Erano le 18:08 di giovedì 8 maggio quando è stato eletto il nuovo Papa, al quarto scrutinio nel secondo giorno di Conclave. L’annuncio è stato dato con una fumata bianca che è uscita dal noto comignolo che ha occupato la scena mediatica prima della sua elezione, di cui non si conosceva il nome, ma è stato subito un evento internazionale e ci si è chiesto quale ruolo svolgerà.
Alle ore 19:14 il nuovo papa si è presentato, è Robert Francis Prevost che ha scelto di chiamarsi Leone XIV, ha quasi 69 anni ed è il primo papa nordamericano. Ecco l’inizio della sua prima dichiarazione: “La pace sia con tutti voi!... Vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra... Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti” [1].
Queste poche righe sono un messaggio importante perché si comprende bene che la pace è il suo programma e che si è rivolto a tutti, ai cattolici sicuramente, ma anche ai non cattolici? Si pensa di sì, anche se non erano presenti in Piazza San Pietro. Però è chiaro che il messaggio è stato rivolto a chi pratica e rilancia continuamente i conflitti bellici che seminano morte, odio e distruzioni.
Ci si chiede: il nuovo papa continuerà l’opera di Papa Francesco? La pace sarà sempre la sua bandiera? Sono interrogativi cruciali e al momento hanno risposte positive, ma con cauto ottimismo. Sappiamo bene che ci sono ostacoli d’ogni tipo che potrebbero frenare l’attivismo di questo nuovo papa sul tema della pace perché chi governa i conflitti bellici vuole continuare all’infinito, perché producono profitti con il mercato delle armi, e al massimo consentono, chiedono oppure concedono una tregua per mascherare i processi di riarmo. Una cosa importante è che questo nuovo papa ha dichiarato che raccoglierà la “preziosa eredità” [2] di Papa Francesco e naturalmente vedremo se lo seguirà per davvero con le scelte che farà e con le sue comunicazioni ordinarie con le omelie e con le encicliche. Con cauto ottimismo possiamo dire che la Chiesa cattolica continuerà l’opera di Papa Francesco e non starà a guardare i conflitti bellici per raggiungere la pace. Possiamo anche affermare che la pace sarà un obiettivo prioritario, nonostante gli oscuramenti mediatici finalizzati a non evidenziare e informare sulle operazioni belliche in corso che provocano morti, soprattutto di civili e bambini, e continue distruzioni. Il ruolo della Chiesa cattolica sul fronte dei conflitti bellici non sarà facile e dobbiamo sempre tenere a mente che un Papa, al di là del suo prestigio personale anche come uomo di cultura, è pur sempre un capo spirituale e non un capo politico, anche se ha un peso diplomatico a livello mondiale di rilievo in quanto il Vaticano è uno Stato riconosciuto dall’ONU, anche se non ne fa parte in quanto opera come Osservatore Permanente di Stato non membro.
Il nuovo papa scegliendo il nome di Leone XIV si è richiamato al Papa Leone XIII famoso per aver promulgata la prima enciclica sociale, la Rerum Novarum, il 15 maggio del 1891 con la quale la Chiesa cattolica affrontava la nuova realtà dopo che Roma, nel 1870, era stata annessa al Regno D’Italia. Questa enciclica non concedeva certo spazio ai movimenti rivoluzionari dell’epoca e anzi condannava apertamente il socialismo. Come comunisti quindi conosciamo bene i limiti che la Chiesa ha avuto negli anni successivi a questa prima enciclica denominata sociale della Chiesa cattolica. Il nuovo Papa richiamandosi ad essa e prendendo il nome di Papa Leone XIII ha fatto una scelta semplicemente in linea con la continuità della Chiesa antecedente al periodo di Papa Francesco. Non ignoriamo che la Chiesa cattolica è seguita da centinaia di milioni di persone e svolge un ruolo anche politico, sebbene soprattutto di opinione e in sintonia sempre con i principi cristiani. La Chiesa cattolica non ha mai avuto l’obiettivo di cambiare la realtà del capitalismo corrente ed essendo sempre stata interclassista non riconosce la lotta di classe, che anzi condanna, e finisce quasi sempre, politicamente s’intende, per schierarsi con la borghesia d’ordine ignorando le lotte di emancipazione dei lavoratori, che chiedono condizioni di vita più dignitose. Questo non è un problema della Chiesa cattolica ma è un problema politico che interessa la democrazia nel suo complesso anche se per i cattolici è inteso come una caratteristica positiva. In poche parole la Chiesa cattolica non vuole cambiare lo stato delle cose presenti. Dobbiamo però dire che Papa Francesco non ha mai smesso di analizzare la realtà del capitalismo corrente con le sue guerre nonché le condizioni degli emarginati ed ha cercato di mettere in evidenza gli aspetti più drammatici con gli strumenti che ha avuto a disposizione, in particolare con le omelie e le encicliche, anche se poi di riforme strutturali interne alla chiesa ne ha fatte poche. Ora toccherà farle a Leone XIV.
