Combattiamo un obbrobrio giuridico

Riceviamo un documento sul trattamento che ricevono i rifugiati turchi in Grecia: perseguitati, arrestati, condannati a lunghe pene detentive per “delitti” di opinione.


Combattiamo un obbrobrio giuridico

Il 19 marzo 2020 sono stati arrestati in Grecia 11 cittadini turchi rifugiati politici su segnalazione della Turchia tutti militanti politici di sinistra.

Le accuse sono state piuttosto gravi: organizzazione e direzione di un'associazione terroristica, possesso di armi, ma il 19 luglio 2021 le condanne al primo grado di giudizio sono state incredibili, trent'anni a 10 imputati e 33 anni all'undicesimo.

La nostra reazione di fronte a questo grave fatto si muove su due piani:

il primo e più importante è combattere a livello internazionale contro una sentenza che ha comminato delle pene che sono fuori da qualunque standard europeo, pene che in nessun stato europeo sarebbero solo concepibili prima ancora che applicabili. Se guardiamo soltanto l'Italia che ha una delle legislazioni più repressive in merito a reati politici per quel tipo di accuse si arriva a poco più della metà della pena del giudizio di Atene.

A questo livello non è importante conoscere la colpevolezza o meno dei condannati perché nessun democratico può accettare che si arrivi a delle pene così pesanti rispetto alle accuse mosse.

Con ironia si potrebbe chiedere a quei giudici: se trent'anni corrispondono a chi ha pensato o riflettuto su una cosa, quante centinaia di anni avrebbero meritato se avessero minimamente messo in pratica i loro pensieri?

Va dunque detto a viva voce, va manifestato in pubblico e segnatamente alle ambasciate della Grecia di tutti i paesi europei che questo obbrobrio giuridico va cancellato. Ricordiamoci che se noi accettiamo queste prevaricazioni ignobili in un singolo paese europeo, presto queste pratiche potranno diffondersi in tutti gli altri

Il secondo livello della nostra reazione è quello di entrare nel merito del processo e vedere come fatti curiosi ed anomali ve ne siano in abbondanza.

Iniziamo dalla segnalazione turca,  innanzi tutto non a caso la Turchia non è un paese dagli standard europei, non esiste libertà di parola o di critica, per essere considerato un terrorista è sufficiente criticare il governo o i suoi rappresentanti, prendere sul serio una segnalazione di terrorismo che proviene da un posto del genere sarebbe a dir poco un eccesso di zelo.

C'è poi il fatto acclarato che nei processi politici la sentenza è scritta prima che inizi il processo stesso, ma di solito si fa una sceneggiata per far vedere che la sentenza è il risultato del processo. In questo caso si è proceduto senza vergogna impedendo agli imputati di parlare, limitando l'azione degli avvocati, aggredendo fisicamente gli imputati.

Le prove a carico sono quanto meno aleatorie: non si sa dove e quando è iniziata l'associazione criminale, quali delitti ha compiuto e quale fosse il suo obiettivo in Grecia.

Infine, per condannare alcuni imputati sono state impiegate le stesse motivazioni per le quali in precedenza hanno concesso loro l'asilo politico.

 

Presentiamo di seguito gli imputati.

 

1- SINAN OKTAY ÖZEN: Ha 62 anni. Si guadagnava da vivere come lavoratore. Dal 1975 è stato sottoposto a tortura, arresto da parte del fascismo turco a causa delle sue opinioni politiche. È fuggito in Grecia come rifugiato politico nel 1996 poiché la sua vita era minacciata in Turchia. Özen vive come rifugiato politico in Grecia dal 1996 e lavora nell'edilizia.

La pena detentiva di 33 anni è stata inflitta a Sinan Oktay Özen in base alle leggi antiterrorismo per le pressioni del fascismo e dell'imperialismo turco.

 

2- ŞADI NACI ÖZPOLAT: Nato nel 1969, 52 anni. Arrestato dal fascismo turco nel 1990 per aver preso parte alla lotta dei giovani universitari, è stato incarcerato per più di 15 anni.

Özpolat,  ha scritto articoli politici per giornali e riviste politiche ed è stato minacciato dalla polizia turca dopo essere stato rilasciato dal carcere. Özpolat, che dal 2017 vive come rifugiato politico in Grecia, continua la sua vita scrivendo articoli per giornali politici, scrivendo libri e dirigendo War on Drugs TV.

 

3- HARIKA KIZILKAYA: 31 anni. Da studentessa universitaria, è stata imprigionata a causa della sua lotta studentesca contro il sistema educativo fascista, è stata torturata, è stata sottoposta a linciaggio, è stata arrestata ed è stata condannata ad anni di carcere.

