Corso sul marxismo – VI lezione

Presentiamo qui il resoconto della sesta lezione del corso sul marxismo, organizzato dal Gruppo Giovani de “La Città Futura” con la collaborazione di UniGramsci, nella quale si è analizzato il fenomeno della pandemia da diversi punti di vista.


Corso sul marxismo – VI lezione

La lezione, intitolata “Pandemia nello scenario del capitalismo del XXI secolo”, è stata tenuta dalla compagna Alessandra Ciattini e dal compagno Beniamino Caputo. Questa è suddivisibile in due parti: una prima in cui si è affrontato il tema della pandemia da un punto di vista storico, filosofico ed economico; una seconda in cui lo si è affrontato da un punto di vista scientifico.

Totalità. È con questo concetto che la docente ha voluto cominciare la lezione sottolineando l’importanza di studiare un evento da più punti di vista per rendersi conto della forma che realmente questo ha. Riconosciamo la causa remota di questa pandemia nel processo di industrializzazione che ha favorito uno sfruttamento della natura e quindi una diminuzione della distanza fra quest’ultima e l’uomo. Ciò ha portato a un salto di specie (trattato nella seconda parte) del virus che era stato ampiamente previsto da diversi scienziati. Questa previsione, sommata alla relativamente recente esperienza dell’epidemia di Sars del 2003-2004, non è bastato alla classe dirigente come motivazione per investire su un piano anti pandemico. La mancanza di preparazione è stata solo l’ultima rifinitura di un’opera iniziata già negli anni ’70 con continui tagli alla sanità pubblica, per una cifra pari a 37 miliardi di euro negli ultimi 10 anni [1], dettati da una irrazionale politica neoliberista. È dunque fuorviante pensare che il covid-19 abbia messo in ginocchio il nostro sistema sanitario. La reazione del governo è stata l’istituzione di uno stato di emergenza, che fra le altre cose non è previsto dalla nostra costituzione, perpetuato per diversi mesi. La principale (e unica) misura per evitare la diffusione dei contagi è stato il lockdown che si è dimostrato essere non sufficiente. Una delle più grandi mancanze della gestione della pandemia è stata non riuscire a individuare i focolai di contagio; questo avrebbe permesso di agire in maniera rapida e mirata bloccando la catena di diffusione sul nascere. Viene spontaneo guardare gli stati che sono stati in grado di farlo come lo stato cubano che tramite una fitta rete capillare di medici sul territorio e un elevato numero di test diagnostici è riuscito a individuare precocemente i positivi e tracciarne gli spostamenti.

Dopo aver analizzato le cause che hanno portato alla situazione odierna sono state analizzate le conseguenze e fra queste non possiamo non parlare della crisi economica. Il nostro paese attraversa una situazione critica da decenni che ha visto il suo apice nel 2008, è pertanto erroneo parlare della crisi economica come conseguenza diretta della pandemia. La conseguenza della pandemia è stata acuire una crisi già presente aumentando enormemente i divari fra le classi sociali ed accentrando sempre di più la ricchezza con l’esplosione dei colossi dell’informatica. L’Europa ha reagito con il recovery fund, che essendo un prestito andrà in seguito restituito aprendo così scenari di limitazioni delle libertà nazionali. Una diretta conseguenza del lockdown è stata la disgregazione del tessuto sociale: da una parte lavoratori e studenti costretti a lavorare da casa si sono isolati sempre di più accentuando un processo di atomizzazione; dall’altra lavoratori costretti a uscire con il timore di essere fermati dalla polizia e trovarsi in difficoltà perchè non contrattualizzati.

La docente ha terminato il suo intervento riassumendo i tre punti fondamentali: la grave crisi che stiamo attraversando; la ristrutturazione dell’organizzazione sociale che può avvenire tramite il superamento della stessa o la sua perpetuazione; la diminuzione degli spazi della democrazia con la scusa della pandemia.

Cos'è un virus? Com’è fatto? Sono alcune delle questioni affrontate nella seconda parte della lezione 

Un virus è un parassita obbligato, non è in grado di riprodursi da solo, ha bisogno di un individuo ospite pertanto non può essere considerato un essere vivente. Ha un suo genoma che può essere costituito da Dna o Rna. Il Covid-19 è un virus a Rna, questa molecola contiene le istruzioni per sintetizzare le proteine necessarie alla sua riproduzione, il problema è che non possiede il macchinario che è in grado di tradurre l’Rna in proteine: i ribosomi. Il Covid-19 interagisce con le cellule del nostro corpo, principalmente dell’apparato respiratorio, tramite la proteina spike, presente sulla superficie esterna del virus, che si lega al recettore Ace2 presente sulla membrana delle nostre cellule. Una volta internalizzato il genoma virale, le cellule iniziano la sua traduzione in proteine e si ha così la riproduzione del virus. Il nostro organismo reagisce a questa infezione con un’importante infiammazione che, come abbiamo visto, può essere fatale. Questo virus originariamente usava i pipistrelli come specie ospite per riprodursi e non era in grado di infettare l’uomo. Lo sviluppo di allevamenti di massa, resi necessari dal cieco consumismo che caratterizza il sistema capitalistico di produzione, rende la diffusione del virus tra animali più frequente aumentando così la probabilità di mutazione. Proprio a causa di una mutazione il Covid-19 ha fatto il salto di specie acquisendo quindi la capacità di infettare l’uomo.

Riguardo ai trattamenti della malattia non sono stati fatti molti passi avanti, sono stati fatti progressi invece sui metodi di prevenzione con lo sviluppo in tempi molto rapidi di un vaccino. Abbiamo assistito a una corsa dei paesi imperialisti al maggior numero di dosi possibili che ha portato alla mancanza di quest’ultime per i paesi più poveri, nei quali sarebbe inoltre difficile, se non utopistico, attuare la catena del freddo necessaria per la conservazione di alcuni vaccini come AstraZeneca. Si impedisce inoltre lo sviluppo e la produzione di questi vaccini in paesi come l’India o il Sudafrica che non hanno la disponibilità economica per comprarli ma avrebbero le potenzialità di produrli. Questo potrebbe cambiare con l’arrivo del vaccino che è in via di sviluppo a Cuba che non pone limitazioni sulla produzione.

Il dibattito, che caratterizza sempre la fine di queste lezioni, si è focalizzato sulla problematica dell’iperspecializzazione della scienza. Mentre da un lato garantisce uno sviluppo importante nel settore specifico dall’altro fa perdere di vista l’orizzonte comune tra i vari settori e le varie discipline. Quest’ultimo fattore è accentuato dall’impostazione neolibersta di insegnamento che si basa sulla quantità e sulla competizione trascurando qualità e collaborazione, come se una persona messa contro altre dieci pensi meglio di undici persone insieme. È quindi evidente come l’atomizzazione che caratterizza sempre maggiormente la società si rifletta anche sul metodo di fare ricerca.

Per terminare è stato sollevato un altro interrogativo: che ruolo può avere la filosofia in questo momento? La sintesi si è trovata nell’obiettivo di opporsi alla tendenza ultra specialistica cercando di inquadrare i problemi nella loro totalità per comprenderne meglio le cause e le possibili soluzioni.

Vi aspettiamo sabato 16 gennaio alle 15:00 su meet per la VII e penultima lezione del corso sul marxismo. Ricordiamo che per informazioni è possibile contattare noi del gruppo giovani su Instagram. È possibile recuperare le lezioni sulla nostra pagina Facebook.

 

Note:

[1] https://www.gimbe.org/pagine/1229/it/report-72019-il-definanziamento-20102019-del-ssn

15/01/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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