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L’emergenza negli USA: ne parliamo col Partito per il Socialismo e la Liberazione

Eugene Puryear, fondatore e membro del comitato centrale del Partito per il Socialismo e la Liberazione negli Stati Uniti, risponde alle domande di Fronte Popolare sulla situazione sanitaria e sociale del suo paese, ora il più colpito al mondo dall’epidemia COVID-19


L’emergenza negli USA: ne parliamo col Partito per il Socialismo e la Liberazione Credits: https://www.liberationnews.org

Gli Stati Uniti detengono il triste primato mondiale per numero di infetti e di morti. La crisi sociale è alle porte. Nel paese dove la classe capitalista ha raggiunto la più alta forma di dominio sull’organizzazione sociale e economica, il lavoro delle compagne e dei compagni e la lotta per la liberazione delle lavoratrici e dei lavoratori, fornisce sempre degli ottimi spunti di riflessione. Intervistato da Fronte Popolare, Eugene Puryear del Partito per il Socialismo e la Liberazione (Party for Socialism and Liberation - PSL), ci fornisce il quadro attuale della situazione e riflette sulle prospettive future. Il PSL, nato nel 2004, gioca un ruolo di primo piano tra le realtà vista della sinistra radicale statunitense. Senza settarismi nei confronti dell’esperienza di Bernie Sanders, per le elezioni presidenziali del 2020 il PSL ha espresso un ‘ticket’ presidenziale (composto da candidato Presidente e Vicepresidente) nel nome di Gloria La Riva, storica attivista, e di Leonard Peltier, attivista nativo americano.

Fronte Popolare: Dopo settimane di negazionismo da parte dell'amministrazione Trump, l'emergenza coronavirus è esplosa anche negli Stati Uniti, che in breve tempo sono diventati il primo paese al mondo per numero di contagiati. Qual è la situazione sanitaria e quali le misure di quarantena in questo momento? Ritenete tali misure adeguate?

Party for Socialism and Liberation: La situazione sanitaria è molto grave ed è improbabile che gli Stati Uniti cedano il loro primato mondiale di infezioni e decessi. Gli Stati Uniti sono organizzati secondo linee “federali” e le regioni e le località hanno un ampio margine di manovra in molte misure sanitarie di base, comprese le politiche di quarantena. Ciò significa che ci sono grandi differenze di scala e intensità in tutto il paese. Oltre a qualche differenza per quanto riguarda la politica sanitaria pubblica.

Una parte significativa del paese è in quarantena con eccezioni per gli acquisti e transazioni essenziali. Negozi di alimentari, banche e farmacie rimangono aperti, spesso con orari più restrittivi. La maggior parte del paese sta sperimentando una carenza di prodotti per la pulizia e vi è una forte carenza di dispositivi di protezione individuali. Nelle zone più soggette alla crisi, come New York, queste carenze sono spesso gravi.

Riteniamo che le misure adottate siano del tutto inadeguate. Il governo non è riuscito ad assicurare una sospensione del pagamento degli affitti e di altri servizi pubblici, nonostante le massicce perdite di posti di lavoro e i tagli salariali. Allo stesso modo, il governo non è riuscito a produrre, ottenere e distribuire attrezzature mediche e di protezione di estrema importanza per gli operatori sanitari in prima linea e per coloro che lavorano nei settori essenziali. Ciò ha portato a una grave crisi della salute pubblica, oltre che a una potenziale catastrofe economica per molti milioni di lavoratori.

FP: La situazione negli USA preoccupa per via del regime classista che vige nel paese. Esso si riflette in un sistema sanitario privatizzato, dalla fama sinistra a livello mondiale per il numero di persone delle classi lavoratrici escluse dalle cure perché non assicurate. Si è parlato molto dei conti altissimi presentati ai pazienti per l'effettuazione dei test per la positività al virus. Come reagisce la gente a questa realtà?

