Alberi

Una “poesia di classe” e ambientalista.


Alberi Credits: “Colori d’autunno” di Ferruccio Zanone, 10 novembre 2013, Flickr.com

ALBERI

Vi vedevo sacri e invincibili
nidi intricati di Driadi e Amadriadi
dèi scesi sulla Terra a salvarla
Giganti dai piedi possenti
innestati come pulsanti vene
al corpo del pianeta
respiro ampio e essenziale alla vita.
Camminavo tra le vostre folte città
abitate da mille presenze
tra presepi di muschio
raccoglievo i vostri frutti
tra le acque d'autunno
ammiravo e intuivo il cielo
nascosto dai vostri capelli.

Ed ora vi vedo rinsecchiti e muti
scheletri inerti di un mondo che muore
vinti dal più piccolo degli esseri
che neppure appare sotto al sole
orfano di ombre e rumori.
E nella vostra fine vedo la nostra
vedo il pane di domani
bruciato sul desco
vedo il respiro farsi ansante sofferenza
e la terra tutte un'onda di fango
che scivola a valle
coprendo ogni cosa.

Non so perché il dio sia morto
forse tale non era
forse dal nostro pazzo percorrere il tempo
è nato un disordine
che ha ucciso un pezzo di creato
immaginato eterno
il cui urlo doloroso
ci trascina nel gorgo.

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10/11/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: “Colori d’autunno” di Ferruccio Zanone, 10 novembre 2013, Flickr.com

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L'Autore

Giuseppe Vecchi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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