Nel 2013 si è rifugiata in Grecia perché in Turchia non era più sicura. Durante il suo soggiorno in Grecia, Kızılkaya ha lottato contro il fascismo turco in associazioni fondate da rifugiati politici turchi. Harike Kızılkaya produce anche programmi TV contro la droga e gira serie educative sulla guerra alla droga. Tutto ciò ha reso Harika Kızılkaya l'obiettivo del fascismo turco e dello Stato greco.

 

4- İSMAIL ZAT: un lavoratore di 68 anni. Tutta la sua famiglia di origine curda è dovuta fuggire, perché è stata perseguitata dal fascismo turco, i loro villaggi sono stati bruciati. Nelle città in cui si recò fu fermato, torturato, arrestato e imprigionato per essere un lavoratore comunista. Ha lasciato la Turchia nel 1999 ed è venuto in Grecia come rifugiato, poiché la sua vita era costantemente minacciata dopo essere stato rilasciato dal carcere.

 

5-HASAN KAYA: 44 anni. Poeta e romanziere. È stato ripetutamente arrestato e imprigionato in Turchia per le sue poesie, romanzi e articoli che criticavano il fascismo turco. Dato che pensare è un crimine secondo i governi fascisti, Hasan Kaya ha pagato il prezzo dei suoi pensieri in prigione per anni. Si è rifugiato in Grecia nel 2013 poiché correva pericolo di vita in Turchia.

Hasan Kaya ha continuato a dissentire dal fascismo turco in Grecia dal 2013, per questo è stato colpito; il governo neodemocratico greco, su pressioni turche, ha condannato Hasan Kaya a 30 anni di carcere.

 

6-HALIL DEMIR: 44 anni. La sua famiglia è stata perseguitata da tutti i tipi di terrore del fascismo turco. Quando era bambino, sua madre fu arrestata e imprigionata. Suo zio e la moglie di suo zio sono stati assassinati dalla polizia. La moglie di suo zio è stata violentata dalla polizia mentre era in detenuta.

Lo stesso Halil fu imprigionato quando aveva 15 anni. Dopo essere stato rilasciato, ha chiesto asilo politico in Grecia perché correva pericolo di vita. Halil Demir vive come rifugiato politico in Grecia da 22 anni. È anche poeta e scrittore. Ha scritto molte poesie e libri. 

 

7-ALI ERCAN GÖKOĞLU: 53 anni. Lavora come giornalista da 30 anni. È titolare di una rivista politica. Ha scritto numerosi libri di ricerca e critica politica, articoli per giornali, che sono stati chiusi. Anche i suoi dipendenti hanno subito le stesse pressioni e attacchi e i luoghi del suo lavoro  sono stati costantemente attaccati dalla polizia. Per anni Gökoğlu è stato imprigionato per le sue idee ed è stato anche multato in maniera significativa per le sue attività di informazione.

 

8-HAZAL SEÇER: 24 anni. Nel 2017, all'età di 19 anni, è andata in Grecia e ha chiesto asilo politico. Durante tutta la sua permanenza nel paese ellenico, è stata libera  per soli 10 mesi e in prigione per 4 anni. I suoi crimini: Essere una giovane progressista, rivoluzionaria, democratica.

All'età di 15 anni, Hazal Seçer ha partecipato alla lotta studentesca e democratica dei giovani per l’istruzione gratuita mentre studiava al liceo. Per questo motivo è stata arrestata per tre anni e torturata e il fascismo turco l'ha imprigionata per 3 anni. Nello stesso periodo (nel 2017), la compagna di scuola di Hazal Seçer, Sıla Abalay, che aveva la sua stessa età, è stata assassinata dalla polizia. Hazal Seçer, 19 anni, è andata in Grecia per chiedere asilo perché non c'era sicurezza di vita in Turchia

 

9- 10 ANIL SAYAR (30) BURAK AĞARMIŞ (27): Entrambi vivono nei Paesi Bassi. Nel 2017 sono andati in vacanza in Grecia e sono stati arrestati una settimana dopo. Sono stati assolti in tribunale dopo 18 mesi di prigionia. Tuttavia, non sono potuti tornare nei Paesi Bassi poiché il tribunale ha confiscato i loro passaporti e documenti d'identità. Durante il loro soggiorno in Grecia, hanno lavorato come traduttori in associazioni di rifugiati dalla Turchia e hanno partecipato alle attività di queste ultime.

I loro avvocati hanno chiesto il passaporto e il documento d'identità dei due gioveni alla polizia. Tuttavia, la burocrazia greca funziona così lentamente che i passaporti di Anıl e Burak sono stati restituiti solo due mesi dopo, quando erano stati nuovamente arrestati il 19 marzo 2020.

 

11-SINAN CAM: 26 anni. Ha combattuto contro le bande che vendono droga nel suo quartiere in Turchia. Ha cercato di salvare i suoi giovani amici come lui dalla tossicodipendenza.

 

15/05/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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