PSL: C'è un'immensa rabbia per l'alto costo dell'assistenza sanitaria negli Stati Uniti, sia prima che dopo lo scoppio dell’epidemia. Attualmente, la maggior parte dei sondaggi politici rivelano che l'insoddisfazione per il sistema sanitario è una delle principali preoccupazioni degli elettori e che la rabbia quotidiana nei confronti delle aziende sanitarie di ogni tipo è molto diffusa.

A causa di un’ondata di pubblica indignazione, i test sono stati ora forniti gratuitamente, ma ci sono ancora gravi dubbi sui costi del trattamento. Il governo propone di fornire assistenza sanitaria gratuita ai pazienti COVID senza assicurazione sanitaria, ma molte persone, comprese quelle con accesso all'assicurazione sanitaria finiranno senza dubbio a pagare conti salati per la cura. Inoltre, la paura di fatture sanitarie insostenibili tiene in primo luogo le persone lontane dal medico. Il nostro sistema sanitario è difficile da navigare, con molte reti diverse di fornitori di servizi sanitari e piani di pagamento, per non parlare del fatto che se vi sottoponete al test, e siete negativi, ma diagnosticati di un'altra malattia, dovrete pagare le cure che vi verranno somministrate. La paura di sostenere costi altissimi a causa di questi fattori significa che molte persone infette non cercheranno nemmeno di farsi curare.

FP: È giusto ritenere che l'amministrazione Trump abbia negato il contagio per settimane per proteggere i profitti dei grandi gruppi capitalistici? Ritenete che la Casa Bianca abbia cercato di attuare la politica della "immunità di gregge", nascondendo al popolo americano notizie sul contagio?

PSL: Trump, e con lui molti funzionari a livello regionale e locale, non sono riusciti a mettere in atto politiche appropriate per evitare di "danneggiare l'economia" o, in altre parole, per assicurare i profitti per i capitalisti. Il sindaco di New York, per esempio, ha incoraggiato la gente ad uscire e a spendere solo pochi giorni prima di dichiarare COVID-19 una grave crisi. C'è stata una spinta concertata da parte di elementi della classe capitalista e dei media di destra per promuovere la "riapertura" dell'economia e minimizzare il costo umano, anche di centinaia di migliaia di vite perse. Piuttosto che l'immunità del gregge, molti centri di potere chiave degli Stati Uniti sembrano essere persuasi che grandi tributi di morte dalla pandemia siano accettabili.

FP: Qual è il senso comune popolare riguardo alla gestione della crisi da parte dell'amministrazione Trump?

PSL: Secondo la maggior parte dei sondaggi d'opinione dei media capitalisti, Trump non riesce ad ottenere nemmeno il 50% di sostegno per la sua risposta alla crisi. Tuttavia, nonostante la maggioranza disapprovi le sue azioni, egli mantiene una forte maggioranza all'interno della sua base principale, e non ci sono ancora prove chiare che la sua risposta alla crisi abbia ammaccato la sua popolarità presso i sostenitori esistenti.

L'opposizione a Trump, tuttavia, è molto forte, e il sentimento di maggioranza è chiaramente che la crisi è stata e continua ad essere mal gestita.

FP: Quali rivendicazioni immediate avanza il PSL per la gestione della crisi a livello sanitario? Come agite per sostenere queste rivendicazioni?

PSL: Le nostre richieste possono essere generalmente riassunte nello slogan di ‘tutta l'attenzione alle esigenze delle persone’ e i profitti relegati, nella migliore delle ipotesi, in secondo piano. Chiediamo la nazionalizzazione della catena di fornitura medica e una mobilitazione nazionale dei professionisti del settore medico. Il caotico mercato privato è il principale ostacolo all'uso razionale delle risorse della sanità pubblica e per questo ne chiediamo la fine immediata, a fianco di un massiccio aumento della produzione di beni medicali e di protezione individuale, e di una distribuzione repentina degli stessi alle aree di maggior bisogno.

Stiamo anche ponendo un'enfasi significativa sul mantenimento del tenore di vita. In particolare, il PSL conduce una campagna a livello nazionale per la cancellazione di affitti, mutui e altri pagamenti per i servizi di pubblica utilità e così via. Uno sforzo lanciato attraverso delle carovane di protesta (socialmente responsabili) in decine di città.

