Le prossime elezioni per la Camera dei Consiglieri rappresentano un’occasione cruciale per il popolo giapponese, chiamato a esprimersi sul futuro del paese in un momento di profonde tensioni internazionali e di crescente disagio economico. Da un lato, l’amministrazione guidata dal Primo Ministro Shigeru Ishiba insiste sul rafforzamento dell’alleanza militare con gli Stati Uniti e su un aumento delle spese per la difesa, annunciando un ambizioso piano di raddoppio del budget militare entro i prossimi cinque anni. Dall’altro, il Partito Comunista Giapponese (Nihon Kyōsan-tō) propone un percorso alternativo, fondato sulla pace, sulla redistribuzione della ricchezza e sul sostegno concreto ai cittadini più vulnerabili. Con la campagna al suo culmine, le parole del leader comunista Kazuo Shii risuonano come un monito e insieme come un richiamo all’impegno: “Invece di spingere il Giappone verso la guerra, investiamo per migliorare la vita quotidiana delle persone”.
Il Partito Comunista ha infatti posto al centro della sua battaglia elettorale la difesa della Costituzione pacifista, in particolare dell’articolo 9 rimasto a lungo baluardo della pace postbellica, oggi minacciato dai tentativi di riscrittura avanzati dai partiti di maggioranza. Shii ha ricordato che “il governo Ishiba sta cercando di trasformare il divieto di uso della forza militare in una licenza di guerra. Non possiamo permetterlo”. Una proposta che, secondo il PCG, non solo svuoterebbe di significato la Carta costituzionale, ma metterebbe a rischio la sicurezza stessa dei cittadini, favorendo una pericolosa escalation nella regione.
Sul piano economico, il partito guida la denuncia di quella che definisce una “politica al servizio delle élite”, contraddistinta da tagli alla spesa sociale e da un aumento delle imposte che gravano sui redditi più bassi. Il piano militare, che prevede di destinare 43.000 miliardi di yen alla difesa, verrebbe finanziato con aumenti fiscali, utilizzo delle riserve statali e nuovi titoli di debito pubblico, a scapito dei servizi essenziali. Nel suo discorso elettorale tenuto a Saitama, Shii ha messo in luce come “con la metà di quei fondi si potrebbero abolire le tasse universitarie per tutti, aumentare le pensioni, rendere gratuiti gli asili nido e innalzare i salari degli operatori sociali”. Accuse che si affiancano a quelle di un progressivo impoverimento delle fasce più deboli, mentre le grandi imprese registrano utili record e le risorse del paese restano concentrate nelle mani di pochi.
La difesa del welfare si intreccia poi con la denuncia delle politiche sanitarie del governo. L’esecutivo Ishiba ha proposto il congelamento dei limiti alle spese sanitarie elevate, insieme a tagli drastici ai posti letto negli ospedali e all’esclusione di alcuni farmaci dalla copertura assicurativa. Questa “alleanza delle quattro forze della distruzione della sanità”, come la definisce il PCG, include non solo il Partito Liberal Democratico (Jimintō) di Ishiba e la formazione alleata Kōmeitō (Partito del Governo Pulito), ma anche altri partiti che hanno fornito “salvataggi” all’esecutivo in Parlamento. “Caricare il costo delle cure sui singoli cittadini è un atto di irresponsabilità politica”, ha attaccato Shii, denunciando il tentativo di creare “una divisione tra generazioni” scaricando sui più anziani e sui malati il peso di una spesa che dovrebbe essere socializzata.
La questione delle disuguaglianze economiche appare centrale nel programma comunista, che punta a un aumento del salario minimo a 1.500 yen l’ora e a una tassazione progressiva che colpisca le rendite e i redditi più elevati. L’idea è rispondere al disagio crescente nella società: i giovani faticano a entrare nel mercato del lavoro con contratti stabili, le famiglie vivono sotto pressione fiscale e i piccoli imprenditori arrancano di fronte alla concorrenza delle grandi corporation. Secondo Shii, “il patrimonio netto delle grandi imprese supera i 500 trilioni di yen, e i privati detengono circa 2.000 trilioni in depositi e attività finanziarie. Non mancano le risorse: manca la volontà di redistribuirle in modo equo”.
