Casa della musica, suoni e saperi per addolcire i rapporti umani

L’Università Popolare di Musica propone in una piccola città la realizzazione di una Casa della Musica


Casa della musica, suoni e saperi per addolcire i rapporti umani Credits: www.baicr.it

Como. Non si ricordano autori musicali nati da queste parti, soltanto Davide Bernasconi detto Van De Sfroos. Si ricordano, invece, soggiorni di noti musici dell’Ottocento e del Novecento, si trovano anche località nella provincia con case su cui campeggia il notorio “qui sostò dal/al …”.

Il nome che, invece, vorrei annotare è quello del maestro Bruno Dal Bon. Già direttore d’orchestra al Teatro Sociale, docente al Conservatorio comasco, uno che la musica la conosce bene e la sa anche interpretare.

E’ diventato anima dell’Università Popolare di Musica di Como, ideatore di eventi come “A due voci”, dialoghi di musica e filosofia che poche settimane fa ha portato sulle sponde del lago Michel Onfray e Diego Fusaro, due ‘filosofi’ tra i più seguiti.

Uno, Michel Onfray, ha trattato il tema della decadenza.

L’altro, Fusaro, ha discusso di Arti, Religioni e Filosofia.

Bruno Dal Bon è riuscito a portare nelle austere sale di Villa Olmo, due pensatori un po’ controcorrente e discussi per le idee e i maestri di riferimento.

Onfray, che in Francia qualcuno vorrebbe tra i candidati alternativi per la corsa elettorale alla Presidenza della Repubblica, ha limpidamente colloquiato sulla “fine di una società corrosa dalla sua stessa storia”.

Fusaro, cui a suo modo non sfugge l’essenzialità del marxismo anche nell’analisi del pensiero di Hegel e Nietzsche, ha espresso il fil rouge che attraversa le arti, le religioni e la filosofia.

Una platea di gente d’ogni età ha fatto comprendere ancora una volta a chi era assente (amministratori comunali, tanto per fare un esempio) che anche nella piccola provincia non c’è niente di più bello di una chitarra, eccetto forse due. Come hanno suonato Massimo Laura e Cinzia Milani.

Una quattro giorni di filosofia – Paolo Gozza ha trattato il tema della costruzione della sensibilità parlando del “Discorso sull’indole del piacere e del dolore” di Verri; Marco Gatto ha approfondito il rapporto e lo scontro tra “musica, alienazione e capitalismo”; Silvia Vizzardelli e Matteo Bonazzi hanno intrattenuto su “La voce: oggetto estetico e oggetto pulsionale” – e musica – con i già ricordati chitarristi Massimo Laura e Cinzia Milani, hanno cantato la soprano Carlotta Colombo e la contralto Marta Fumagalli con l’accompagnamento del cembalo di Roberto Balconi; Enza Pagliara voce e tamburello con Dario Muci voce e chitarra in una performance “Paravoce, due voci per raccontare un territorio e i suoi volti: il Salento”.

Infine non va dimenticato il dialogo tra Quirino Principe, filosofo della musica e Renato Principe al pianoforte nel “Concerto per Terezin”.

Bruno Dal Bon, a cui va il plauso di incoraggiamento per il tentativo di creare un gruppo sensibile alla necessità di mantenere la musica, ogni tipo di musica, popolare, ha in mente la costruzione di una Casa della Musica aperta in particolare ai giovani, non alternativa al Conservatorio e ai luoghi dove la musica viene insegnata in tutte le sue sfaccettature, ma dove la musica viene espressa e interpretata da chi l’ha imparata e le vuol bene come forma di condivisione con gli altri di un sapere dolce, quello che si esprime con le note musicali anche in modo aspro, a volte.

05/11/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: www.baicr.it

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L'Autore

Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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