Ci sono tre classi di persone: quelli di sopra, quelli di sotto e quelli che cadono

La fossa è la società capitalistica in cui viviamo, i piani sono le classi sociali, il cibo è la ricchezza, l’amministrazione muove le fila della prigione come le grandi industrie controllano la politica attuale.


Ci sono tre classi di persone: quelli di sopra, quelli di sotto e quelli che cadono

Goreng, il protagonista de Il Buco, decide di andare per sei mesi in una prigione, la fossa, per leggere Don Chisciotte della mancia. Gli viene chiesto quale è il suo piatto preferito per aggiungerlo nel menù, promette bene, ma è solo un’illusione.

La fossa non è una comune prigione, è divisa in 333 piani, con due persone per piano. Ogni giorno viene preparato un pranzo ricco dalla cucina dell’amministrazione e fatto scendere su una piattaforma dai piani più alti fino all’ultimo piano, la piattaforma vuota poi torna in cima, pronta per essere riempita e ricominciare il ciclo. Il risultato è facilmente prevedibile, le persone dei piani più alti mangeranno abbondantemente, ai piani intermedi mangeranno gli avanzi, agli ultimi piani l’unico cibo che rimane è il compagno di cella. Ogni mese si cambia piano in modo casuale. Goreng sopravvive a vari piani ed ha diversi compagni. Vuole interrompere questo meccanismo infernale. Come fare per interromperlo, per spezzarlo? Come si può eliminare la disuguaglianza in un sistema che si fonda su di essa? Nel corso del film Goreng prova in diversi modi che andremo ad analizzare.

La prima idea viene ad Imoguiri (seconda compagna di cella di Goreng). Propone alle persone del piano inferiore di mangiare solo lo stretto necessario e di non abbuffarsi in modo che possa avanzare del cibo anche per i piani successivi. Quest’ultimi inizialmente rifiutano, cambiano idea solo quando Goreng li minaccia e suggerisce di fare lo stesso con i piani inferiori. Quest’iniziativa non risulta vincente né sul piano pratico né sul piano teorico. Riguardo al piano pratico, le persone del piano inferiore non faranno rispettare una legge che è stata loro imposta e che non condividono, quindi l’iniziativa durerà solo qualche livello. Sul piano concettuale questa non è una soluzione al problema ma è semplicemente accettare lo stato di fatto: Imoguiri e Goreng consigliano dall’alto del loro piano come sopravvivere ai piani inferiori.

Imoquiri sperava nella nascita di una solidarietà spontanea ma questa non può nascere in queste condizioni, in questa società. Quando vieni costretto a fare cose sbagliate per sopravvivere è difficile fare cose giuste per far sopravvivere gli altri; “altri” che non consideri più come persone, ma come “lumache”.

Successivamente, dopo esser sopravvissuto al livello 202, Goreng si ritrova al sesto piano con Baharat, il suo nuovo compagno. Al livello dove si trovano si ha a disposizione molto cibo, allora i due decidono di scendere sulla piattaforma ed assumono il ruolo di “guardiani della ricchezza” per redistribuirla ai piani più bassi. Questa proposta non viene accolta con entusiasmo ed i due sono costretti a combattere, sono costretti ad uccidere delle persone per provare a salvarne altre.

A metà percorso incontrano un uomo, definito saggio da Baharat, che rimprovera loro i modi adottati e suggerisce di spiegare il loro nobile intento. “Bisogna convincere prima di vincere”. Il saggio suggerisce inoltre la necessità di mandare all’amministrazione un messaggio per far capire che c’è una situazione di malcontento generale. Viene aggiunto così un tassello fondamentale, non si sta più solamente accettando la situazione e cercando di sopravvivere bensì si cerca di cambiare. Come messaggio viene scelto un dolce, la panna cotta.

Proseguendo il loro viaggio nella società, che assume sempre più le caratteristiche dell’inferno dantesco al quale il regista rimanda, Goreng e Bahart provano a spiegare le ragioni delle loro azioni ma ovviamente vengono attaccati dagli abitanti dei piani bassi che vorrebbero sfruttare di più una ricchezza che gli è stata negata fino a quel giorno e che gli verrà negata nei prossimi giorni; sono ancora costretti a difendersi ed uccidere pur di far rispettare la razionalizzazione del cibo.

In questa circostanza risaltano particolarmente le contraddizioni intrinseche di questo tipo di società che osserviamo tutti i giorni con sembianze differenti. Nessuna delle due parti è condannabile o elogiabile completamente, entrambe lottano: chi ha avuto la possibilità di mangiare lotta per una vita migliore, chi non ha avuto questa possibilità lotta per la vita.

Si avvicinano agli ultimi livelli, i piani sono ormai tutti deserti, quasi nessuno è sopravvissuto. Incontrano una bambina che si nascondeva terrorizzata ed affamata. Goreng, che era riuscito a salvare la panna cotta fino a quel punto, la consegna alla bambina che può finalmente mangiare.

Arrivati al piano più basso, Goreng, ormai rimasto solo con la bambina, scende dalla piattaforma, pronta a risalire. Prende coscienza che il vero messaggio non è la panna cotta, bensì la bambina, l’unica ancora non contaminata ed esterna al meccanismo infernale della fossa. La scena finale lascia trasparire una speranza: la bambina, che va verso il livello 0, verso l’amministrazione. Il messaggio sarà consegnato.

Il regista, Galder Gaztelu-Urrutia, è riuscito a rappresentare in modo chiaro le problematiche intrinseche di una società capitalista e le contraddizioni che questa porta con sé. Anche egli però, come il suo protagonista, non fa altro che prendere atto della realtà e delle condizioni in cui viviamo per proporre una soluzione destinata inevitabilmente a fallire. Il regista fornisce una speranza che, così come è descritta, non ha motivo di esistere. La bambina, il messaggio, arriverà all’amministrazione, coloro che dovrebbero così rendersi conto di un problema di cui sono già a conoscenza, coloro che dovrebbero risolvere un problema che hanno creato loro stessi.

Come si può eliminare la disuguaglianza in un sistema che si fonda su di essa? Non è possibile. In questo sistema non si può sperare nell’uguaglianza e dare questa speranza equivale a dare un’illusione. L’uguaglianza è raggiungibile solo con la distruzione della fossa, uguaglianza significa non essere assoggettato a nessuno: né alla persona al piano di sopra che ti lascia il cibo né all’amministrazione che ne decide la quantità. Ovviamente è ingenuo pensare che la fossa venga distrutta da chi l’ha creata o da quella minoranza che ne trae vantaggio. La fossa può essere distrutta solamente dall’unione dei suoi prigionieri.

10/05/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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