Stiamo agendo su tutti i fronti virtuali, partecipando ad azioni sui luoghi di lavoro e cercando in tutti i modi di manifestare l'indignazione della gente e le sue giuste richieste di salute e sicurezza economica. Compreso il lavoro a fianco di altre organizzazioni comunitarie per diffondere le proteste di caceralzao "pentole e padelle" dell'America Latina ai quartieri della classe operaia di New York.

FP: Sappiamo che negli USA, come in Italia, sui luoghi di lavoro ci sono stati scioperi spontanei per la difesa della salute. Come sta reagendo il movimento sindacale? Le forze politiche di sinistra riescono a intervenire in questo ambito?

PSL: Molte delle azioni sindacali negli Stati Uniti hanno avuto luogo in settori non organizzati della forza lavoro. L'effetto principale sul movimento sindacale è un nuovo slancio di energia per organizzare gli sforzi in molti dei settori della forza-lavoro di quelle industrie più difficili da penetrare, ad esempio quelle della lavorazione della carne, i ristoranti fast-food e i giganti della vendita al dettaglio come Amazon.

A livello di sindacalismo di base, si è in grado di intervenire. Nei singoli luoghi di lavoro, dove lotte spontanee stanno scoppiando, le forze di sinistra sono spesso presenti o vicine in molti centri urbani degli Stati Uniti nord-occidentali e della costa occidentale.

FP: Come ritenete che dovrebbe essere organizzata la politica industriale del paese per far fronte alla crisi? Esistono margini per rivendicare un ruolo attivo di controllo degli operai nelle aziende?

PSL: Nel breve termine la priorità va data alla produzione di adeguati quantitativi di attrezzature mediche di maggior necessità e di dispositivi di protezione individuale. Nel lungo termine sarà invece necessario un riorientamento totale dell’apparato industriale rispetto al suo stato attuale incentrato sul complesso militar-industriale che a sua volta è alla base del sistema imperialista. Si dovrà quindi spostare il baricentro della produzione industriale in direzione dell’assistenza sanitaria, delle politiche per la casa, del sistema educativo e delle energie sostenibili, che dovranno divenire beni sociali garantiti come diritti fondamentali.

FP: Il coronavirus sta facendo da catalizzatore di una crisi economica che covava da tempo. Negli ultimi giorni in America il numero dei disoccupati è aumentato vertiginosamente. Ritenete che ciò provocherà una crescita delle lotte sociali? Vedete il rischio di una svolta autoritaria nel paese?

PSL: Le azioni di lotta che vediamo sorgere spontanee nei luoghi di lavoro da parte dei molti lavoratori in prima linea, sono già un segnale che la conflittualità sociale è in aumento ed aumenterà ancora. In particolare, la crisi indotta dall'accumulo di affitti, mutui, debiti e altri pagamenti rappresenterà un altro importante fattore di tensione sociale. Gli Stati Uniti sono già un regime profondamente autoritario avendo la più grande popolazione carceraria al mondo e persino le forze di polizia ai livelli più bassi sono pesantemente equipaggiate con armamenti di tipo militare. In alcune aree del paese milizie armate sono affiliate a movimenti abbastanza inseriti nella politica mainstream. Prevediamo che queste tendenze autoritarie verranno ulteriormente esasperate nel momento in cui le autorità cercheranno di contenere un la protesta sociale.

FP: La crisi sanitaria è intervenuta nel mezzo della preparazione delle elezioni presidenziali, segnata dal dibattito sulla campagna Medicare for all. Quali effetti ha avuto il coronavirus su questa campagna?

PSL: Fondamentalmente la crisi ha avuto l’effetto di relegare il tema delle elezioni in secondo piano nel dibattito politico. Il “dramma politico” per così dire si è spostato sul livello legislativo e su quello esecutivo nazionale dove si svolgono le trattative sulle risposte da adottare per fronteggiare la crisi. Quanto tempo potrà durare tutto questo non è chiaro, ma quale sarà la ricaduta effettiva che la pandemia eserciterà sulle elezioni è ancora da vedere poiché le elezioni autunnali appaiono piuttosto remote rispetto all'immediata attualità della crisi.

