Non servono contenitori elettorali ma un fronte di opposizione

Non saranno le accelerazione organizzativistiche a far superare gli innegabili problemi di visibilità e internità di massa dei comunisti e della sinistra di classe nel paese. Nella nostra attività quotidiana, nell’incontrare gli effetti di una disoccupazione giovanile devastante, nella precarizzazione e incertezza procurate dalle numerose crisi aziendali sul territorio, nella rabbia sociale e preoccupazione crescente per la cancellazione dei servizi essenziali e per la negazione del diritto a una casa per tutti, non troviamo nessun riscontro che ci sia una richiesta “pressante” o un’aspettativa diffusa a cercare la risposta a tali problemi attraverso la creazione di nuovi contenitori elettorali.


Non servono contenitori elettorali ma un fronte di opposizione

 

Non saranno le accelerazione organizzativistiche a far superare gli innegabili problemi di visibilità e internità di massa dei comunisti e della sinistra di classe nel paese. Nella nostra attività quotidiana, nell’incontrare gli effetti di una disoccupazione giovanile devastante, nella precarizzazione e incertezza procurate dalle numerose crisi aziendali sul territorio, nella rabbia sociale e preoccupazione crescente per la cancellazione dei servizi essenziali e per la negazione del diritto a una casa per tutti, non troviamo nessun riscontro che ci sia una richiesta “pressante” o un’aspettativa diffusa a cercare la risposta a tali problemi attraverso la creazione di nuovi contenitori elettorali.

Il Direttivo del Circolo PRC Villaggio Breda - Municipio VI

Il Direttivo del Circolo PRC di Villaggio Breda – Municipio VI di Roma esprime la propria contrarietà rispetto alla costituzione di un “nuovo soggetto politico della sinistra e dei democratici”, in cui far confluire il PRC, emersa nel dibattito de L’Altra Europa con Tsipras, prefigurata nel documento di Marco Revelli e assunto come prospettiva dalla segreteria nazionale del Partito.

Esprimiamo una forte preoccupazione per la proposta di prefigurare una cessione di sovranità elettorale e programmatica a questo eventuale soggetto con un doppio tesseramento che, di fatto, al di là delle volontà dichiarate, significherebbe lo svuotamento dell’autonomia del PRC e la fine del ruolo dei circoli che già scontano mille difficoltà per rilanciare l’iniziativa politica e il radicamento, come i dati sul tesseramento stanno a testimoniare.

Chiediamo, quindi, che dopo la bocciatura di questa ipotesi nell’organismo sovrano del Partito – il CPN del 15-16 novembre scorso – si riapra un confronto per una differente prospettiva e si tenti nel Partito una nuova sintesi politica che sia ampiamente condivisa. Riteniamo, infatti, che se si vuole rilanciare il PRC, e se si crede ancora nella Rifondazione Comunista, l’autonomia del Partito debba essere salvaguardata e curata sia nelle relazioni politiche di massa che nelle sue forme organizzative.
   
Non saranno le accelerazione organizzativistiche a far superare gli innegabili problemi di visibilità e internità di massa dei comunisti e della sinistra di classe nel paese. Nella nostra attività quotidiana, nell’incontrare gli effetti di una disoccupazione giovanile devastante, nella precarizzazione e incertezza procurate dalle numerose crisi aziendali sul territorio, nella rabbia sociale e preoccupazione crescente per la cancellazione dei servizi essenziali e per la negazione del diritto a una casa per tutti, non troviamo nessun riscontro che ci sia una richiesta “pressante” o un’aspettativa diffusa a cercare la risposta a tali problemi attraverso la creazione di nuovi contenitori elettorali. Anzi, nel frattempo il populismo grillino fino a ieri, o quello fascistoide e reazionario oggi prendono spazio proprio perchè vengono “percepiti” come elementi di lotta e di organizzazione sui bisogni immediati che questi strumentalizzano per alimentare la guerra tra poveri e impedire che l’insofferenza sociale si rivolga contro il prevalere della logica del profitto e della rendita su quella dell’universalizzazione dei diritti e dei bisogni sociali.

E’ in questo contesto reale che bisogna non disperdere il patrimonio dell’esperienza della Lista Tsipras, favorendo un’aggregazione della sinistra alternativa capace di costruire un fronte di opposizione sociale e politica al governo Renzi e ai diktat della Troika qualsiasi governo locale o nazionale li sostenga. E non calando un soggetto politico-elettorale o concorrendo sullo stesso terreno politicista di Civati e Vendola, cosa che rischierebbe di riportarci ob torto collo ad essere subalterni alle ipotesi neo-arcobaleniste e a giocare di rimessa rispetto alla prospettiva di una inutile quanto nefasta ricostruzione della “sinistra del centrosinistra”.

L’esistenza di un tale fronte di lotta sarebbe comunque un terreno più sensato per creare le basi di un’alternativa anche elettorale le cui forme (e la quota di sovranità da “cedere”) andranno valutate di volta in volta, non escludendo nemmeno a priori (come ormai invece sembra abitudine del nostro partito) di essere in qualche modo visibili col nostro simbolo in una lista o coalizione elettorale che sia.

Dando così un senso e una prospettiva anche al rilancio del ruolo dei circoli e dando concretezza alla parola d’ordine del PRC come partito comunista per l’oggi e per il domani.

18/12/2014 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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