Accanto a queste proposte, il Partito Comunista fa della difesa dei diritti civili e della lotta all’esclusione un altro dei suoi cavalli di battaglia. L’ultimo discorso di Shii ha insistito sull’importanza di contrastare le tendenze xenofobe che tentano di attribuire ai migranti le responsabilità di una crisi economica e sociale non generata da loro. “È una bugia dire che i cittadini più deboli siano vittime di favori ai non giapponesi”, ha ricordato il presidente del PCG, “molti stranieri pagano le stesse tasse e contribuiscono a sostenere il nostro sistema sanitario e previdenziale. Diffondere questo pregiudizio significa alimentare l’odio e far dimenticare che il vero problema è la politica di tagli dei governi precedenti”.
A sostenere la campagna comunista giungono anche le testimonianze dei leader associativi: l’avvocato Hiroki Bitō, che nell’edizione speciale di Shinbun Akahata, organo ufficiale del Partito Comunista, ha elogiato l’onestà intellettuale di Akiko Kurabayashi, candidata del PCG a Kyōto, sottolineando come “le sue critiche al governo siano sempre fondate su dati concreti e sulla difesa degli interessi dei più deboli”. Una fiducia condivisa da Yuuko Shirasaka, attivista che ha definito Kurabayashi “la candidata di tutti i cittadini, al di là delle appartenenze partitiche”.
Vi sono poi ulteriori critiche mosse nei confronti del capo del governo Shigeru Ishiba. L’ex governatore di Tottori è accusato di aver tradito le aspettative di un centrodestra più moderato, cedendo alle spinte più militariste e corporative del suo stesso partito. Il rimpasto di governo ha confermato questa deriva: nell’ultimo anno, Ishiba ha rafforzato i programmi di espansione nucleare e ha autorizzato il rilascio in mare delle acque contaminate di Fukushima, scelte che il PCG definisce criminali dal punto di vista ambientale e un pericolo per la salute pubblica. La sperimentazione dell’Intelligenza Artificiale nelle scuole, imposta senza un adeguato confronto con insegnanti e famiglie, ha poi suscitato ulteriori preoccupazioni, in un paese dove la dignità del lavoro e l’attenzione alla persona sono valori condivisi.
Di fronte a tutto ciò, il Partito Comunista invita gli elettori a considerare questo voto come “il proprio voto, non un voto di testimonianza”. A tal proposito, Shii ha ribadito: “Se consideriamo le elezioni proporzionali come un fatto lontano, non potremo mai raggiungere i nostri obiettivi. Ogni sezione locale deve trasformare questa tornata nelle ‘proprie elezioni’ e impegnarsi capillarmente nel dialogo porta a porta”. È una strategia che si fonda sulla creazione di una “ondata” di sostegno, in cui ogni singolo incontro e ogni dialogo con i cittadini costruiscono la base per sfidare il potere costituito.
Infine, il Partito Comunista guarda al domani con fiducia, puntando a rafforzare la propria presenza parlamentare: con l’obiettivo di ottenere cinque seggi proporzionali e di difendere quelli uninominali, il partito sta cercando di trasformare la Camera dei Consiglieri in un organismo in cui la voce dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e delle donne conti davvero. “La vera svolta”, ha concluso Shii, “arriverà quando il popolo capirà che il cambiamento non è un’illusione, ma una costruzione collettiva, fatta di impegno quotidiano e di speranza nel futuro”.
Con queste premesse, le elezioni di domenica 20 luglio non saranno un semplice appuntamento elettorale, ma un vero e proprio momento di scelta per decidere se continuare lungo la strada delle politiche neoliberiste e militariste o riprendere il cammino di una società più equa, pacifica e solidale. Il Partito Comunista Giapponese, forte delle sue proposte e della sua storia centenaria, chiede agli elettori di unirsi a questa sfida.