La fase in corso è particolarmente complessa anche se è prioritario fermare i conflitti bellici. Questo significa sconfiggere gli interessi economici-finanziari legati al mercato delle armi dentro il quale sono protagonisti attivi le maggiori potenze economiche del mondo. Però, ragioniamo, se i capi dei paesi che rilanciano continuamente i conflitti bellici sono stati con religioso silenzio presenti alle esequie di Papa Francesco il nuovo Papa Leone XIV ha il dovere di rivolgersi a loro e chiedere la fine delle guerre in corso come ha fatto domenica 11 maggio [3]. Tutti abbiamo visto le immagini mediatiche mondiali durante le esequie di Papa Francesco dell’incontro nella basilica di San Pietro in Vaticano tra Trump e Zelensky, incontro che si è svolto grazie alla diplomazia vaticana. Quindi un potere diplomatico il Vaticano e Papa Leone XIV ce l’hanno, ed oggi lo devono mettere in campo continuando a promuovere incontri per arrivare a degli accordi di pace veri senza tatticismi di richieste di tregua, che non cambiano nulla e servono soltanto ad occupare la scena mediatica.
Non sappiamo quale tipologia di teologia Leone XIV seguirà. Papa Francesco ha seguito la teologia della liberazione, famosa è stata l’Esortazione Apostolica “Evangeli gaudium” del 2013. Ecco un passo ben noto che sintetizza in parte il suo pensiero: “Oggi da molte parti si reclama maggiore sicurezza. Ma fino a quando non si eliminano l’esclusione e l’inequità nella società e tra i diversi popoli sarà impossibile sradicare la violenza. Si accusano della violenza i poveri e le popolazioni più povere, ma, senza uguaglianza di opportunità, le diverse forme di aggressione e di guerra troveranno un terreno fertile che prima o poi provocherà l’esplosione. Quando la società – locale, nazionale o mondiale – abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell’ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillità. Ciò non accade soltanto perché l’inequità provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bensì perché il sistema sociale ed economico è ingiusto alla radice. Come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l’ingiustizia, tende ad espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale, per quanto solido possa apparire. Se ogni azione ha delle conseguenze, un male annidato nelle strutture di una società contiene sempre un potenziale di dissoluzione e di morte. È il male cristallizzato nelle strutture sociali ingiuste, a partire dal quale non ci si può attendere un futuro migliore. Siamo lontani dalla cosiddetta «fine della storia», giacché le condizioni di uno sviluppo sostenibile e pacifico non sono ancora adeguatamente impiantate e realizzate” [4].
È chiaro che, come comunisti, questa descrizione di Papa Francesco è stata da accogliere. Ma ora passerà alla storia e resterà soltanto un ricordo? Non sappiamo se Leone XIV seguirà l’opera di Papa Francesco o se farà delle innovazioni, rispettando la continuità storica della Chiesa. Cerchiamo di chiarire alcune cose che sono importanti. Come comunisti, essendo marxisti non crediamo in Dio, inteso in modo particolare come essere perfettissimo perché siamo materialisti, cioè in estrema sintesi identifichiamo ogni aspetto della realtà naturale con una materia che si trasforma ed escludiamo la presenza e soprattutto l'efficacia di un qualsiasi fenomeno superiore di carattere spirituale o divino. Ovviamente sappiamo bene che ci sono comunisti che sono cattolici e credono in Dio e che ci sono cattolici per il socialismo. Se questa è la differenza fondamentale a livello ideologico tra cattolici e comunisti è chiaro però che nella dialettica politica, sia a livello delle opinioni e sia delle prassi ideologiche, ci sono varie sfumature che storicamente si sono determinate ed oggi essere ateo, cioè non credere in Dio, non è scandaloso per i cattolici anche se gli atei di oggi non sono quelli dell’Ottocento e queste sono state acquisizioni positive. Queste differenze ideologiche non devono dividere comunisti e cattolici sui temi sociali per lottare insieme per avere un mondo migliore e di pace. Non si vive per fare dispute teologiche e guerre di religione quindi, restando entrambi con le proprie ideologie, si deve cercare di operare insieme. Se credere in Dio, oltre che una fede conclamata, è un atto d’intelligenza, come spesso viene dichiarato dai cattolici, non si è mai capito perché credere che il materialismo in sé è la natura stessa che ci circonda non possa essere il risultato di un’attività di ricerca fatta con i propri mezzi intellettuali e non accettando quasi passivamente le verità rivelate.
Leone XIV è il primo Papa agostiniano ed è il secondo Pontefice americano dopo Papa Francesco, ma a differenza di Papa Francesco, è nato nel nord degli Stati Uniti ed è stato pastore nel sud, prima di essere chiamato da Papa Francesco in Vaticano come prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Come missionario ha trascorso 30 anni in Perú, dei quali otto e mezzo da vescovo. Nel 1977 ha conseguito la laurea in Matematica ed ha studiato Filosofia. Quindi ha un livello culturale notevole e possiede strumenti d’analisi per cogliere ottimamente le pieghe della società contemporanea, che è una società dominata dall’economia e dalla finanza. Nel 1999 è stato eletto priore provinciale della Provincia agostiniana Madre del Buon Consiglio di Chicago e due anni e mezzo dopo è stato nominato presso il Capitolo generale ordinario dell’Ordine di sant’Agostino. I suoi confratelli lo hanno scelto come Priore generale, confermandolo nel 2007 per un secondo mandato. L’aspettativa, largamente condivisa, è che continui l’opera di Papa Francesco.
Note:
[1] L’Osservatore Romano, Edizione Straordinaria 8 maggio 2025, p.1.
[2] L’Osservatore Romano, 10 maggio 2025, p.1.
[3] Papa Leone XIV, il primo Regina Coeli in piazza San Pietro: "Mai più la guerra", Sky Tg24, 11 maggio 2025.
[4] Evaùngeli Gaudium, capitolo II, parte I, par. 59.