Appello del Partito Comunista della Bielorussia ai partiti comunisti e operai del mondo

Accogliamo e rilanciamo l’appello del Comitato Centrale del Partito Comunista della Bielorussia, tradotto e pubblicato dalla rivista “Cumpanis” – che intende coinvolgere tutte le forze comuniste, antimperialiste e progressiste italiane – il cui intento è informare il mondo sulle pesanti interferenze che la Bielorussia sta subendo da parte dei poli imperialisti, che stanno mettendo a rischio la sua indipendenza come Stato libero. Ci uniamo ai compagni bielorussi e a “Cumpanis” nel sollecitare un’ampia diffusione dell’appello e una mobilitazione in nome del diritto all’autodeterminazione del popolo bielorusso.


Appello del Partito Comunista della Bielorussia ai partiti comunisti e operai del mondo

Egregi compagni, cari amici!

nel contesto di un nuovo ciclo di escalation e pressione internazionale sulla Repubblica di Bielorussia, vogliamo informare il movimento comunista e operaio internazionale sulla reale situazione nel nostro paese.

I comunisti hanno ripetutamente sostenuto che la natura del capitalismo moderno, con tutte le sue metamorfosi, rimane immutata. Avendo assunto la forma del globalismo, l’imperialismo, nei suoi tentativi di uscire dalla crisi finanziaria ed economica globale, sta cercando di riorganizzare il mondo scatenando, di fatto, la terza guerra mondiale in varie direzioni: economica, ideologica, propagandistica. Per gli stessi scopi viene utilizzata anche la pandemia di Covid, che è diventata una ragione formale per limitare l’attività politica e stabilire il controllo sociale, nonostante gli stati occidentali non abbiano adottato misure efficaci per proteggere realisticamente la popolazione.

Sullo sfondo di nuovi problemi globali, agendo in modo mirato e coerente, il capitale fa precipitare paesi e intere regioni nella dipendenza finanziaria ed economica, che successivamente li porta alla subordinazione politica. Queste azioni hanno già ricevuto una definizione moderna: guerra ibrida e neocolonialismo. Si tratta di situazioni riguardanti gli stati che in precedenza hanno raggiunto l’indipendenza con metodi militari ed economici vengono riportati sotto il controllo di gruppi finanziari globali.

Nel 2020, la Bielorussia ha subito sulla propria pelle varie forme di guerra ibrida e “nuovo colonialismo”, ed è stata esposta a un’influenza esterna senza precedenti che continua fino ad oggi. I centri di emigrazione esterni rappresentano questa come una rivoluzione popolare, ma in realtà è una ribellione controrivoluzionaria volta a eliminare la leadership politica del paese e il crollo dello stato sociale indipendente. Perché gli eventi in Bielorussia non possono essere definiti una rivoluzione? Ogni rivoluzione ha prerequisiti sia oggettivi che soggettivi, ma nel paese non ci sono questi elementi sotto forma di situazione rivoluzionaria. A sua volta, la rivoluzione è il processo di rottura del vecchio sistema e la sua sostituzione con una formazione progressiva. In Bielorussia, tuttavia, un modello sociale progressista, che nelle sue caratteristiche è più vicino a quello socialista, sta cercando di essere smantellato e sostituito con il capitalismo selvaggio, sotto gli slogan dell’anticomunismo, dell’antisovietismo, del nazionalismo e della russofobia. La forza trainante della ribellione controrivoluzionaria sono gli elementi della cosiddetta borghesia nazionale, che vuole maggiore influenza sul processo decisionale e ha stipulato un accordo con forze esterne che perseguono i loro obiettivi geopolitici in Bielorussia.

La campagna di destabilizzazione, organizzata dal collettivo Occidentale e dai loro gruppi di sostegno all’interno del Paese, dura circa da un anno e ha diverse fasi principali.

Nella fase iniziale (elettorale), le autorità sono state dichiarate criminali e le elezioni presidenziali sono state dichiarate truccate in anticipo. Dalla fine del voto, senza attendere i risultati, sono state organizzate rivolte nella capitale e nei centri regionali. I principali partecipanti alle rivolte erano gruppi neonazisti, nazionalisti, anticomunisti ed elementi criminali, i cui obiettivi erano la presa del potere, lo smantellamento dello stato sociale, la decommunizzazione, la privatizzazione, il ripristino dei simboli dello stato nazista e la rottura dei rapporti con la Federazione Russa.

Dopo il fallimento della fase elettorale, compresi i tentativi di organizzare scioperi nelle imprese che non hanno trovato il sostegno dei lavoratori, alcuni attivisti sono passati apertamente alle posizioni di preparazione di attacchi terroristici, terrore, sabotaggio contro il presidente A.G. Lukashenko, funzionari governativi e loro sostenitori. Seguendo l’esempio “dell’autodifesa del Maidan ucraino”, si è tentato di organizzare gruppi criminali decentralizzati nei distretti della capitale e nelle grandi città.

Le forze dell’ordine hanno arrestato diverse dozzine di gruppi di combattimento, che si trovavano in varie fasi dell’attuazione del piano. Uno di loro è riuscito a portare esplosivi e armi dal territorio dell’Ucraina, dove si stanno svolgendo i combattimenti.

Allo stesso tempo, alcuni gruppi radicali sono stati coordinati direttamente attraverso il movimento neonazista ucraino, i cosiddetti “volontari bielorussi”, che hanno fornito assistenza materiale e organizzativa nella preparazione dei gruppi, hanno fornito loro una base e la possibilità di ritirarsi in territorio ucraino.

