Da oriente a occidente: le origini del pensiero filosofico e scientifico

I caratteri fondamentali e peculiari della civiltà ellenica, che hanno favorito la nascita della filosofia: la democrazia, il commercio e l’attitudine critica.


Da oriente a occidente: le origini del pensiero filosofico e scientifico Credits: https://bibliofilosofiamilano.wordpress.com/2013/12/20/journal-of-ancient-philosophy-una-rivista-open-access-di-filosofia-antica/

Link al video della lezione tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci su argomenti analoghi

Segue da “Le origini della rivoluzione scientifico-filosofica” uscito sul numero 303 di questo giornale.

Sommario riassunto delle origini orientali della civiltà ellenica contro ogni forma di eurocentrismo

Da oriente la civiltà si espande nella Creta minoica e nella Grecia micenea, dove domina ancora una cultura orale, che dipende dall’oriente ed elabora anch’essa spiegazioni mitologico-religiose. In seguito, nel XII secolo a.C. la civiltà micenea entra in crisi, i suoi ormai arcaici rapporti di produzione impediscono a tal punto lo sviluppo delle forze produttive e appaiono ormai a tal punto ingiusti che le masse subalterne nell’XI secolo preferiscono sottoporsi al dominio delle popolazione meno evolute provenienti dal nord. D’altra parte tale dominio si dimostra a sua volta a tal punto improduttivo che nel X secolo gli elleni più intraprendenti abbandonano il continente per fondare colonie sulle coste mediterranee della Turchia. In tal modo alla fine del IX secolo abbiamo i primi segnali di ripresa della civiltà ellenica, in quanto riprendono i commerci e gli scambi culturali con l’allora decisamente più evoluto oriente.

Impronta esistenzialista e religiosa del sapere orientale

D’altra parte le prime civiltà orali in Oriente rispondono alle grandi questioni che sono alla base della stessa ricerca filosofica in modo mitologico-religioso, inventando storie, ossia miti di cui sono protagoniste le divinità. Del resto, a differenza della filosofia greca, la cultura orientale si concentra essenzialmente su tematiche religiose ed esistenziali, concependo la conoscenza in funzione della salvezza dell’uomo. Ossia in funzione del singolo, senza elevarsi all’universale. L’uomo si libera dal male di vivere passando dal piano della realtà dubbia e ingannevole al piano del nirvana, ossia al ricongiungimento con la realtà primordiale e assoluta. Da questo punto di vista la filosofia indiana-orientale anticipa sotto diversi punti di vista le concezioni filosofiche che si affermeranno in occidente in età ellenistica, dove pensiero orientale e occidentale si sintetizzeranno, e nel moderno irrazionalismo, nella soluzione ascetica di Schopenhauer e nell’impostazione esistenzialistico religiosa di Kierkegaard, che sarà alla base dell’esistenzialismo e di un filone importante del pensiero teologico-filosofico moderno.

Il buddismo

Tipico in tal senso è il buddismo che, muovendo da un’analisi critica della sofferenza del vivere individuale, perviene alle quattro verità che consentono di liberarci dall’attaccamento alla vita, consentendo la liberazione dai limiti della sua finitezza. La prima afferma che la realtà del mondo è dolore; la seconda che l’origine del dolore è la brama di esistere, godere e potere; la terza sostiene che la liberazione dal dolore è possibile mediante l’estinzione di tale desiderio e il raggiungimento della pace perfetta nel nirvana, il nulla del male di vivere individuale. Come si può constatare Schopenhauer, uno dei padri dell’irrazionalismo occidentale borghese ha ampiamente saccheggiato questo antichissimo sapere, che per quell’epoca era indubbiamente progressista, mentre nell’Europa del diciannovesimo secolo dove lo trapianta Schopenhauer in contrapposizione all’Enciclopedia delle scienze filosofiche e, in prospettiva, al socialismo scientifico costituisce di certo una visione del mondo ultrareazionaria.

