Tentare di capire un popolo attraverso la sua economia

Un problema planetario quello dell’atteggiamento minaccioso della Corea del Nord ma ancora più problematico l’atteggiamento minaccioso dell’Occidente e le contromosse della Corea del Sud con un’economia densa di DNA capitalistico.


Tentare di capire un popolo attraverso la sua economia

PARIGI. Tentare un’intesa diplomatica, come vorrebbero Russia e Cina, con la Corea del Nord in questi momenti di fermento mondiale richiede un approfondimento dell’analisi sull’economia nordcoreana. Seguire l’azzardo di Pyongyang con le sue minacce all’occidente del capitale potrebbe essere compreso dalle scelte economiche del suo Paese? Smisurata impresa con i pochi dati disponibili (e di dubbia attendibilità) per capire un popolo sovrano che si ribella alla politica imperialista dell’Occidente capitalistico che ha infarcito con il suo DNA anche la Corea del Sud e vuole colonizzare la calda zona del Sud asiatico.

Con la promessa di "fuoco e rabbia” se la Corea del Nord continuasse con le minacce contro gli Stati Uniti e in particolare con le “prove” di un attacco nucleare sui “territori” degli Stati Uniti e dei suoi alleati in quella parte di mondo, il presidente Donald Trump prosegue nel sostenere la minaccia per la sicurezza internazionale. L'unica risposta del governo degli Stati Uniti – anche con la sua ambasciatrice presso l’ONU – e dei suoi alleati della NATO riguarda un attacco preventivo contro la Corea del Nord. Dunque, siamo nella fase del drammatico confronto dalle conseguenze potenzialmente folli per l’umanità.

Le aumentate tensioni tra Corea del Nord e Stati Uniti dimostrano che la politica della “deterrenza nucleare” è inefficace per arginare il rischio di una guerra nucleare. La soluzione reale è il divieto totale per tutti i Paesi con armamenti nucleari di rispettare il trattato internazionale adottato da 122 Paesi dell’ONU approvato nel mese di luglio che impegna le potenze nucleari ufficiali e non ufficiali. L’UE potrebbe farsi carico “politico” di agire immediatamente per fermare l'escalation verbale e l'escalation militare tra nordcoreani e nordamericani, creando le condizioni per discussioni multilaterali che possano garantire un quadro comune per la sicurezza collettiva in Asia. Il tempo per la denuclearizzazione globale è arrivato.

Gli analisti economici, partendo dal prodotto interno lordo della Corea del nord (la cui utilità ed efficacia è tutt’altro che scontata), sottolineano che ha raggiunto il suo miglior risultato dal 1999. Lo ha anche confermato la Banca centrale della Corea del Sud, che dal 1991 monitora l’andamento dell’economia del vicino regime. L’anno scorso Pyongyang ha aumentato il PIL nazionale del 3,9% rispetto all’anno precedente. Gli osservatori di Seul non registravano una crescita così sostenuta dal 1999, quando il PIL segnò +6,1% in dodici mesi. Agricoltura, pesca e silvicoltura sono cresciute del 2,5%. Le estrazioni di zinco, piombo e carbone hanno trainato il +8,4% dell’industria mineraria, mentre il +6,7% della chimica pesante ha permesso alla manifattura in generale di raggiungere un incremento anno su anno del 4,8%. Il recupero della produzione idroelettrica e termica ha permesso di aumentare del 22,3% i volumi dell’industria energetica nazionale. Più tenue, ma pur sempre positiva, è stata la crescita dell’industria leggera (tessile e scarpe), dell’edilizia e dei servizi, gestiti dal governo nordcoreano.

Nonostante le pesanti sanzioni economiche, l’interscambio commerciale tra Corea del Nord e il resto del mondo, esclusa la Corea del Sud, ha segnato nel 2016 un valore di 6,5 miliardi di dollari, in aumento del 4,7% rispetto al 2015. La bilancia commerciale rimane negativa, ovvero Pyongyang importa di più (3,7 miliardi) di quanto esporti (2,8 miliardi) ma il principale cliente e fornitore del regime rimane la Cina, paese storicamente alleato. Motivo per cui il colosso asiatico vorrebbe trattare diplomaticamente con la Corea del nord, conscio che la fondamentale richiesta del Paese sia il suo riconoscimento internazionale.

L’intera economia della Corea del nord è in movimento: energia, manifatturiero pesante ed estrazioni minerarie hanno guadagnato quote nell’apporto al PIL nazionale. Pur segnalando che nel 2016 siano crollati gli scambi commerciali tra Pyongyang e Seul e sia aumentata la tensione al confine, va ricordato che nel 2002 venne inaugurata una “zona industriale speciale” nel distretto nordcoreano di Kaesong, a un’ora d’auto dalla capitale sudcoreana, un baluardo di comunicazione tra il Paese diviso in due. Più di 120 imprese del sud hanno stabilimenti in quest’area e impiegano manodopera a basso costo del nord. Pyongyang ha beneficiato di un aumento dei flussi di valuta straniera.

Con la serie di test missilistici nucleari del Nord, Seul ha chiuso il complesso e in undici mesi gli interscambi sono crollati. L’analisi economica evidenzia anche come la popolazione nordcoreana non tragga benefici dalle migliori condizioni dell’economia nazionale. Il reddito nazionale lordo, distribuito tra i 24 milioni di abitanti del Paese, è di 1.300 dollari pro capite, contro i 28.600 dollari dei vicini sudcoreani. Qualcuno azzarda che il popolo sia ridotto alla fame e i contatti con l’estero ridotti ai minimi termini. Il Governo di Pyongyang ha investito nell’industria informatica per ridurre la sua dipendenza dall’estero: l’anno scorso, secondo i dati di Nk Pro, la Corea del nord ha importato dalla Cina laptop per 56 milioni di dollari, ma gli acquisti di desktop sono crollati da 15 milioni di dollari del 2008 ai 312mila dollari dello scorso anno. Per gli osservatori internazionali è l’effetto dell’avvio di produzioni informatiche nazionali, benché Pyongyang dipenda ancora dall’estero per i componenti che vengono assemblati nelle aziende del Paese. E’ evidente come l’opzione diplomatica, l’avvio di trattative con la Corea del Nord sia – anche per chi si occupa di analizzare lo stato dell’economia del Paese – indispensabile senza perdere tempo: restituire diritti, eliminando a esempio le sanzioni internazionali, e la dignità senza più rubare, da parte dell’Occidente, la porzione di uguaglianza della Corea del nord.

09/09/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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