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La disfatta del Labour e l’ascesa di Reform UK: ai britannici serve una nuova sinistra

Le elezioni locali del 1° maggio hanno segnato una netta vittoria di Reform UK e una grave sconfitta per il Labour del Primo Ministro Starmer. È urgente costruire una nuova sinistra radicale britannica come risposta credibile.


La disfatta del Labour e l’ascesa di Reform UK: ai britannici serve una nuova sinistra

Le elezioni tenutesi il 1° maggio nel Regno Unito (in realtà andavano al voto solo circoscrizioni inglesi) hanno rappresentato un vero e proprio terremoto politico, segnando una pesante sconfitta per il Partito Laburista del Primo Ministro Keir Starmer e un trionfo allarmante per la formazione di estrema destra Reform UK, guidata dal discusso Nigel Farage. Non solo Reform UK ha ottenuto un risultato significativo nelle elezioni locali, ma ha anche conquistato il seggio parlamentare nella circoscrizione di Runcorn and Helsby, sottraendolo ai laburisti in una elezione suppletiva che ha assunto un forte valore simbolico e politico.

A nostro modo di vedere, questi risultati sono il sintomo evidente del fallimento della linea centrista e sempre più destrorsa adottata da Starmer, e aprono con urgenza la questione di una nuova formazione politica di sinistra che possa raccogliere l’eredità tradita del movimento laburista, sfidare l’estrema destra sul terreno popolare e rappresentare una reale alternativa per la classe lavoratrice. Jeremy Corbyn, ex leader del Labour e oggi deputato indipendente, sembra pronto a raccogliere questa sfida.

I risultati: disfatta laburista, exploit dell’estrema destra

Nelle elezioni locali, Reform UK ha ottenuto risultati straordinari, entrando per la prima volta in numerosi consigli locali, con picchi di consenso che in alcune aree superano il 20-25%. Ancora più clamorosa è stata la vittoria nella circoscrizione parlamentare di Runcorn and Helsby, dove la candidata di Reform UK, Sarah Pochin, ha sconfitto il Labour in una roccaforte storica, seppur di sole sei schede. Questo successo riflette una rabbia diffusa, che l’estrema destra di Farage ha saputo intercettare con un linguaggio semplice, diretto e spesso xenofobo, cavalcando la frustrazione sociale derivata da anni di politiche neoliberiste, austerità e degrado dei servizi pubblici.

Il Labour, dal canto suo, ha mostrato tutta la debolezza di una strategia politica basata sull'inseguimento della destra su tematiche quali immigrazione, sicurezza e rigore fiscale, finendo per perdere sia l’elettorato progressista che quello popolare. Persino in città simbolo del laburismo, come Doncaster, il partito ha rischiato il tracollo: pur conservando a malapena la carica di sindaco con Ros Jones (32,6%), ha perso il controllo del consiglio comunale, segno che la base laburista si sta sgretolando anche in quelle che un tempo erano considerate le “roccaforti rosse” dell’Inghilterra operaia.

Starmer come Farage: una svolta a destra sempre più netta

Di fronte all’ascesa di Reform UK, Keir Starmer ha scelto di rincorrere la narrazione della destra anziché contrastarla. Nel discorso con cui ha presentato il nuovo documento sulla politica migratoria del governo, ha dichiarato che il Regno Unito rischia di “diventare un’isola di stranieri”, usando un linguaggio che riecheggia le parole razziste del deputato conservatore Enoch Powell nel famoso discorso “Rivers of Blood” del 1968. Il documento di Starmer, una sorta di “libro bianco” sull’immigrazione, accusa l’apertura delle frontiere di aver causato danni incalcolabili all’economia, ai servizi pubblici e all’accesso alla casa. Una posizione che potrebbe essere stata scritta parola per parola da un esponente della destra estrema.

Il Ministro dell’Interno Yvette Cooper ha poi annunciato nuove restrizioni sui visti per lavoratori stranieri, innalzando la soglia salariale e imponendo nuovi criteri sui titoli di studio. Per i lavori considerati “non qualificati”, i visti saranno temporanei e concessi solo in casi di carenza “critica”. Un impianto normativo che riflette l’ossessione securitaria e anti-immigrati della destra, anziché affrontare le vere cause della crisi sociale: privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e precarizzazione del lavoro.

Come ha giustamente osservato Diane Abbott, storica figura della sinistra laburista, il Labour sta “piegandosi al razzismo di Reform UK” e sta legittimando le idee dell’estrema destra. Rincorrere Farage sul suo stesso terreno è una strategia perdente e pericolosa: perché votare per una versione annacquata dell’estrema destra, quando è disponibile l’originale?

Corbyn: la sinistra deve tornare a parlare al popolo

In questo contesto drammatico, le parole di Jeremy Corbyn pronunciate a Huddersfield durante la “Conference of Resistance” suonano come un richiamo alla speranza e all’organizzazione. Di fronte a circa 200 attivisti, sindacalisti e rappresentanti della società civile, Corbyn ha dichiarato che una nuova formazione politica della sinistra verrà lanciata prima delle prossime elezioni locali del 2026 — e possibilmente anche prima.

Serve una formazione informata, efficace, con un messaggio chiaro di pace, giustizia, uguaglianza e diversità”, ha detto Corbyn. “Chi sarà eletto dovrà essere responsabile verso la propria comunità, comportarsi in modo democratico e impegnarsi a correggere i livelli grotteschi di disuguaglianza presenti nella nostra società”, ha aggiunto l’ex leader laburista.

La proposta non è isolata. Ex deputati come Claudia Webbe, rappresentanti locali come Alan Gibbons, figure storiche come Salma Yaqoob e nuovi esponenti indipendenti come Iqbal Mohamed hanno lanciato appelli simili per una nuova sfida elettorale unitaria della sinistra. L’idea è quella di un “ombrello” politico capace di unire lotte locali, campagne sociali e impegno parlamentare su una base di principi chiari: no all’austerità, accoglienza per i rifugiati, lotta al razzismo, liberazione LGBTQ+, welfare invece di guerra, giustizia climatica e libertà per la Palestina.

Conclusioni

Le elezioni non sono tutto, ma contano. Servono a misurare il consenso, a dare voce ai movimenti, a porre domande politiche nel dibattito pubblico. E oggi, la sinistra radicale britannica non ha una casa politica riconoscibile, un simbolo sotto cui candidarsi, un progetto unitario. La frammentazione degli indipendenti, l’assenza di una struttura organizzata e la mancanza di risorse rendono difficile ogni sfida elettorale. Ma la necessità è evidente.

Reform UK ha saputo incanalare la rabbia sociale verso la xenofobia. Il Labour ha risposto accettando questa narrazione e tradendo la sua storia. Solo una sinistra autentica, radicata nei movimenti, nei sindacati e nelle comunità, può invertire la rotta. La nuova formazione proposta da Corbyn potrebbe essere l’inizio di questa inversione, a patto che non si limiti a raccogliere voti ma costruisca lotte, mobilitazioni, solidarietà.

La crisi del sistema non si risolverà con il tecnicismo fiscale di Starmer né con il razzismo populista di Farage. Serve una risposta radicale e popolare, che metta al centro i bisogni delle classi popolari, non i profitti delle élite. In gioco c’è il futuro della sinistra in Gran Bretagna — e forse anche oltre.

16/05/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Giulio Chinappi
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