Recensione a Miseria puttana di Massimo Boddi

Nella Piombino dell’estate 1994, quattro ragazzi sono protagonisti delle loro avventure adolescenziali in un contesto dove emergono le angosce quotidiane della classe lavoratrice nell’Italia degli anni ’90.


Recensione a Miseria puttana di Massimo Boddi

Miseria puttana (La Bussola, 2022) è il romanzo d’esordio di Massimo Boddi, nel quale ritroviamo uno spaccato dell’Italia degli anni ’90 attraverso le avventure adolescenziali del protagonista, Simone, e dei suoi tre amici, Cristian, Tommaso e Dario. 

La trama si svolge a Piombino nell’estate del 1994, quella dei Mondiali statunitensi in cui il Brasile sconfisse l’Italia ai rigori. Liberi dai doveri scolastici, i quattro ragazzi impiegano il proprio tempo scorrazzando per la cittadina toscana, costellata di personaggi pittoreschi e curiosi, mentre svolgono il loro percorso di esplorazione di tematiche quali l’amicizia, l’amore e la presa di coscienza di sé.

Ma Miseria puttana non può essere liquidato come un mero romanzo adolescenziale. Sullo sfondo della trama vi è l’ombra dell’acciaieria di Piombino, con la persistente presenza delle tematiche sociali, attraverso lo scorrere di vite caratterizzate dalle angosce quotidiane della classe lavoratrice italiana dell’epoca come di oggi. Se, per i ragazzi, ogni giorno riserva delle novità entusiasmanti, si percepisce dall’altro lato come le giornate scorrano malinconicamente l’una uguale all’altra per i loro genitori, fin troppo afflitti dalle preoccupazioni economiche e lavorative per capire a fondo i propri figli.

A larghi tratti divertente, ma realista e crudo nel suo complesso, Miseria puttana è un romanzo che non ha inizio né fine, ma rappresenta piuttosto una finestra che sia apre momentaneamente sulla vita di un ragazzo come tanti, Simone, nel momento in cui cerca di capire chi è veramente, combattuto tra l’entusiasmo adolescenziale di voler decidere del proprio futuro ed il determinismo inculcatogli dall’esterno, che gli imporrebbe di percorrere lo stesso cammino di sudore e sofferenza compiuto da suo padre. 

Probabilmente intriso di tratti autobiografici, il romanzo di Boddi contiene allo stesso tempo atmosfere cupe nelle quali filtra un raggio di luce, e atmosfere luminose sulle quali da un momento all’altro sembrano incombere le tenebre, ma risulta nel complesso agevole alla lettura, grazie ad una scrittura scorrevole e a dialoghi realistici e sferzanti.

Il libro si conclude con una profonda riflessione di un Simone che ha acquisito una certa maturità e consapevolezza di sé, ma che non per questo è rassegnato, ma che anzi è ancora più determinato a scrivere la storia della propria vita a modo suo. Resta al lettore dare una risposta, se Simone abbia alla fine ceduto al fato, divenendo oggi un cassintegrato dell’impianto siderurgico, oppure se sia riuscito a sottrarsi ad un destino che qualcun altro voleva scrivere per lui.

24/06/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Giulio Chinappi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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