto in un luogo di culto centrale del cattolicesimo. Anzi, dal documentario emerge che il Vaticano aveva speculato in maniera così estrema con i soldi sporchi della mafia, da dover dichiarare bancarotta fraudolenta, senza rimborsare dei danni la malavita organizzata, che presumibilmente reagì “suicidando” Calvi. Naturalmente sono questi grandi eventi storici a essere decisivi, mentre le piccole tragedie particolari che a essi si intrecciano sono vergognosamente utilizzate come strumenti di distrazione di massa per l’opinione pubblica.

Un colpo di fortuna - Coup de chance di Woody Allen, drammatico, Francia e Gran Bretagna 2023, voto: 7-. Classico film di Woody Allen, divertente, godibile, ben girato e con un contenuto che pur non toccando temi sostanziale non ha cadute nel post moderno o in posizioni di destra.

Mercoledì serie televisiva statunitense ideata da Alfred Gough e Miles Millar, ispirata ai personaggi della famiglia Addams. Fra i registi spicca Tim Burton che ha realizzato i primi quattro episodi. La serie ha ottenuto due candidature a Golden Globes, fra cui nomination a miglior serie brillante, una candidatura a SAG Awards, una candidatura a Directors Guild, ha vinto un premio ai CDG Awards, ha vinto due Critics Choice Super fra cui il riconoscimento come migliore serie horror. È disponibile su Netflix, voto: 7-. Il primo episodio delude le aspettative, è piuttosto noioso, non affronta temi sostanziali, sembra rivolto a un pubblico prevalentemente infantile, dovrebbe essere comico, ma non fa ridere e nemmeno sorridere, perciò fa apparire la serie sopravvalutata per i riconoscimenti ricevuti e la popolarità.

Fra i pochi aspetti degni di nota del secondo episodio, poco interessante e godibile, vi è la questione della scuola per reietti, una delle scuole separate per ragazzi problematici che in Italia sono state superate grazie a importanti leggi sull’inclusione. Interessante come inizialmente tale scuola separata possa apparire assolutamente normale, anzi si è portati ad auspicare delle misure ancora più restrittive per quelli che appaiono, a prima vista, dei veri e propri mostri, secondo i consueti pregiudizi. Interessante, da questo punto di vista, la figura di fatto fascistoide dello sceriffo, quale degno rappresentante degli apparati repressivi dello Stato in un paese imperialista.

Con il terzo episodio vi è finalmente una svolta fondamentale nella serie, che la rende interessante e avvincente. Emergono delle questioni sostanziali, che riguardano la storia stessa degli Stati Uniti. Viene sviluppata una critica molto efficace al mito fondativo stesso del paese, cioè ai Padri pellegrini, di cui vengono mostrati quei lati oscuri di cui generalmente non si osa mai parlare. Emerge così che si trattava di fondamentalisti religiosi, sostenitori della famiglia patriarcale, al punto che le donne al di fuori di essa potevano venir condannate come streghe. Più in generale, il fondamentalismo con la sua intolleranza verso i diversi, i più deboli viene a ragione presentato come una forma di fascismo. Infine, interessante è anche la figura del sindaco che, realisticamente, sostiene contro lo sceriffo fascistoide che la città dei sani vive grazie al college per i reietti e, quindi, vanno tenute a freno le pulsioni intolleranti. D’altra parte, è denunciato a dovere l’attaccamento al potere e la doppiezza tanto del sindaco, quanto della preside. Non convince molto l’inventarsi un’origine ancora più mitologica degli Stati Uniti, che rispetti l’attuale political correct. Anche perché si tratta di una soluzione non realistica, né verosimile e antistorica. Sarebbe sicuramente stato preferibile uno sguardo meno manicheo sui Padri pellegrini delle origini, in cui emergessero, oltre ai limiti, anche gli aspetti progressivi.

Il quarto episodio mette da parte gli elementi sostanziali emersi nel precedente. Tuttavia si mantiene, ciò nonostante, godibile, ben realizzato, avvincente e piacevole. L’unico aspetto significativo è l’attacco dei puritani fascistoidi alla scuola dei reietti, in cui emerge in modo ancora più chiaro chi sono le vittime e chi gli aggressori.

Il quinto episodio torna a rendere la serie piuttosto noiosa, principalmente per bambini. Si vede che la regia non è più di Tim Burton, in quanto l’episodio è decisamente meno avvincente dei due precedenti.

Nel sesto episodio la serie torna a essere godibile e alquanto intrigante, peccato che gli aspetti sostanziali finiscano completamente sullo sfondo.

Il settimo episodio ha delle trovate divertenti, è godibile ed emozionante, anche se le questioni sostanziali rimangono un pallido ricordo del passato e la serie torna a essere un prodotto di buona qualità dell’industria culturale rivolto, in primo luogo, ai bambini.

L’ottavo episodio conclude in modo emozionante e intrigante la serie, anche se gli aspetti inverosimili prendono il sopravvento, mentre gli aspetti di denuncia sociale lasciano il posto al lieto fine edulcorato per cui i gruppi dirigenti vengono riabilitati. Infine, la puntata riesce a dare una conclusione compiuta alla prima stagione e, allo stesso tempo, riapre questioni intriganti in funzione di una seconda stagione.

Tutto chiede salvezza di Francesco Bruni, serie italiana del 2022 in sette episodi, drammatica, commedia, disponibile su Netflix, nomination miglior serie drammatica ai Nastri d’argento 2023, voto: 7-. Serie godibile e che lascia anche al quanto su cui riflettere a proposito delle malattie mentali e dei loro metodi di cura.