Allo stesso tempo, le attività eversive aperte non hanno trovato sostegno sia tra la popolazione orientata al governo legittimo, sia tra una parte dell’opposizione, che non era pronta a sostenere e finanziare il terrore. Di conseguenza, sia il movimento di protesta controllato dall’esterno che le attività dei gruppi illegali non hanno raggiunto i loro obiettivi.

Di conseguenza, è stata organizzata la terza fase: diplomatica, sanzioni e pressioni economiche sulle autorità. Al momento, un certo numero di strutture di opposizione operano dall’estero, essendo sotto la giurisdizione dell’Unione Europea, ma sotto il controllo di emissari statunitensi, e definendosi “organi di governo legali”. Sono almeno due i centri di emigrazione in Polonia e Lituania, da cui vengono coordinate le attività diplomatiche legate ai tentativi di imporre nuove sanzioni contro il nostro Paese. Stanno cercando di ottenere una destabilizzazione interna riducendo il tenore di vita della popolazione e il suo reddito.

Come notato dal presidente della Bielorussia A.G. Lukashenko su questo tema, i servizi speciali stranieri sono passati dall’organizzazione di rivolte di strada allo stadio di strangolamento: “Stanno cercando nuove vulnerabilità, e questo non è solo rivolto a noi: siamo un banco di prova per loro, un sito sperimentale prima essere gettato in Oriente. Dopo aver tentato con noi, andranno lì”. In questa luce, secondo il Presidente A.G. Lukashenko, si dovrebbe prestare particolare attenzione al mantenimento degli standard di vita delle persone e all’attuazione di programmi socialmente significativi. “Si tratta della determinazione dei prezzi e delle proprietà”, ha detto.

Naturalmente, le strutture straniere non sono soddisfatte del fatto che la situazione sociale in Bielorussia rimanga stabile; le imprese, la sfera sociale funzionano come al solito, le forze dell’ordine garantiscono la sicurezza. E in questo caso, la provocazione aerea del 25 maggio 2021 con un aereo straniero è stata utilizzata dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dai paesi satellite statunitensi dell’Europa orientale per chiedere un blocco aereo ed economico della repubblica. Le più attive al riguardo sono Polonia, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia e Ucraina, che, di fatto, sono diventate centri operativi per l’azione dell’opposizione.

Allo stesso tempo, i comunisti ricordano che le attività sovversive contro la Bielorussia, così come il sostegno materiale e organizzativo dei gruppi di opposizione, vengono svolte a spese dei contribuenti in Europa e negli Stati Uniti. Questa spesa non è trasparente; persino il fatto stesso di qualsiasi appoggio materiale all’opposizione è ufficialmente occultato. Pertanto, chiediamo ai nostri compagni del movimento comunista e operaio di richiedere tali informazioni ai loro governi nazionali (Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ucraina) e di renderle pubbliche. Infatti, nel contesto della pandemia di Covid-19, le risorse materiali vengono spese non per il sostegno sociale ai propri cittadini, ma per giochi politici nell’interesse degli Stati Uniti, distraendo la propria popolazione dai problemi interni.

Chiediamo inoltre ai partiti comunisti degli Stati amici di utilizzare la tribuna parlamentare per il sostegno pubblico della Repubblica di Bielorussia e di esprimere il loro atteggiamento nei confronti delle azioni sovversive degli Stati Uniti. I comunisti della Bielorussia comprendono che la crisi politica nel nostro stato non è solo un elemento di destabilizzazione della situazione in Russia, ma anche un tentativo di frustrare l’iniziativa Belt and Road della Rpc nel continente europeo. Inoltre, un simile cuscinetto di instabilità è attualmente in fase di creazione da parte degli americani intorno alla Rpc nella regione del sud-est asiatico. Con il loro sostegno, vengono istigati nuovi conflitti regionali, progettati per deviare le forze e i mezzi di stati come la Repubblica popolare cinese e la Federazione russa.

Si tratta, infatti, di elementi di una nuova “politica di contenimento” in una nuova “guerra fredda”. E la Bielorussia, come molti altri paesi, in questo caso diventa ostaggio dello scontro avviato dagli Stati Uniti. In queste azioni, i complici attivi degli Stati Uniti sono i suoi satelliti nell’Europa orientale, che hanno effettuato la decomunistizzazione e, di fatto, hanno restaurato nei contenuti e nella forma i regimi nazisti tra le due guerre.

Abbiamo anche assistito ad atti di vandalismo statale, quando paesi come la Lettonia e la Lituania insultano i simboli nazionali bielorussi e usano il simbolo della protesta nazionalista per indicare le loro simpatie - la bandiera bianco-rosso-bianca, che è stata usata in Bielorussia durante l’occupazione tedesca da formazioni naziste.

I comunisti della Bielorussia fanno appello a tutti i partiti comunisti e dei lavoratori del mondo per fornire tutta l’assistenza possibile e dimostrare la solidarietà internazionale con la Repubblica di Bielorussia.

Vi chiediamo di organizzare la pressione politica sui leader degli stati che provocano il caos nella Repubblica di Bielorussia nelle forme a vostra disposizione, anche nei media e negli organi parlamentari. Ogni atto di solidarietà internazionale è oggi estremamente importante per noi, quando, di fatto, gli americani cercano di provocare un blocco e una spartizione del nostro Paese come è avvenuto in passato in Jugoslavia.

Solo nella solidarietà internazionale troviamo la nostra forza! Il nemico non passerà!

(Traduzione dell’Appello a cura di Marco Tubino e Yuliia Druz, Centro Culturale “Cumpanis” Genova)

04/06/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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