La scienza orientale

Gli orientalisti sostengono, inoltre, che nelle civiltà orientali si trovino rilevanti invenzioni tecniche e interessanti ricerche di medicina, astronomia e matematica. I primi a distinguere la medicina dalla magia furono gli egizi, che giunsero a elaborare lo schema, divenuto classico, di diagnosi, prognosi e terapia. I mesopotamici svilupparono per primi la chirurgia, mentre i cinesi l’agopuntura. Nell’astronomia si distinsero i Caldei, mentre nella matematica egiziani e babilonesi. Anche in questo caso la preistoria della scienza e della tecnica sono certamente sorte, come tutta la civiltà umana, in Oriente.

Gli scambi commerciali e culturali con l’Oriente

Gli orientalisti sottolineano i rapporti commerciali e culturali fra la Grecia e le civiltà orientali, insistendo sul fatto che il primo sviluppo della civiltà micenea passa per la civiltà minoica che fa da ponte fra l’oriente e l’Ellade. Inoltre la stessa civiltà ellenica si è sviluppata, non a caso, nelle colonie dell’Asia Minore e nelle isole dell’Egeo, dunque a ridosso ancora una volta con il mondo orientale. Peraltro, non a caso, la civiltà greca diviene una civiltà marinara, essenziale per poter sviluppare i commerci con le civiltà orientale che diedero moltissimi stimoli allo sviluppo della stessa cultura greca. Inoltre l’attività marinara dei greci li aveva presto portati a entrare in relazione, in particolare, con l’Egitto, dove si era sviluppata la più evoluta civiltà orientale. Non a caso si narrerà di lunghi viaggi di formazione dei filosofi greci in oriente, in particolare a proposito di Pitagora e Platone che avrebbero a lungo soggiornato proprio in Egitto. Peraltro Marx stesso considera la stessa Repubblica platonica, ossia il primo modello di città-Stato ideale, come fondata proprio sulla forma statuale e sociale proprie della civiltà egizia. Se si considera poi, che in quest’opera si sviluppa la prima concezione di società comunista, che era stata già sperimentata al loro interno dai pitagorici, anch’essi come abbiamo visto legati alla civiltà egizia, se ne può concludere che anche questa decisiva idea sia certo sorta in Grecia, anche se i suoi stessi presupposti vanno comunque individuati nei momenti più avanzati della civiltà orientale.

Caratteri specifici della filosofia greca

Gli occidentalisti hanno replicato agli orientalisti sottolineando che in nessun autore classico si parla di una derivazione orientale della filosofia greca, né si fa mai menzione di una filosofia orientale. In effetti l’ipotesi di una genesi orientale della filosofia greca si diffuse solo in epoca ellenistica ed era funzionale al tentativo dei macedoni di tesaurizzare gli aspetti più significativi della cultura orientale, sottolineando i punti di contatto con la cultura greca. Inoltre, prima di Alessandro Magno non si ebbero contatti culturali rilevanti del mondo ellenico con India e Cina, mentre in Mesopotamia ed Egitto si sviluppò una sapienza religiosa, basata su miti cosmogonici, più che una filosofia. Dal momento che quest’ultima sorge e si afferma contrapponendo alla tradizionale visione del mondo mitologico-religiosa, la visione del mondo filosofico-scientifica. Grazie all’invenzione della scrittura ereditata dalle civiltà orientali e dell’alfabeto – opera iniziata dai fenici e ultimata dai greci con l’introduzione delle vocali – e dei primi scritti non più anonimi, a opera dei greci, che non si limitano a riportare un sapere tradizionale, la filosofia ha la sua preistoria nelle colonie greche dell’Asia minore nel VI secolo. In queste ultime le nuove classi emergenti alle quali i nuovi intellettuali sono più o meno organici, non ci si accontenta più di risposte mitologico-religiose non verificabili, fondate sulla fede, si vogliono risposte verificabili.