FP: Il vostro Partito ha lanciato un proprio ticket presidenziale, composto dalla compagna Gloria La Riva e dal prigioniero politico nativo americano Leonard Peltier. Quali obiettivi si pone la vostra campagna presidenziale? Come sono stati modificati questi obiettivi dalla crisi in atto?

PSL: L’obiettivo che ci poniamo con questa campagna è di promuovere la crescita di un polo socialista consapevole nella società. La pandemia COVID-19 ha rivelato a tutti lo stato di putrefazione che caratterizza il centro nevralgico del sistema capitalista. Se un'elezione rappresenta una competizione tra diverse piattaforme di governo, la nostra campagna è un veicolo per rendere popolare la riorganizzazione in senso socialista della società. Ci stiamo attivando anche per utilizzare la nostra campagna a difesa delle istanze che si trovano totalmente chiuse dal sistema politico attuale – i carcerati, le nazioni indigene, gli immigrati – e senza alibi. I nostri obiettivi non solo non sono cambiati ma sentiamo oggi che l'imperativo di sostituire il capitalismo è ancora più forte e chiaro.

FP: Si è molto parlato, negli ultimi mesi, della campagna presidenziale di Bernie Sanders e della maggiore popolarità del "socialismo democratico" negli USA. Come valutate questo fenomeno, anche alla luce della crisi in atto?

PSL: Noi consideriamo questo un fenomeno positivo. È parte integrante di una significativa diffusione delle idee di sinistra in senso più ampio, in particolare tra i giovani. Coerentemente dal 2012 si è assistito ad una crescita generale in termini di lotte sociali, di coscienza sociale, e, attraverso Bernie Sanders e le sue due campagne presidenziali, le istanze politiche emergenti dall’insoddisfazione nei confronti del neoliberismo hanno avuto un molto più ampio ascolto.

La pandemia quasi certamente approfondirà la tendenza ad una crescita di quell’area politica che può essere largamente inquadrata sotto le definizioni di “socialista”, “comunista” o “marxista”. Le ovvie deficienze del mercato durante la crisi hanno schiuso la porta per una discussione molto più ampia sulle necessità di limitare il ruolo della proprietà privata.

FP: Nonostante la crisi sanitaria, molti Paesi sono ancora soggetti a forme di aggressione da parte degli Stati Uniti e dell'UE. In particolare, molti Paesi sono soggetti a sanzioni economiche che limitano la loro capacità di curare i malati e di acquistare medicinali. È il caso di Cuba, ad esempio, che, nonostante questo, sta dimostrando grande solidarietà nel sostenere la lotta di altri Paesi contro il virus. Come pensate che la lotta contro le sanzioni economiche nei Paesi dell'Atlantico debba essere condotta in questa fase? Vedete la possibilità di un'azione coordinata a livello internazionale?

PSL: Riteniamo che questa rappresenti una questione politica della massima importanza per gli antimperialisti di tutto il mondo e per le forze progressiste negli Stati Uniti. La lotta contro le sanzioni economiche è una questione di salute pubblica globale e in quanto tale è strettamente legata alla pandemia COVID-19.

Oltre a dover sollevare la questione nell’ambito delle misure di emergenza sanitaria, è necessario mettere in campo uno sforzo maggiore a tutti i livelli per giungere alla revoca delle sanzioni contro tutti i paesi, ed in particolare verso l'eroica nazione di Cuba, che rappresenta chiaramente la roccia su cui è possibile costruire un sistema di salute pubblica a livello mondiale.

Noi vediamo grandi potenzialità affinché una lotta come questa sia coordinata a livello internazionale. È già in atto un forte impegno da parte di forze progressiste riunite in formazioni quali International Peoples Assembly, International Meeting of Communist and Workers Parties, International League of Peoples Struggle e altre organizzazioni popolari hanno avviato e amplificato gli sforzi a livello internazionale per sfidare le sanzioni imperialiste.

Traduzione a cura di Guido Salza e Zosimo

03/05/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.liberationnews.org

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