Quando lo sciopero diventa reato: solidarietà a chi è sotto processo!

L’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici comunisti\e esprime la sua solidarietà ai facchini e solidali sotto processo a Modena, in opposizione ai decreti sicurezza e alla criminalizzazione del diritto di sciopero, sempre più negato.


Quando lo sciopero diventa reato: solidarietà a chi è sotto processo!

Dalla parte degli operai di Modena: la resistenza operaia non diventi un problema di ordine pubblico o storia di ordinaria repressione!
A breve si apriranno due maxi processi che vedono imputati centinaia di lavoratori protagonisti di due importanti vertenze, alla Alcar Uno di Castelnuovo Rangone e ad Italpizza di Modena. Chi sono gli inquisiti? Operai, facchini e solidali protagonisti di lotte durate mesi, accusati di aver picchettato i cancelli di aziende che da anni li sottoponevano a ritmi di lavoro insostenibili con retribuzioni da fame. Sono state lotte importanti, lunghe e faticose, che hanno messo in luce la condizione di sfruttamento terribile nella quale versa la classe lavoratrice italiana, condizione alimentata da buste paga sbagliate ed una costante precarietà (cambi appalto e cooperative spurie che abusano di contratti di lavoro a dir poco penalizzanti sono all’ordine del giorno) che contribuiscono a rendere la situazione insostenibile. I reati che si contestano sono quelli tipici di piazza, dalla resistenza a pubblico ufficiale, all'oltraggio, fino alle lesioni con l'aggravante delle pene previste dai decreti Salvini in merito al reato di blocco della produzione ai cancelli delle aziende. Oltre 200 rinviati a giudizio a seguito di indagini durate mesi e lunghe operazioni di intelligence giudiziaria costate ai contribuenti italiani centinaia di migliaia di euro. Altre centinaia di lavoratori\trici sono rinviati a giudizio per processi legati a vertenze territoriali, i reati contestati sono sempre gli stessi a dimostrazione che il pacchetto sicurezza era stato pensato non solo per colpire i migranti ma anche (e soprattutto!) le opposizioni sindacali e sociali. Lascia molto da pensare sulla continuità governativa che ad oltre un anno di distanza dall'insediamento del Conte bis i decreti della vergogna siano ancora vigenti. Si tratta di un’autentica persecuzione da tempo costruita ai danni dei facchini e dei solidali e del sindacato che li organizza, il SI Cobas, per coprire quel modello di sfruttamento basato sulle cooperative che, come dicevamo sopra, si rivelano spesso false o irregolari. Il tentativo di coprire con la repressione le irregolarità si fa evidente se si nota che i processi contro i lavoratori arrivano dopo la denuncia dettagliata di tante illegalità tra cui elusioni fiscali e contributive ai danni dello Stato e degli operai e della scoperta di un sistema corruttivo e di lavoro nero sempre più diffuso nelle regioni floride del paese. Altri processi sono in arrivo e interessano un numero imprecisato di lavoratori appartenenti ad altre sigle sindacali. In tutto sono quasi 1000 gli imputati per reati di piazza legati all'esercizio di sciopero e alle forme di lotta intraprese. Modena e l'Emilia sono state ieri laboratorio di un sistema economico imprenditoriale basato sullo sfruttamento intensivo della forza lavoro attraverso il sistema delle cooperative, mentre oggi rappresentano il laboratorio della repressione ai danni di facchini e solidali ai quali va la nostra incondizionata solidarietà. Nel paese soffia forte un vento reazionario che mette sul banco degli imputati i lavoratori combattivi e i solidali. E su quel banco ci siamo tutti\e
ASSEMBLEA LAVORATORI E LAVORATRICI COMUNISTI\E

06/10/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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