L’originalità della filosofia greca

Inoltre, l’originalità del filosofare ellenico emerge in antitesi alla precedente cultura orientale di tipo religioso e tradizionalistico, in quanto patrimonio immodificabile della casta sacerdotale caratterizzata dal dogmatismo e da un sapere statico fondato sul principio di autorità. Al contrario la rivoluzione filosofica si afferma in Grecia contrapponendo al tradizionalismo conservatore ed esoterico, a una visione oligarchica del sapere, la conoscenza come comune ricerca razionale, quale atto di libertà e liberazione nei confronti della tradizione, del costume e di qualsiasi credenza dogmatica, ovvero accettata acriticamente come valida. Perciò il termine polemico da cui sorge l’esigenza della filosofia è costituito dall’opinione corrente, il tradizionalismo, il dogmatismo e la concezione di una verità rivelata una volta per tutte a pochissimi iniziati, tipica della arcaica comprensione religiosa del mondo. Dunque, intesa come la dirompente affermazione di una libera indagine critica e razionale, un sapere laico e dinamico la filosofia sorge necessariamente in Grecia e, non a caso, sarà avversata dagli oligarchi, dai tradizionalisti e dai reazionari. La novità dei padri della filosofia è, quindi, il metodo razionale di indagine con cui si afferma la visione del mondo filosofico-scientifica. Nella ricerca filosofica le risposte alle domande che la ragione umana si pone sul mondo sono individuate nella ragione stessa. Usare la ragione non significa solo pensare, ma comporta il pensare correttamente. Il discorso filosofico non si limita ad asserire delle tesi, ma si chiede cosa garantisce la verità di queste tesi indipendentemente da chi le abbia pronunciate, ha di mira l’universalità. Inoltre, è un discorso argomentativo ovvero deve dimostrare la validità delle sue tesi in modo persuasivo senza ricorrere ad alcuna autorità esterna. L’argomentazione filosofica deve preservare la propria autonomia, ma deve al contempo produrre risultati universalmente validi. Per i nuovi intellettuali e in ceti emergenti occorre fornire spiegazioni basate su ragioni, criteri comuni e condivisibili e possibilmente evidenze osservabili che confermino le ipotesi. Il filosofo si mette in discussione nel dialogo con gli altri. Perciò le prime opere filosofiche consapevoli e conservateci sono dialoghi il cui protagonista Socrate è impegnato in una costante ricerca dialogica. La filosofia conoscerà persecuzioni e i primi martiri proprio in quanto accusata di traviare i giovani, rendendoli sovversivi, in quanto mettevano in questione la tradizionale visione religiosa del mondo e osavano riflettere anche sulle leggi e le norme etiche costituite, ritenute sacre in quanto tramandate da un lontano passato.

Rivoluzione filosofica e rivoluzione democratica: una concezione democratica del sapere

La rivoluzione filosofica dà un contributo essenziale al successivo affermarsi della prima rivoluzione democratica della storia, in quanto con essa si afferma per la prima volta una concezione essenzialmente democratica e laica del sapere e della conoscenza. Al punto che, Socrate-Platone dimostrerà come anche uno schiavo, considerato irrazionale, se adeguatamente formato è in grado di dimostrare un teorema scientifico e Aristotele affermerà che tutti gli uomini tendono per la loro stessa natura di esseri razionali al sapere e alla conoscenza. In quanto l’uomo deve mirare a realizzare la propria natura, che è intrinsecamente razionale. Dunque, i greci sviluppano una concezione relativamente democratica del sapere, in quanto come scrive Aristotele tutti gli uomini tendono per natura al sapere, che non è più considerato un privilegio esclusivo della casta sacerdotale. D’altra parte, e questo era il limite principale della stessa democrazia greca, che sarà alla base del suo tramonto, da tale concetto di uomini rimanevano però ancora esclusi gli stranieri (i barbari), le donne e gli schiavi, ovvero la grande maggioranza dell’umanità. Persino per Aristotele dal concetto stesso di animali razionali rimanevano almeno in parte esclusi gli stranieri, le donne e gli schiavi.

Segue sul numero 313 di questo giornale, online dal 12 dicembre.

07/11/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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