Le pupille di Alice Rohrwacher, cortometraggio di 37 minuti, Italia, Usa 2022, disponibile su Disney+, nomination miglior cortometraggio ai premi Oscar 2023, voto: 7-; godibile e significativo film dal punto di vista formale e con una lodevole critica degli istituti per orfani della chiesa cattolica e, in particolare, del loro sostegno al fascismo anche durante la guerra mondiale. Molto efficaci anche le giovanissime interpreti. Meritata la nomination agli oscar, anche perché si evitano i tipici difetti del cinema italiano.

As Bestas di Rodrigo Sorogoyen, thriller, Spagna, Francia 2022, miglior film straniero a Cesar 2023, miglior coproduzione internazionale a Lumiere awards 2023, nomination regia, miglior film e molto altro a Goya 2023, voto: 7-. Il film analizza una significativa contraddizione fra ambientalismo ed esigenze della popolazione povera nelle campagne. Si mette in modo significativo anche in luce la contraddizione fra lo sviluppo di energie rinnovabili e l’ambientalismo. Peccato che il film duri troppo e che alcune posizioni siano eccessivamente caricate. Per il resto As bestas è abbastanza avvincente e interessante.

As We See It - Te lo racconto io di Jaffar Mahmood, serie su amazon prime in 8 episodi, commedia 2022, voto: 7-. Serie sulle problematiche dell’inclusione commuovente, divertente, godibile, ha il limite di non affrontare adeguatamente le problematiche politiche, economiche e sociali.

Ted Lasso terza e ultima stagione in 12 episodi della serie televisiva brillante statunitense creata da Bill Lawrence e Jason Sudeikis, voto: 7-. La serie brillante più premiata, divertente e fondamentalmente progressista, è adatta a un pubblico anche di bambini. Per quanto sia molto difficile da tradurre, per quanto le serie comiche perdano molti riferimenti satirici alla società statunitense e britannica, si tratta di una serie che, nonostante si tratti di una commedia, non ha i tratti conservatori fondamentalmente tipici del genere. Il buonismo che la caratterizza ha un impatto significativo in una società sempre più incattivita e che tende a sdoganare, naturalizzandolo, il “cinismo da cretini” a ragione stigmatizzato da Marx. Non si fa beffe come il post moderno dei valori universali, ma critica gli pseudovalori della società individualista e devastata dall’ansia di prestazione odierna.

Lettera a Franco di Alejandro Amenábar, drammatico, Spagna 2019, Il film ha ottenuto 17 candidature e vinto 5 Goya, voto: 7-. Film interessante che indaga il processo che ha portato alla costruzione del dittatore Franco e il rapporto fra l’intellettuale tradizionale e il potere.

Women Talking – Il diritto di scegliere di Sarah Polley, con Rooney Mara, drammatico, Usa 2022, il film ha ottenuto 2 candidature a premi Oscar, 2 candidature a Golden Globes, il film è stato premiato a National Board, ha ricevuto 6 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Award, 1 candidatura a SAG Awards, 3 candidature e vinto un premio ai Spirit Awards, ha vinto un premio ai Writers Guild Awards, 1 candidatura a CDG Awards, il film è stato premiato a AFI Awards, voto: 7-. Certamente il più bistrattato fra i film candidati al miglior film ai premi Oscar, tanto da essere accusato di essere stato scelto solo per non escludere del tutto le registe donne, in realtà insieme a The Fabelmans di Spielberg è il film meno peggio dopo Avatar – la via dell’acqua e decisamente migliore degli altri film candidati, tutti assurdamente sopravvalutati. Women Talking – Il Diritto di Scegliere si basa su una storia vera, avvenuta recentemente in una comunità fondamentalista cristiana in cui le donne erano regolarmente violentate, in quanto non ricevevano una educazione, se non integralista religiosa. Il film, ripreso da un romanzo, immagina come le donne discutano fra di loro per stabilire come riuscire a ribellarsi e a sottrarsi a queste continue violenze. Certo, ci sono nel film alcuni limiti del femminismo oggi dominante, come una contrapposizione troppo manichea fra donne e maschi, ma al di là di ciò Women Talking – Il Diritto di Scegliere affronta dei problemi reali e sostanziali in un’ottica di emancipazione e di denuncia del patriarcato, generalmente favorito dal fondamentalismo religioso.

Houria - La voce della libertà di Mounia Meddour Gens, drammatico, Francia 2022, voto: 7-. Film godibile, delicato, realista, sfiora una questione sostanziale come i residui del fondamentalismo terrorista in Algeria. Il limite principale è che in certi momenti appare forzato e inverosimile.

Empire of Light di Sam Mendes con Olivia Colman, drammatico, Usa 2022, candidatura miglior fotografia a premi Oscar, candidatura miglior attrice a Golden Globes, 4 candidature a BAFTA fra cui miglior film drammatico, 1 candidatura a Critics Choice Award, voto: 7-. Il film contiene una valida denuncia del razzismo che si alimenta con l’affermarsi delle politiche neoliberiste. Vi è anche un quadro realistico dello sfruttamento, anche sessuale, nei luoghi di lavoro. Ottima la performance di Olivia Colman che avrebbe meritato la nomination ai premi Oscar come migliore attrice protagonista. Peccato che il film non analizzi più di tanto il nesso fra affermarsi del neoliberismo con Margaret Thatcher e il conseguente diffondersi del razzismo.

Past Lives di Celine Song, drammatico, Usa 2023, il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, 5 candidature a Golden Globes, 3 candidature a BAFTA, 1 candidatura a British Independent, il film è stato premiato a National Board, 3 candidature a Critics Choice Award, 4 candidature a Spirit Awards, 1 candidatura a Directors Guild, il film è stato premiato a AFI Awards, voto: 7-. Film gradevole, ben confezionato, con una grande storia d’amore, finisce con l’essere al quanto soporifero non affrontando questioni realmente sostanziali.

16/02/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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